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Rodolfo Lollini

Rodolfo Lollini

Chi si ricorda di Muttley? Uno dei personaggi dei cartoni animati della serie "Dastardly e Muttley e le macchine volanti", noto anche come Lo squadrone avvoltoi. Una serie televisiva prodotta nel 1969 da Hanna-Barbera e poi riproposta tante volte sul piccolo schermo. Muttley era il cane nonché assistente del pilota Dastardly, sempre alla ricerca di un premio per le sue imprese, e che il doppiaggio italiano rese famoso per il tormentone: “medaglia, medaglia, medaglia!”
Di certo lui non la prenderebbe bene se scoprisse che l’organizzazione della London Marathon non intende consegnare alle guide il riconoscimento più classico per un maratoneta. Questa la denuncia di Giulia Cannarella dalle colonne del Corriere della Sera, che riprende l’insoddisfazione di tanti runner sui social media. In molti hanno scritto al patron di Virgin Richard Branson e si stanno anche organizzando per autotassarsi e comprare le medaglie. In realtà sembra che nelle edizioni precedenti la prassi invalsa sia stata quella di consegnare anche agli accompagnatori degli ipovedenti la medaglia che spetta a tutti i finisher.

Nel frattempo ha fatto sentire la sua voce anche l’equivalente inglese della nostra Unione Italiana dei Ciechi ed Ipovedenti, il Royal National Institute of Blind People che ha chiesto chiarimenti. Hugh Brasher, Event Director della corsa londinese ha dichiarato che tutti i partecipanti che hanno bisogno di una guida potranno iscriverla gratuitamente alla gara e che agli accompagnatori sarà consegnata pettorina, sacco gara e la maglietta. Le risposte fornite dall’organizzazione non sono state comunque considerate soddisfacenti e sembra che presto ci sarà un auspicabile ripensamento.
Va sottolineato che se da una parte sembra abbastanza strano che una maratona milionaria si perda in queste sciocchezze che implicano una spesa veramente limitata, visto il numero di accompagnatori ed il valore delle medaglie stesse, da un altro lato vanno certo evitati strani fenomeni come quelli dove il non vedente alla fine misteriosamente non partecipa e l’accompagnatore corre gratis la gara...

Ieri, domenica 27 gennaio, si è disputata a N’Djamena la 13^ edizione della Semimarathon de La Paix, la corsa podistica più importante che si svolga in Ciad. Organizzata dalla federazione locale e dall'Ambasciata di Francia, ha visto al via oltre 1200 atleti che hanno costretto gli organizzatori a chiudere anzitempo le iscrizioni. Per evitare la parte più calda della giornata, quando si possono sfiorare i 40 gradi anche in questo periodo, il via era previsto in prima mattinata, alle ore 6. Importante sottolineare come ci fossero anche delle donne tra i partecipanti. Un aspetto non trascurabile da quelle parti e promosso dalla stessa FTA -  Federation Tchadienne d’Athlétism, a partire dal suo presidente, Hissein Ngaro. Buono il livello degli atleti di elite. Il favorito era Valentin Betoudji, vincitore l’anno scorso e già partecipante ai campionati Mondiali di Mezza maratona a Valencia nel 2018. Oltre a Amhat Abdou, detentore di molti record nazionali dai 10.000 alla Maratona. E poi c’era Mahamat Ali Hissein, il ragazzo di cui vi racconteremo la storia e che è allenato da Tommaso Ravà, con la supervisione di Giorgio Rondelli. I due avevano raccomandato ad Alì di correre di rimessa fino a metà gara, ma sapete come sono fatti i runner. Immaginatevi uno Junior che vuole stupire nella capitale del suo paese, davanti a tutti i suoi amici e parenti. Ed in effetti, in puro stile africano, il ragazzo ha resistito solo 4 chilometri alle consegne che gli erano state date e poi ha attaccato, con i due più forti ad inseguirlo. Non l’hanno più ripreso e la classifica finale recita così: 1° Mahamat Ali Hissein in 1h04’05”, 2° Valentin Betoudji - 1h05’09”, 3° Amhat Abdou - 1h06’18”. 

