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Mag 24, 2023 Fausto Dellapiana -Sir Marathon 1135volte

Maratona sul Brembo, pensando al Lamone

Il simbolico pettorale Il simbolico pettorale Foto Dellapiana

21 Maggio - Se qualcuno mi avesse chiesto, qualche giorno fa, tre parole per ricordare l'Emilia Romagna la mia risposta sarebbe stata: parmigiano, spiagge e … maratone. Lo so che la mia ultima scelta forse non sarebbe condivisa dalla maggior parte degli intervistati, ma, forse per deformazione “professionale”, mi sembra molta azzeccata, nel mio caso. Correre gare di maratona non sarebbe stata la mia professione, sarei di certo morto di fame e di stenti, diciamo che è la mia “passione”. In quella regione ho corso, forse, il maggior numero di maratone che, oltre al lato sportivo, mi hanno avvicinato e fatto conoscere il lato umano di molti organizzatori, che vedevano i partecipanti prima come persone e poi come atleti. Insomma non mi sono mai sentito, partecipando alle gare in quei luoghi, come un semplice numero. Di ogni manifestazione conservo il ricordo di una persona o di un gruppo di persone e in molti casi le persone, termine abbastanza generico, sono diventate amici.

Eccomi alla prima Maratona di Piacenza. Giornata da tregenda: abbondante nevicata il giorno prima, partenza da Bergamo alla quattro del mattino, maratona corsa quasi tutta sotto una continua nevicata. Ai ristori solo integratori gelati in lattina. Miraggio a quattro chilometri dalla fine: un gruppo di alpini offriva del tè, non certo bollente, ma almeno tiepido. Un gran signore Nicola (Stella), “deus ex machina” della Vigarano Maratona, sempre presente alle maratone per “rubare” il meglio da offrire nella sua gara. A Comacchio (Maratona del parco del delta del Po) ho fatto la conoscenza di quello che era considerato, da molti, il principe delle maratone: William (Govi).
Nella storica ed antica maratona di Bologna, credo di aver visto per la prima volta un Cicerone in calzoncini che oltre a correre spiegava la storia di Bologna e dei suoi monumenti: Fabio (Marri). Come non dimenticare Paolo (Manelli), che nelle prime edizioni della maratona di Reggio Emilia, invece di stare al caldo ed all'asciutto a gongolarsi, a fine gara era intento a spostare transenne sotto l'acqua. Giornate calde, o meglio serate calde quando, sempre Paolo, organizzava la maratona a Scandiano (individuale ed a staffetta); in quell'occasione più che una gara un incontro di amici. Un organizzatore di peso fu Gianfranco (Gozzi), che prima organizzava a Calderara di Reno la maratona dei Tre comuni e poi per rendere meno amaro il fine anno di molti maratoneti, orfani della maratona di Assisi, organizzava la Maratona di san Silvestro. Caldo in estate, ecco che Gianfranco organizzava a Suviana anche una maratona al fresco sulle colline. E per non dimenticare, ecco la maratona del Montesole che transitava per il comune di Marzabotto.
Di aspetto completamente diverso, Giancarlo (Corà), minuto nel fisico, ma che seppe prendere il posto di Nicola Stella e riportare la maratona a Ferrara. Come un gran maestro d'orchestra, Giancarlo (Chittolini) sapeva dirigere la maratona delle Terre Verdiane, che da Salsomaggiore arrivava a Busseto. Della maratona di Carpi, con partenza da Maranello, ho il ricordo del passaggio in Modena, dove Ermes (Luppi) organizzava il tifo per tutti gli atleti. Ermes ha anche organizzato la prima edizione della Touring Marathon a Montefiorino. 
Ferrara fu anche organizzata una maratona in pista, era il lontano 2002. Nei primi anni di questo secolo anche Parma ebbe la sua maratona, che dopo anni di ibernazione è tornata a risplendere con una nuova organizzazione. Ravenna, città del poeta/maratoneta Paolo (Gilardi), inventore del motto “Popolo delle lunghe”, poteva non avere una sua gara? Certo che no! Città d'arte, maratona d'arte, anche se in un'occasione arte bagnata, come alcuni dei suoi mosaici. Mi riferisco ad un'edizione che ci fece correre lungo la nuova ciclabile, per alcuni chilometri finali con l'acqua alle caviglie … non erano presenti sfoghi laterali per l'acqua piovana! Piccolo inconveniente, di certo nulla a che fare con la situazione attuale, ma … Cesenatico ha ospitato per anni l'arrivo della Maratona dell'Alzheimer, con partenza da Mercato Saraceno. Luciano (Bigi) ha saputo abilmente coniugare la solidarietà e la conoscenza della malattia ad un avvenimento sportivo di livello.
Chi non mancava mai quando c'era da dare una mano, era il già ricordato Gianfranco, che metteva il cuore, oltre che l'esperienza. Eccolo affiancare Monica (Barchetti) e Andrea (Accorsi) nell'organizzare la maratona a Crevalcore, corsa che in occasione del terremoto ha contribuito anche ad una raccolta fondi. Ultima mia partecipazione ad una maratona in terra di Romagna è stata la gara organizzata a Rimini, alla quale sono stato quasi costretto a partecipare dall'amico Alfio (Polidori), con la promessa che mi avrebbe accompagnato all'arrivo anche … in braccio! In questa gara un plauso agli organizzatori, che non hanno applicato “balzelli” per recuperare la gara rinviata a causa del “malo male”.

