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Cade nel canalone, telefona ma non lo trovano in tempo...
Identificato il deceduto di Frassinoro
23 luglio - E' stato riconosciuto solo nella nottata tra domenica e lunedì l'uomo fulminato, si presume, da infarto nella corsa di Frassinoro, nell'appennino modenese durante lo svolgimento della 29^ edizione de "La Cotta", un'impegnativa gara di corsa in montagna di 10 km.
Si tratta di Paolo Debbia, cinquantaduenne sassolese, che viveva solo con la mamma anziana, e a volte correva (da non tesserato) con la "Madonna di Sotto".
Ieri invece aveva fatto tutto da solo, e preso il via con una maglia rossa e cappellino nero: a circa metà percorso si è accasciato al suolo in uno dei punti più impegnativi e, malgrado il pronto intervento di altri podisti e del medico di servizio alla gara, giunto rapidamente sul posto con un fuoristrada, non si è più ripreso.
Il podista era venuto a Frassinoro probabilmente da solo (dalla sua vicina residenza estiva di S. Anna Pelago), non aveva telefono, chiavi, portafoglio, sino a ieri sera nessuno ne aveva reclamato la scomparsa.
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- Fotografo/i Teida Seghedoni
Marmolada Historic Trail: muore il reggiano Marco Cantù
Il 57enne reggiano Marco Cantù è morto improvvisamente domenica primo luglio mentre stava partecipando alla Marmolada Historic Trail, una corsa di 21 chilometri dal Passo Fedaia al Rifugio Padon, attraversando i luoghi della Prima Guerra mondiale nello splendido scenario delle Dolomiti bellunesi.
Marco Cantù, guastallese, si è accasciato improvvisamente dopo un'ora di gara verso la 10.40 del mattina, mentre si trovava nei pressi della salito chiamata "Muro di Porta Vescovo", colpito da una crisi cardiaca che non gli ha dato scampo.
Immediati i soccorsi con un'operatrice del Soccorso alpino che gli ha praticato un massaggio cardiaco, mentre sul posto arrivava l’elicottero dei soccorritori, i quali non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.
Abitava da tempo a Villastrada di Dosolo in provincia di Mantova, a due passi dal reggiano, pare che si fosse iscritto alla prossima maratona di New York.
Sulla Gazzetta di Mantova è apparsa oggi la testimonianza di Giovanni Iembo, l'organizzatore della nota "Pasquetta Sportiva" di Gualtieri e Presidente del team "Gualtieri 2000", il gruppo podistico per il quale era tesserato Cantù.
«Marco si allenava spesso – dice Iembo – ma evidentemente qualcosa nel suo fisico non andava come doveva. Domenica scorsa, infatti, abbiamo partecipato assieme a una gara a Schia, in provincia di Parma, un percorso facile, ma nonostante questo Marco mi ha detto che faceva fatica, che non si sentiva bene».
Ndr: Lo vogliamo ricordare con questi scatti di Stefano Morselli e Nerino Carri, immagini che lo ritraggono felice al Fornacione Night Trail 2017, gara nella quale si classificò al 38° posto in coppia con Paolo Bocceda.
Morte di Ponzo alla Maremontana 2013: tutti assolti
Il 24 marzo 2013 si svolgeva sulle colline del loanese il Trail Maremontana “dalla sabbia alla neve”, su tre distanze, 60, 45 e 20 km, con un tempo da lupi tra pioggia e raffiche di vento. Purtroppo avvenne quello che nessuno vorrebbe mai capitasse: l’ ex calciatore di Cesena, Reggiana, Spezia, Savona, e del Modena di serie A 2002-2004, Paolo Ponzo, 41 anni, si sentì male e morì per arresto cardiaco irreversibile. I soccorsi furono i più tempestivi possibile, ma l’elicottero non riuscì a levarsi in volo.
Dopo due anni di indagini furono rinviati a giudizio per omicidio colposo il direttore di Maremontana Antonio Ghilino, l’organizzatore e responsabile del percorso Roberto Franchelli e il medico di servizio Daniele Sciuto.
Finalmente è arrivata la sentenza, che assolve tutti gli imputati perché il fatto non sussiste.
Il malore è stato causato da una cardiomiopatia ipertrofica al ventricolo sinistro, asintomatica, cioè una patologia sconosciuta unita allo sforzo fisico. Le condizioni meteorologiche avverse non hanno avuto alcuna influenza: “sarebbe successo anche col sole” ha detto il medico legale.
Non sono state rilevate neppure carenze organizzative, i soccorsi sono arrivati dopo 15’ con l’effettuazione di manovre di rianimazione cardiopolmonari, e il defibrillatore impiegato dopo 34’ non poteva nulla contro la malformazione riscontrata.
Infine è stata esclusa anche l’ipotermia.
Si conclude così una vicenda dolorosa e drammatica, che purtroppo può sempre capitare, perciò è importante predisporre un’organizzazione efficiente al massimo; quel giorno ci fu un numero elevato di ritiri, che furono gestiti perfettamente come prevedeva il piano di soccorso validato dal 118.
Restano il dolore per la prematura scomparsa di un atleta di soli 41 anni e i quasi cinque anni di sofferenza degli imputati, un tempo troppo lungo e costoso.