Doping: continuano gli smascheramenti di atleti africani
Purtroppo il doping cresce in maniera esponenziale anche in Africa: dopo anni ad ammirarli, dobbiamo registrare che da inizio di gennaio sono stati ventitré i keniani sospesi per doping, con altri 56 keniani, 12 etiopi e ulteriori sessanta atleti africani di vaie nazionalità che sono già stati squalificati.
E ancor più rumore desta la squalifica di Marius Kisperem (per eritropoietina), Philemon Kacheran (testosterone) e Justus Kimutai (test antidoping evitati), oltre a quella precedente di Alex Korio (sempre per test antidoping evitati): quattro delle sette “lepri” che il 12 ottobre 2019 a Vienna aiutarono Eliud Kipchoge, primo uomo della storia, a correre una maratona in meno di due ore: 1 ora e 59 minuti e 40,2, in una sorta di mega-operazione pubblicitaria per reclamizzare le nuove scarpe al carbonio.
E, come scritto da Marco Bonarrigo sul Corriere della Sera di venerdì scorso 28 ottobre, ai più tradizionali metodi vanno aggiunti trasfusioni di sangue (fatto non nuovo, e che fu lecito nei decenni addietro), l’acceleratore metabolico GW501516, l’antischemico trimetazidina, l’ostarina, il meldonio, il letrozolo, il triamcinolone (un glucocorticoide), in un crescendo alla guardie e ladri (coi ladri che scappano sempre più in là dove le guardie, cioè i controllori, arriveranno mesi o anni dopo).
E, proprio per il triamcinolone sono state squalificate Diana Kipyokei, vincitrice a Boston nel 2021, e Betty Wilson Lempus, che si era imposta nell’ultima mezza maratona di Parigi.
Non mancano gli episodi di chi si nasconde ai controlli, come lo specialista sulla mezza Mathew Kipkoech Kisorio, che non si è fatto trovare per ben quattro volte in casa o al campo; o il marocchino Aziz Lahbabi, autore di fughe rocambolesche, fino ad arrivare al keniano Hillary Kiprotich, squalificato nel 2017 per doping, che ha poi corso diverse maratone nascondendosi sotto l’identità femminile di Shieys Chepkosgei: scoperto, ha presentato un finto certificato di parto, aggiungendo al raddoppio della squalifica la condanna penale.
Ma il problema più grande è che secondo l’Athletics Integrity Unit (Aiu) l’agenzia antidoping intenzionale, il doping si sta sempre più diffondendo anche alla base degli atleti del continente africano. Dunque non è solo merito degli altipiani…