Direttore: Fabio Marri

* Per accedere o registrarsi come nuovo utente vai in fondo alla pagina *

Rodolfo Lollini

Rodolfo Lollini

Ho letto con interesse la proposta portata avanti dall’Atletica Val di Cembra anche a nome di altre società della regione e riportata ieri dal collega Annoscia.

Riassumendo chiede di permettere gli allenamenti ai tesserati FIDAL, dalla categoria allievi a salire, esclusivamente in due fasce orarie (dalle 5 alle 9 e dalle 18 alle 20), mantenendo una distanza interpersonale di almeno due metri. Gli atleti dovrebbero avere con loro la tessera FIDAL e se possibile indossare le divise societarie o quantomeno dei capi che consentano d’identificare la società di appartenenza.

Ringraziandoli per questa proposta, in totale assenza di iniziative analoghe da chi dovrebbe governarci e comprendendo il tentativo di separare chi attualmente vorrebbe usare la corsa come trucco per andarsene in giro dagli sportivi praticanti, credo sia difficile proporre questa divisione tra sportivi certificati e no. Ho studiato un po’ di diritto, ma non sono un giurista, però mi domando se una norma del genere non sia anticostituzionale.

Ammesso che mi stia sbagliando, mi domando poi perché gli enti di promozione sportiva, i vari CSI, UISP, ACLI e compagnia bella dovrebbero essere esclusi dalla lista. Senza dimenticarsi delle amatissime (dalle società) Runcard FIDAL. Anche se poi, seguendo le linee guida degli amici trentini, ci sarebbe da domandarsi che divisa dovrebbero indossare questi “apolidi” della corsa. Che poi, permettetemi una divagazione, queste benedette divise non se le mettono tutti nemmeno alle manifestazioni ufficiali su strada. Beh, per questo sarebbe una bella rivincita per le canottiere societarie, scartate a favore della magliettina dello sponsor o della canotta alla moda.

In ogni caso, fatta la legge, trovato l’inganno: quanto ci metterebbero i furbetti di turno a tesserarsi per una società sportiva? Magari per una Runcard così la FIDAL farebbe il botto di tesserati ed incassi e sarebbe tutta contenta… Anche se ci sarebbe il problemino delle visite d’idoneità. Ma forse quelle bloccano l’iscrizione ad una gara, non l’emissione di un documento/passaporto per il giretto in tuta.

Sul distanziamento di minimo due metri ho delle perplessità in quanto già il metro canonico sembra insufficiente per soggetti fermi. Correndo anche solo a 10/15 all’ora credo che con le scie sia più prudente restare ad una decina di metri

Quanto agli orari, mi verrebbe da pensare che limitare il traffico podistico in fasce orarie avrebbe solo l’effetto di creare potenziali “affollamenti”. Sebbene alla fine il vero problema è dove vivi. Perché se abiti in centro città non ci sono orari o norme che tengano. Di certo rischi meno che andare al supermercato o salire su mezzi pubblici. Oppure lavorare in certe fabbriche dove non sono ancora stati effettuati controlli. Tutti troppo impegnati a dare la caccia ai runner…

In questo periodo, per passare il tempo, in assenza di manifestazioni "vere" Vi stiamo informando su tantissime gare "inventate". Anche se ai promotori non manca di certo la fantasia, si può tranquillamente riassumere che solitamente si tratta di gare svolte in casa e dove i parametri più importanti sono quelli relativi alla distanza percorsa ed al denaro che spesso viene raccolto in queste occasioni.

Se in questo caso la lunghezza non fa notizia, in quanto si tratta di un centinaio di giri da 25 metri ciascuno nel giardino di casa, per un totale di 2,5 chilometri circa, di certo il fatto che a compierli sia stato un novantanovenne è già un elemento di curiosità. Se poi il vecchietto in questione raccoglie 1,29 milioni di sterline (aggiornamento al 14/4), pari a circa 1,5 milioni di euro al cambio odierno, allora possiamo dire che il vincitore assoluto di questa categoria di gare alternative non può che essere il capitano Tom Moore. Un veterano combattente inglese della seconda guerra mondiale che per ringraziare il servizio sanitario britannico per il perfetto servizio fornitogli durante una recente operazione all'anca, si era impegnato a percorrere con il deambulatore dieci giri del giardino tutti i giorni, fino ad arrivare a quota cento. Obiettivo da raggiungere prima del 30 Aprile, data in cui compirà 100 anni. Sperava di raccogliere 1000 sterline, ma al suo appello on line hanno risposto oltre centoventimila persone! E non è finita, in quanto diverse fonti citano cifre più elevate, fino a oltre 5 milioni di sterline, anche se navigando sul sito di fundraising scelto da Moore, sembra che questi importi siano il risultato anche di altre raccolte sempre a favore del NHS, ovvero il servizio sanitario nazionale britannico.