Città, paesi, personaggi esposti in un elenco quasi maniacale (e spero di non averne dimenticati), che ricoprono tutti gli angoli dell'Emilia Romagna, come l'acqua ed il fango delle recenti calamità, ma fino ad ora nessun collegamento con il titolo del post. Il fiume Lamone, che nei miei ricordi è poco più di un torrente, è stato nella gara organizzata da Enrico (Vedilei) e Marialuisa (Costetti), a Traversara di Bagnocavallo, la spina dorsale della gara: avanti ed indietro sugli argini per sette volte, ed anche se la gara era in inverno, dove la portata del fiume era ad un buon livello, sembravano validi presidi contro disgrazie future.
In terra di Romagna si disputa anche una maratona che è quasi la più vecchia in Italia (seconda solo alla maratona del Mugello). Russi è il tradizionale luogo di partenza e di arrivo della maratona del Lamone. La mia presenza a questa gara era quasi una costante. Tutti dicevano che era una gara “piatta”. Beh, come ex Pecora Nera, non sono mai stato d'accordo con questa affermazione. Sono presenti due “lunghe” salite (al 12° ed al 37° chilometro): salite che portano agli argini del fiume in occasione dell'attraversamento dello stesso. Mi ricordo che in un'occasione, un organizzatore, mio amico, mi accolse in cima al secondo passaggio con “Forza Fausto, che la cima Coppi anche questa volta l'hai scalata!”. Ripensandoci ora vorrei che le mie salite di allora fossero state ancora più marcate, forse oggi la situazione sarebbe stata diversa.

Ecco, avrete certamente capito il mio amore per questa terra, fatta di piccoli paesi e di grandi personaggi.

Che posso fare io per portare un piccolo aiuto? Beh, nulla di eccezionale: come in occasione del “malo male”, correre una “mia” maratona con due obiettivi: il primo ricordare ed il secondo inviare il mio piccolo contributo, che corrisponde alla “tassa” di iscrizione. Due parole sulla mia maratona, che non poteva avere un titolo diverso, “Maratona sul Brembo, pensando al Lamone”. Giornata all'inizio grigia e con una leggera pioggia a tenermi compagnia; solo a fine gara un pallido sole ha fatto la sua comparsa. Ho visto in questo fatto un segno di speranza, riferito alla situazione che la popolazione emiliana e romagnola sta vivendo. Il tempo finale, 5h 42' 23”, è stato quello che mi ero prefissato alla partenza, e devo dire che per rispettarlo ho pure dovuto camminare l'ultimo giro.

Lascio il parco Callioni con alle spalle lo scorrere tranquillo delle acque del fiume Brembo.

Da Bergamo: “ROMAGNA MOLA MIA! 

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