Qui finisce la cronaca e si passa alla solidarietà. L’amicizia tra Alì e Tommaso è nata casualmente allo stadio di N'Djamena una mattina del febbraio 2017. Tommaso è un ex runner che visita spesso il Ciad per motivi di lavoro, portando quintali di materiale sportivo raccolto tra i podisti lombardi, da distribuire ai ragazzi del luogo. Incontra Alì durante uno dei suoi allenamenti. Resosi conto delle sue potenzialità, della sua umiltà e caparbietà, lo ha “adottato”, cominciando a fornirgli delle indicazioni per allenarsi meglio. Arriva così il primo successo in una gara nazionale di 14 km, vinta con record della corsa. Poi un secondo posto, con un dito rotto… dietro un connazionale che si allena in Francia. Col premio in danaro vinto e grazie alla colletta di tutti gli atleti di N'Djamena, racimola i soldi necessari per comprare il biglietto per Milano dove l'aspetta il primo appuntamento importante, la Stramilano, dalla cui organizzazione aveva avuto una lettera ufficiale d’invito. Al campo XXV Aprile, sotto gli occhi di Rondelli, Alì migliora, tanto da ottenere il tempo di qualificazione ai mondiali Under 20 di Tampere. In Finlandia conquista un ottimo 14° posto su 30 partenti. Ha poi partecipato anche ai campionati assoluti africani ad Asaba in Nigeria, lo scorso agosto. A settembre, tornato in Ciad con in tasca un contratto sportivo con una delle migliori società di atletica italiana, è stata presentata la domanda per avere il visto D presso l'ambasciata italiana in Camerun. Purtroppo la pratica è stata oltremodo lunga, e quando l'Ambasciata ha dato semaforo verde, i posti per gli atleti extracomunitari al CONI erano finiti, il che rende oneroso il suo rientro in Italia, in quanto sono necessari almeno un paio di biglietti di andata e ritorno dal suo paese. Regolamenti alla mano, in Italia, dove vive a casa di Tommaso, non può rimanere più di 90 giorni per volta.

Se volete aiutare Alì a continuare il suo sogno, potete cliccare qui e troverete come effettuare le vostra offerta libera. Lui nel frattempo sta vendendo la motocicletta cinese che si è aggiudicato con la vittoria di domenica, ma i soldi non bastano.

Sabato 26 gennaio si è disputata a Padova la seconda giornata dei campionati master regionali indoor del Veneto. Manifestazione che gentilmente ospita le analoghe rassegne per la Lombardia e da quest’anno anche del Friuli Venezia Giulia, regioni dove non esistono anelli al chiuso con una pista da 200 metri. Anche se in verità, nella povera Italia, si fa prima a dire dove quest’impianti siano presenti, ovvero giusto qui e ad Ancona. E per queste lacune non possiamo che ringraziare tutti gli amministratori ed i politici ai vari livelli, a cominciare da quelli milanesi. Non hanno fatto NULLA dopo il crollo del palasport di San Siro! Una vicenda ormai vecchia di oltre trent’anni, di cui vi abbiamo raccontato la storia a puntate su queste colonne (e che potete rileggere qui).

Descriviamo la seconda giornata, senza dire nulla della prima in quanto non ancora disputata. Le gare di chiusura sono infatti state anticipate di qualche settimana per evitare la concomitanza con la partita di calcio del Padova, poiché lo stadio si trova a fianco dell’impianto di atletica. Struttura moderna e funzionale, sul tetto è ricoperta di pannelli solari che contribuiscono a soddisfare il suo fabbisogno energetico.

In contemporanea col programma master del pomeriggio che contemplava marcia 3km, 200, 800, 3000 metri e staffetta 4x1 giro, la giornata al palasport comprendeva anche i campionati assoluti di prove multiple Indoor. Un’ottima occasione per assistere a prove di ottimo livello, in attesa di gareggiare.