 

 

Il governatore del veneto Luca Zaia, con una nuova ordinanza ha deciso di dare fiducia ai veneti, per usare le sue parole e tra le altre decisioni ha tolto il limite di 200 metri dall'abitazione per svolgere attività motoria, definizione che comprende anche la corsa. ''L'attività motoria è individuale e deve svolgersi in prossimità della propria abitazione. Ho tolto i 200 metri, è un atto di grande fiducia. Quindi vicino alla propria abitazione, non distanti 4 chilometri. Il raggio medio è quello del buon senso''. In realtà poco cambia, perché resta sempre valido il Decreto Legge del Presidente del Consiglio che autorizza l'attività motoria "in prossimità" dell'abitazione. Su come si misuri in metri la prossimità vi rimando ad un mio pezzo dedicato all'argomento, cliccando qui. Per chi non avesse tempo o voglia, riassumendo si tratta di un concetto a discrezione delle forze dell'ordine. La nuova ordinanza regionale entrerà in vigore alle ore 24 di oggi 14/4 fino al 3/5 prossimo venturo.

Lunedì, 13 Aprile 2020 11:36

Che fine hanno fatto i politici runner?

Queste riflessioni prendono spunto dal pezzo del collega Roberto Annoscia dedicato all’assessore regionale lombardo al Welfare Giulio Gallera che malgrado si dichiari un runner, nelle sue numerosissime esternazioni, non abbia mai trovato tempo di:

- difendere i runner che nel rispetto delle regole corrono vicino all'abitazione;

- ricordare che ciò è permesso a chi semplifica troppo il concetto “resta a casa”;

- stigmatizzare gli eccessi verbali nei loro confronti da parte di cittadini, ma anche di rappresentanti delle istituzioni, compreso sindaci del milanese.

Ecco, in assenza di queste esternazioni che dovrebbero essere dovute anche ad un politico con la passione per gli scacchi, francamente sapere che il personaggio in questione sia un runner lascia quantomeno perplessi.

Diciamo che da un runner, oltre il minimo sindacale sopra elencato, ci saremmo aspettati anche il colpo d’ala. Una proposta migliorativa, ad esempio consentire ai runner lombardi di andare oltre i 200 metri da casa, oppure permettere di correre senza mascherina, magari aumentando a 10/20 metri il distanziamento sociale. Il tutto con il supporto di esperti come il presidente dell’ISS che peraltro si è già ampiamente espresso su mascherina e corsa in isolamento… Invece niente, malgrado al soggetto non manchi il coraggio di prendere posizioni forti, da quanto leggo nel summenzionato articolo che descrive anche fatti che poca attinenza hanno con la corsa.

Insomma, io di questo politico-runner, lui come gli altri suoi colleghi, da podista non me ne faccio nulla. E quando un giorno li rivedrò ad una conferenza stampa di presentazione di una manifestazione, oppure al termine di una gara, non potrò fare altro che sentire un certo fastidio.

 

Che uscire a correre, seppur nel rispetto delle normative a livello nazionale e locale sia diventata un’impresa è ormai un fatto assodato. Molti podisti ci hanno rinunciato. L’insulto da parte di altri cittadini, l’istigazione all’odio fomentata anche da rappresentanti delle istituzioni: uscire a correre richiede una forza d’animo non comune. Quindi immaginatevi quando il runner è una persona che ha già gravi problemi psicologici per i quali la corsa è una importante medicina. E’ quanto è successo recentemente nel ferrarese, dove un podista è stato ripreso a male parole dal vicesindaco della sua città che poi ha postato il video per metterlo alla gogna mediatica.

