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Rodolfo Lollini

Rodolfo Lollini

Lunedì, 01 Gennaio 2018 21:31

Milano – 9° KiloMetrObliquO

Come capita a Natale, anche per il primo giorno dell’anno molti gruppi sportivi raccolgono i propri atleti per un brindisi augurale e per ripartire di corsa. Lo scenario abituale è quello dei luoghi di allenamento, perché il vero podista non lo tieni mai fermo. Questa tradizione è rispettata anche dalla società più numerosa tra i master meneghini, ovvero i Road Runner che da quasi un decennio si sono inventati, insieme al brindisi, questa gara non gara, dal Campo Sportivo XXV Aprile, fino in cima all’attigua montagnetta di San Siro.

La partecipazione è libera e non mancano atleti di altri club, aspetto che fa montare i numeri in tripla cifra, anche se quest’anno, complice la pioggia della vigilia, si è registrata qualche assenza. Il parco dei partenti è molto eterogeneo, dal signore che non manca mai e fa una semplice passeggiata, alla runner con il cane, alla neo mamma con creatura fasciata in grembo, fino a corridori di tutte le cilindrate, compreso qualcuno abituato a ben altri podi. Il percorso si snoda tutto nel bel parco di questa collinetta, nata per caso alla fine della seconda guerra mondiale. Vennero infatti accumulate in questa zona, allora di periferia, tutte le macerie provocate dai bombardamenti. Il Montestella deve il suo nome alla consorte dell’Ingegner Piero Bottoni, che incaricato dal Comune, coordinò i lavori di realizzazione di questa oasi verde che si estende per ben 370 ettari.

Il KiloMetrObliquO, l’alternanza maiuscole/minuscole non è casuale, va corso tutto d’un fiato. Si parte poco dopo i panettoni che bloccano il traffico vicino al parcheggio, per una gara a cronometro individuale lunga circa un chilometro. Il tracciato, tutto in sterrato, alterna pendenze impegnative a tratti in falsopiano dove fare velocità, o molto più semplicemente prendere fiato. Il traguardo è posto in vetta, se ci consentite di usare questo termine per un’ascesa di una cinquantina di metri scarsi. Fair play imperante e massima semplicità, come simpaticamente riportato sul sito del club: “il KiloMetrObliquO è gratuito ed aperto a tutti, non necessita di iscrizioni, pettorali, chip e quant'altro; ognuno è responsabile di se stesso… i tempi verranno rilevati col consolidato PTS (Personal Timing System) ovvero ognuno si piglia il proprio tempo (dunque portatevi un cronometro) e all'arrivo lo comunica all'addetto (se ci sarà) o lo memorizza per consentire, comunque, di stilare una classifica ufficiale”.

In realtà tutto è ben organizzato. Le partenze sono gestite e scaglionate ogni 10 secondi, il percorso è chiaramente indicato e ritornati al campo base non manca un ristoro finale. Ringraziamo Lorenzo Ravelli per la foto e Riccardo Ghidotti, anima di questo evento, che ci ha fornito i nomi dei due vincitori: Chiara Quartesan in 4’43” e Cristiano Marchese in 4’05”.

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Torniamo oggi parlare dell’Alpin Cup. Lo facciamo a distanza di circa una settimana dal nostro articolo (clicca qui), in cui festeggiavamo la prestazione di Samantha Vezio, terza assoluta, con un miglioramento di 47 minuti sul precedente personale in mezza maratona.


Ecco il testo del Comunicato Ufficiale apparso sul sito degli Urban Runners, il gruppo sportivo dell’atleta:“La socia Urbanrunners Samantha Vezio, terza di categoria all’Alpin Cup, con un risultato cronometrico che ha lasciato tutti sorpresi, ha riconosciuto davanti al presidente del Comitato Lombardo della Federazione Italiana di Atletica Leggera Giovanni Mauri e al presidente degli Urbanrunners Gianluca Ricchiuti che, nonostante nessun giudice presente sul percorso lo abbia rilevato, il suo tempo è frutto di un’errata interpretazione del percorso. Samantha Vezio si impegna a consegnare il premio ricevuto alla quarta classificata.”

A titolo di cronaca segnaliamo il nome della quarta classificata, che ora sale sul podio. Si tratta di ILARIA LANZANI del P.B.M. BOVISIO MASCIAGO a cui vanno i complimenti di tutta la Redazione. 

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Il Guinness dei Primati non ha ancora omologato il record, ma a noi poco importa. Resta il fatto che domenica scorsa Irene Sewell ha percorso una maratona tutta sui tacchi. Teatro dell’impresa Chattanooga, una cittadina del Tennessee nota ai più solo per la famosa canzone sul treno, dall’onomatopeico titolo originale “Chattanooga Choo Choo”.  

Fatica completata in 7h27’53” per la ventisettenne della Virginia, che per 42 chilometri abbondanti ha indossato dei tacchi a spillo alti circa 7 centimetri. Ex ballerina professionista ed atleta che ha già completato diversi Half-Ironman e mezze maratone, la Sewell si è allenata per mesi alternando, come suggerito dal podologo, scarpe da running e quelle con stiletto.

 Lasciando ad altri i commenti su quanto avvenuto alla Seven Bridges Marathon, permetteteci soltanto di constatare che si è trattato di una lunghissima, quanto scomoda passeggiata. Infatti la velocità media risulta essere pari a 5,65 km/h, ovvero quella che si può ottenere senza correre un minuto. E nemmeno passeggiare troppo velocemente. Quindi etichettatela come volete, ma per favore non parlate di corsa.

 Il problema di fondo è che di fronte alle necessità di fare più business, ormai da tempo gli organizzatori delle maratone hanno dilatato a dismisura i tempi limite pur di ampliare il bacino d’utenza. Un tempo dopo 4 ore si smontava il gonfiabile, adesso a quell’ora deve ancora arrivare il grosso delle truppe. La deriva che ne è seguita è stata il fiorire di partecipazioni quantomeno curiose, tra costumi indossati, strane calzature, palloni da basket e quant’altro.

 Sarebbe ora che anche in Italia si decidesse di dividere chi partecipa seriamente, senza bisogno di essere un campione, da chi pensa di partecipare ad una scampagnata più che ad un evento sportivo. E che quindi non trova nemmeno così sbagliato tagliare o vestirsi bizzarramente o scambiare chip e pettorale con un amico a metà percorso.

 Prima i competitivi, regolarmente tesserati e dopo il carnevale. Con pettorali diversi e rigorosamente fuori classifica. Ma non chiamatelo sport, non chiamatela corsa.

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