Per i risultati completi dei master potete comunque cliccare qui, sul sito federale. Senza elencare tutti i campioni regionali, con l’aiuto dei punteggi FIDAL, che combinano i tempi con le categorie di età, diamo una sorta di classifica generale delle prestazioni più significative, quantomeno sui 3000 metri. Tra le donne la migliore è stata Anna Fustella dell’Atletica Como, una SF55 capace di correre in 11’15”09, per un punteggio FIDAL eccezionale, in quanto oltre la soglia dei mille punti, 1059 per la precisione. Molto bene anche la SF60 Francesca Barone (Atl. Lonato) con 12’35”68 – 985 punti e Liviana Piccolo, over 70 che riesce a correre ancora a meno di 5 al chilometro. 14’55”87 e 966 punti per l’atleta della Expandia Atletica Insieme di Verona. Il tris dei migliori al maschile è composto da Mauro Pregnolato, M55 della Forti e Liberi Monza con il suo 9’36”04 che vale 970 punti, seguito da Giorgio Centofante, M60 Atletica Riviera del Brenta in 10’23”72 per 881 punti e Antonello Zoccatelli SM55 dei Boscaini Runners con 10’06”23 (850 punti)

Concludiamo facendo i complimenti per l’organizzazione a tutti i Giudici di Gara ed ai membri della FIDAL Veneto, a cominciare dalla gentilissimo Dario Danieletto. Tutto perfetto, dall’accoglienza alle premiazioni che vedevano presente Sara Simeoni, la miglior saltatrice in alto italiana di tutti i tempi. Grazie anche all’inossidabile e sempre propositivo Consigliere FIDAL Lombardia Virginio Soffientini che ha premiato i corregionali lombardi che si sono laureati campioni indoor… in esilio ;-).

Non si sono ancora spenti gli echi relativi all’impresa di Paolo Venturini che domenica 20 gennaio ha corso 39km in circa 4 ore in Jacuzia, con temperature che hanno toccato una minima pari a -52,6 gradi centigradi (clicca qui per il nostro articolo) che dalla redazione mi segnalano una prestazione analoga.

Francamente non abbiamo tutti gli elementi per poter stabilire chi abbia prevalso in questa sorta di “Gelo Run” a distanza e forse non è nemmeno così importante, in quanto entrambi hanno dimostrato una preparazione ed una caparbietà non comuni.

Il protagonista che descriviamo oggi si chiama Dmitri Voloshin ed è originario della Moldavia. Bello sottolineare come la finalità della sua prestazione era quella di dare maggiore visibilità al problema della paralisi cerebrale infantile ed in particolare raccogliere fondi a favore di Eva Pismenyk, una piccola malata di soli 4 anni.

Voloshin ha un fisico d’acciaio che lo ha portato a concludere degli Ironman, così come correre nello scorso Aprile la North Pole Marathon in 5h03’, classificandosi al secondo posto. Vanta anche una partecipazione alla Marathon Des Sables. Insomma il ragazzo non si fa mancare nulla. Ha anche la capacità di trattenere il fiato sott’acqua per 6’30”, caratteristica che gli ha fatto molto comodo nel corso di quest’ultima corsa, restando spesso in apnea piuttosto che respirare aria troppo fredda.

Teatro della prova, svoltasi lo scorso 14 gennaio, anche in questo caso la Jacuzia. L’atleta Moldavo ha percorso la classica distanza della maratona, come originariamente programmato, per poi allungare fino a 50 km. Quindi circa 11 chilometri più di Venturini, tornando al confronto a distanza. Non sembra nemmeno abbia avuto bisogno di fare delle fermate per cambiarsi gli abiti o per richiedere altri interventi da parte dello staff medico o di quello tecnico che erano al seguito. Visto il tempo totale di sei ore, la sua andatura è risultata essere più lenta di quella dell’atleta italiano.