Peccato che la corsa gli sia stata prescritta dai medici come unica strategia per fronteggiare lo stress che spesso lo affligge. Talmente elevato che l’ha portato a cercare due volte il suicidio. Problemi psicologici certificati dal centro di salute mentale della città estense dopo l’entrata in vigore dei vari decreti relativi al Coronavirus. Quindi redatti da esperti ben consci di quanto stavano scrivendo. Prescrivendogli di continuare a correre. Certificati portati con se dal runner in questione, ma allo sceriffo tutto ciò poco importava. Altro bell'esemplare di politico da social media, alla ricerca dell'ennesimo post accattivante per aumentare i consensi. Fa niente se mistificando la realtà. Forte coi deboli che non si possono difendere.

A questo punto potremmo indicare il nome di questo amministratore e magari elencare anche qualche difettuccio che lo riguarda e che non si confanno alla morale ed al decoro richiesti dal suo ruolo, ma ci fermiamo qui. Diciamo solo, a lui ed agli altri bulli: avanti così che andate bene. Eh si, siamo noi runner il problema del Coronavirus.

Nel puzzle normativo legato al Coronavirus, molto complicato ed in costante evoluzione (qui un utile riassunto regione per regione), qualche ora fa è arrivato l’ennesimo tassello del mosaico, con la nuova ordinanza della Regione Lombardia datata 4/4/2020 (qui il testo completo) che “introduce l'obbligo per chi esce dalla propria abitazione di proteggere sé stessi e gli altri coprendosi naso e bocca con mascherine o anche attraverso semplici foulard e sciarpe”.

Non essendoci al momento altre indicazioni, riteniamo che a questa norma debbano attenersi anche i runner, a cui l'ordinanza dedica il seguente capoverso: "resta consentito svolgere individualmente attività motoria nelle immediate vicinanze dell’abitazione in cui ha la propria dimora, residenza o domicilio e comunque a distanza non superiore a 200 metri e nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona".

L'indicazione della distanza massima di 200 metri rende chiaro fino a dove è possibile correre restando vicini a casa. Al contrario nelle altre regioni che non hanno emesso specifiche ordinanze, resta valido il concetto di "in prossimità" indicato dall'ultimo DPCM - Decreto Presidenza Consiglio dei Ministri. Qui un altro nostro articolo che illustra cosa significhi "in prossimità".

A questo proposito il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, ritiene che correre con una mascherina: “Non solo è inutile ma è anche uno spreco. A parte che dà fastidio e si riempie di saliva, ma poi non serve a nulla. C’è proprio un cortocircuito in questo senso”, secondo quanto dichiarato alla Gazzetta dello Sport lo scorso 17 Marzo.

Ieri era il primo di Aprile, giornata dedicata agli scherzi anche se non siamo nel periodo giusto. A Buccinasco (MI), un anonimo buontempone non ha perso la voglia di far sorridere e si è inventato il cartello nell'immagine di apertura, firmato dal primo cittadino.

Un falso ben fatto, ma un falso. Ormai non si può più nemmeno scrivere che è evidente si tratti di un falso, in quanto tra le mille disposizioni a carattere nazionale, regionale e comunale non ci si capisce più nulla. Anche perché sempre sul web lo stesso giorno ti capita di ascoltare le deliranti esternazioni di un altro primo cittadino che sempre nel milanese, tra parolacce, minacce ed istigazione all'odio mostra il peggio di se, rendendo credibilissima una comunicazione del genere.

Al netto dei toni usati e che non condividiamo, vorremmo anche noi unirci al messaggio di fondo destinato a tutti quelli che si sono inventati runner pur di uscir di casa. Speriamo che finita la pandemia non abbandonino queste buone abitudini.

I runner sono brava gente, resistente agli sforzi fisici, così come all’ingiustificato linciaggio mediatico di cui sono bersaglio negli ultimi tempi. A Milano da oltre 30 anni è attivo il Gruppo Sportivo Montestella, società conosciuta anche per le manifestazioni che organizza. Bene. Quindi non avevamo dubbi che anche in questa gara di solidarietà avrebbe risposto presente.

Lasciamo la parola a Sergio Lanzarone, Vicepresidente ma Presidente in pectore, in sostituzione di Loris Pagani che a causa dei suoi impegni lavorativi fuori dalla Lombardia ha preferito lasciare il passo a chi può essere sempre presente sul campo. Lanzarone avrebbe dovuto essere eletto un mese fa, se l’assemblea societaria non fosse stata posticipata a data da destinarsi per i motivi che potete ben immaginare: “La nostra associazione, vista la situazione contingente di emergenza sanitaria, ha indetto una staffetta virtuale di raccolta fondi per un’ospedale in prima linea nella lotta al al virus covid-19. Non era necessario dimostrare nessuna particolare attività fisica o chilometri coperti. I soci sono attivissimi, si stanno allenando e scambiano le loro esperienze sui nostri gruppi “social”. Attività ovviamente svolte nel pieno rispetto delle norme vigenti. La raccolta è iniziata il 6 marzo e si è conclusa il 31 marzo per un totale di 2.180 euro. Una cifra importante per il nostro gruppo. Abbiamo deciso di devolvere i fondi all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, struttura in prima linea nell’emergenza sanitaria. Ringrazio tutti i soci che hanno risposto prontamente all’accorato appello della società, a dimostrazione del grande cuore del GS Montestella, sempre pronto ad aiutare il prossimo”.

 
What do you want to do ?
New mail
Mercoledì, 01 Aprile 2020 00:31

Como ferma le gare ma non la solidarietà

L’immagine in apertura, come potete vedere dallo striscione, è relativa alla partenza della mezza maratona di Como. Foto del 2019, ma emblematica di quanto avverrà quest’anno, in quanto a differenza dell’anno passato, nessuno transiterà sotto la linea di arrivo. Tempi duri per l’Aries Como. Tutte le manifestazioni organizzate dalla società lariana sono finite in questo periodo. Il 14 marzo era in programma il Como Urban Vertical, gara cancellata. Stessa fine faranno la mezza di Como e la Como Night Run, rispettivamente previste per il 3 ed il 28 maggio.

Il presidente Aurelio Martinelli, oltre ad essere un grande appassionato è anche un buon trailer. Ultimamente ha avuto molto da fare in quanto è il responsabile tecnico dell'Istituto Clinico Villa Aprica, una struttura chiamata ad accogliere pazienti affetti dal coronavirus. Nei giorni più difficili è stato reclutato anche per coprire i turni all'accettazione e non si è mai tirato indietro.

Se non si gareggia, i runner possono comunque aiutare nella lotta contro questa pandemia. Quindi l’Aries Como ha lanciato l’iniziativa “Corri per gli ospedali comaschi”. Aperta a tutti, non solo ai suoi atleti. “Domenica 5 aprile alcuni di noi correranno o cammineranno in casa oppure in giardino, versando in beneficenza 1 euro per ogni chilometro percorso” ci racconta Martinelli. In effetti si tratta di un’attività non nuova per loro perché, come prosegue il presidente “alcuni nostri atleti, ogni anno calcolano i chilometri percorsi e alla fine versano una cifra per ogni chilometro, destinandola a favore di una associazione del territorio” L’anno scorso la somma raccolta è stata destinata agli ospedali Sant’Anna e del Valduce.

Domenica prossima 5 aprile si replica. Se volete unirvi ai runner comaschi, ecco qui il link diretto all'evento:

CORRI PER GLI OSPEDALI COMASCHI

 

In tempi di Coronavirus non si gareggia e quindi cosa hanno fatto i runner delle due società in oggetto? Lo facciamo raccontare al presidente della Libertas Luciano Trezzi a cui chiediamo anche un breve profilo della sua società:

“Oltre 120 tesserati, una presenza attiva e radicata sul territorio Sestese dal 1953. Uniti da una grande passione per il running in tutte le sue espressioni; dal cross alle maratone, dal trailrunning alle ultra maratone, Libertas Sesto c’è. Da questo anno abbiamo anche il triathlon. Visto che non possiamo partecipare a delle gare, ma i soldi delle iscrizioni avevamo già previsto di spenderli, alcuni nostri soci, come Renato e Stefano hanno proposto di donarli agli ospedali di Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo, anche loro in prima linea contro il Coronavirus. In breve tempo abbiamo raccolto 2000 (ndr: ci hanno anche inviato copia del bonifico effettuato)”. 

E così, mentre i podisti vengono limitati nella loro pratica anche quando essa non crea nessun pericolo di ulteriore contagio, mentre è in corso un linciaggio anche mediatico di chi corre in solitudine e sicurezza, come rispondono i runner? Con tante donazioni.

Un invito a tutte le società o i gruppi podistici: non esitate a segnalarci analoghe iniziative e sarà per noi un piacere dare la giusta evidenza.

Ultimi commenti dei lettori

Vai a inizio pagina