In merito alla temperatura, nelle news a nostra disposizione si menzionano meno 60 gradi, ma non è chiaro se si tratti della temperatura misurata o di quella cosiddetta “percepita” ovvero calcolando con dei parametri anche l’effetto dell’umidità e del vento. In conclusione, alla domanda se Voloshin abbia fatto meglio di Venturini col suo meno 52 e rotti, non siamo in grado di rispondere, ma confidiamo di prendere ugualmente sonno stanotte, partendo dall’assunto che sono stati entrambi molto bravi.

Ogni promessa è debito, recita una famosa frase che David Stephenson, direttore di Deseret Industries, un negozio a Cedar City, nello Utah, non ha voluto smentire. E così, dopo che i suoi dipendenti avevano raggiunto gli obiettivi di vendita previsti, indossando i suoi abiti da lavoro, ovvero in camicia e cravatta, si è messo a correre intorno alla piccola rotonda in fronte al negozio, come si vede dalla fotografia. Così piccola da dover effettuare ben 264 giri per arrivare alla fatidica distanza della maratonina. Oltrepassando peraltro i 200 giri previsti dalla “scommessa”, ma si sa bene che se uno è un runner, quando ci prendi gusto non vuoi mai smettere di correre, anche in condizioni particolari, in quanto la temperatura era attorno ai 7 gradi. Sebbene, ad onor del vero, Stephenson si era ben coperto sotto gli abiti da lavoro. Lo spettacolo, iniziato verso le ore 7 e durato circa tre ore, oltre ad essere stato certificato dal suo GPS, è stato ammirato dai dipendenti man mano che gli stessi arrivavano sul posto di lavoro. Per chi nel suo stipendio ha previsto anche una quota variabile, nel caso non abbiate ancora definito premi ed obiettivi per il 2019, provate ad inserire nel contratto anche questa clausola per il vostro capoufficio. Magari usando caratteri più piccoli e difficilmente leggibili ;-).

Come promesso, dopo il nostro articolo di lancio che potete leggere qui, siamo lieti d’informarvi che Paolo Venturini ce l’ha fatta. Il poliziotto cinquantenne è riuscito a percorrere ed arrivare sano e salvo i 39120 metri tra Tomtor e Oymyakon, due villaggi della Jacuzia. Il tutto malgrado la rigida temperatura che ha toccato una minima pari a 52,6 gradi centigradi.

Ieri mattina, domenica 20 gennaio, il padovano ha impiegato 3h54’10”. Quindi alla media di circa 10 chilometri orari, come aveva pianificato, in quanto velocità maggiori avrebbero comportato altri problemi tra cui l’aumento del freddo percepito. Tutto è andato per il verso giusto, dai cambi di vestiario ai materiali utilizzati, compreso la maschera che difendeva polmoni e denti dalla temperatura, ma anche dall’umidità a livelli proibitivi.

I dati raccolti durante questa prova saranno studiati dal dipartimento di Medicina dello Sport dell’Università di Padova e dagli esperti in medicina del freddo della locale Università di Yakutsk, nonché da alcuni produttori di materiali sportivi.

Giovedì, 17 Gennaio 2019 11:49

Coyote aggredisce e morde 5 runner texani

Negli States ci sono diverse cittadine con lo stesso nome. Capita anche a Frisco, ma non vi è dubbio che sia quella Texana di cui ci si ricorda maggiormente, complici i tanti film e fumetti western che la citano.

Premesso che la notizia è ormai datata, ci teniamo a segnalare come a Frisco sia in azione un coyote che è ormai diventato un aggressore seriale di runner. L’ultimo attacco è datato 17 Dicembre e siamo a quota cinque vittime negli ultimi due mesi. Tra le vittime anche una bambina di nove anni.

Due donne stavano facendo la loro corsetta mattutina quando sono state entrambe aggredite dall’animale che non si è accontentato di un “mordi e fuggi”, ma le voleva nuovamente attaccare. Le conseguenze sarebbero state peggiori se le malcapitate, Sheri Devore e Marcia Foster, non avessero chiesto ed ottenuto di salire sulla vettura di Michael Harvey, un automobilista di passaggio. Tutto sotto gli occhi dell’animale che si era seduto poco lontano in attesa di proseguire i suoi attacchi. Ricoverate in ospedale per le medicazioni del caso, la Foster è stata sottoposta al vaccino antirabbico.

A tutt'oggi la polizia locale sta ancora cercando d’identificare l’animale e consiglia di non correre, camminare o andare in bicicletta in quella zona, tra la Preston Road e la Eldorado Parkway prima delle 9, in quanto tutti gli episodi sono avvenuti in prima mattinata. Di certo si tratta di una situazione anomala dato che abitualmente i coyote non sono aggressivi nei confronti dell’uomo.

IL FILMATO DA www.nbcdfw.com

Mercoledì, 16 Gennaio 2019 00:09

Sconto sulla distanza alla Mezza di San Gaudenzio

Domenica 13 gennaio a Novara si è svolta la 23^ edizione della Maratonina di San Gaudenzio, con oltre 1200 arrivati, a cui vanno aggiunti i partecipanti delle corse non competitive. Michele Belluschi (Atletica Recanati), non a caso pettorale numero 1, è stato il primo a tagliare il traguardo col tempo 1h10’22”. Chiara Milanesi (Fò di Pe) la miglior donna in 1h22’56”.

Buona l’organizzazione, comprensiva di medaglia, servizio navetta dalla stazione e tanto altro, tra cui il gustoso riso party finale. Al gorgonzola. Il tutto supportato dalle strutture e servizi del PalaIGOR, il Palazzetto dello Sport.

Tutto bene? Quasi, perché qualcosa non è andato per il verso giusto sul percorso. A questo proposito lasciamo la parola a Marco Scianca, alfiere dell’Atletica Lambro nonché esperto runner: “Percorso più corto di circa 220 metri per una curva non ben segnalata che ha indotto tutti a tagliare la traiettoria. Sulla foto ho evidenziato in verde la traiettoria giusta che avremmo dovuto tenere. Invece ci siamo tutti diretti nell’altra direzione, finendo su una breve scalinata che ha tagliato la curva (in rosso la mia traccia GPS). Mi sono accorto dell'errore scorgendo in fondo alla curva un addetto al percorso, che nessuno ha però notato, data la pendenza della strada in quel punto”.

E così il dottor Scianca, apprezzato medico, ha percorso 20.870 metri invece dei canonici 21.097. E mezzo, per la precisione. E non è il solo, a sentire le dichiarazioni di altri partecipanti o i loro post sui social network che mostrano tracce di GPS anche con 400 metri in meno. E qui nasce il sospetto che forse, anche al netto del taglio involontario al chilometro 17, il tracciato fosse comunque più corto. Perché va bene che i GPS non sono il vangelo, però in una corsa su strada è raro percorrere meno della distanza nominale.

Ci sarebbe da domandarsi come è stato misurato il percorso dalla UISP (la gara non era FIDAL), ammesso che sia stato misurato. In ogni caso, quando si resta più corti, non protesta nessuno, anzi piovono i personali e tutti sono più contenti. Concorrenti che ritorneranno volentieri ed ovviamente gli organizzatori. Questo è running-marketing. Sveglia ragazzi!

13 gennaio - Condizioni meteo ideali per gareggiare oggi a Cittiglio. Non fa freddo ed anche il vento, spesso protagonista qui nel Vallone della frazione San Biagio, risparmia gli atleti. Dopo due tappe in solitudine, oggi era la prova del nove per il circuito, giunto ormai alla sua XXXVIII^ stagione, in quanto in concomitanza con un carroarmato. Parliamo del “Cross per Tutti” griffato FIDAL e promosso, se così si può dire, dalla Gazzetta dello Sport che lo ha definito “storico” in uno degli articoli di lancio, anche se oggi spegneva otto candeline. Quindi il risultato ottenuto, portando circa 250 atleti in questo paesino, lontano dalle città ed in mezzo alle Valli del Verbano, non è trascurabile.

Super come sempre l’organizzazione dell’Atletica Verbano, con tende/spogliatoi montate all’interno del solito edificio agricolo a garantire un buon confort. Galli e galline, alcune di loro scorrazzanti in un angolo, regalavano un tocco di colore all’ambiente. All’esterno, insieme alla simpatia degli alpini e di altri volontari, anche due caldi bracieri, stamane più decorativi che effettivamente necessari.

Il posto è incantevole, molto meglio di quanto possa apparire nella cartolina che ho scattato da improvvisato fotografo e nella quale, sulla sinistra, si notano anche i ruderi di una fornace che produceva laterizi. Un bel monumento di architettura industriale, ormai avvolto dalla natura.

Il percorso è sempre molto tosto, con tanti saliscendi. Rispetto al solito è stata sfruttata maggiormente la zona nella parte alta. Giro da circa due chilometri che per le prime due manches i GPS misuravano in 4060 metri totali.

Tra le donne, partite per prime, trionfa Sara Speroni che essendo tesserata per il CUS Insubria si aggiudica anche il titolo provinciale cross, messo in palio per tutte le categorie dalla FIDAL Varese. Ad soffio arrivano Joanna Marta Drelichartz (Atl Lonato) e Katiuscia Nozza Bielli (Runners Bergamo). Nella seconda batteria che impegnava gli over 60 maschili, netto successo di Marco Busi (Atl Lumezzane) su Renato Pegorin (Atl Verbano) e Francesco Mazzilli (Atl Casorate). La parte agonistica della manifestazione si è conclusa con la gara sui 6 chilometri circa degli assoluti e dei master maschili fino alla categoria SM55. Vittoria per Badr Jaafari (Varese Atl), secondo un altro giovane, Fabio Bazzana (La Recastello) e terza piazza ad un SM40 della Marathon Cremona: Mauro Cattaneo.

Per la prova di chiusura del Trofeo ecco un’altra novità. L’Atletica Martinengo non ci ospiterà nel suo territorio comunale come l’anno passato, ma dall’altra sponda del fiume Serio e più precisamente presso il Centro Sportivo di Urgnano (BG). Appuntamento fissato per la mattinata del prossimo 10 Febbraio. Attenzione, perché gli orari di partenza sono stati anticipati rispetto al solito e già alle 9 in punto lo starter premerà il grilletto per la prima volta.

Mercoledì, 09 Gennaio 2019 16:41

Runner morsa dal cane? No, dalla padrona!

Nell’ABC del perfetto reporter viene spesso inserita questa massima, attribuita a John B. Bogart, caporedattore del New York Sun: «Il cane che morde l’uomo non fa notizia… ma un uomo che morde un cane sì».

Quindi oggi non possiamo esimerci dal segnalare quando accaduto in California, e pìù precisamente sul Goldenrod Trail all’interno dell’Anthony Chabot Regional Park di Oakland, dove la giovane runner Cyndi Stainner stava effettuando la sua corsetta giornaliera. Trovatasi ad affrontare un grosso cane nero che per la verità non l’ha morsa ma le saltellava addosso, la ragazza si è spaventata ed ha utilizzato uno spray al pepe per liberarsene.

La padrona, Alma Cadwalader non l’ha presa benissimo. Anzi ha aggredito la colpevole con tale veemenza che oltre a colpirla ripetutamente ad un certo punto l’ha pure morsicata, lasciandole un segno molto evidente!

Lasciando alla polizia locale l’onere di stabilire le responsabilità delle due donne, a nostro avviso crediamo che entrambe abbiano la loro parte di responsabilità. Di certo per noi podisti, i cani lasciati completamente liberi possono essere fonte di cadute quando non di morsi e chi vi scrive ne porta ancora oggi un ricordo su una gamba.

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