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Giu 26, 2023 padre Pasquale Castrilli 1748volte

Don Torresani, neo campione italiano, e le croci sulle vette

Don Torresani, neo campione italiano, e le croci sulle vette R. Mandelli

Fresco Campione italiano di Corsa in montagna, don Franco Torresani è stato interpellato dal Corriere del Trentino sulla decisione per ora non ufficiale del Club Alpino Italiano (CAI) di abolire il posizionamento delle croci in vetta.

Domenica 25 giugno Franco si è laureato campione italiano (ennesimo titolo per un’atleta senza età) a Gagliano del Capo (Lecce) dove era in programma il Campionato Italiano di Mountain e Trail Running Cadetti e Cadette per regioni e Master individuale e per società.
Un’attenta condotta di gara lo ha portato al titolo 2023 (gara conclusa in 37’07’’) nonostante qualche problema fisico accusato negli ultimi mesi. “Un percorso nervoso con parecchi saliscendi. - dice il prete trentino a PodistiNet. Siamo arrivati con un gruppetto ai piedi della rampa finale ed è lì che ho potuto fare la differenza”.

Giornata afosa sulle asperità dell’Aspro salentino che ha messo a dura prova gli atleti. Franco ha contribuito alla vittoria a squadre dell’Atletica Paratico, la società per cui è tesserato, che si è aggiudicata il titolo a squadre sia femminile che maschile.

Dicevamo delle croci. La questione era sorta dopo le dichiarazioni del direttore editoriale e responsabile delle attività culturali del CAI, Marco Albino Ferrari durante la presentazione di un libro. Ma il CAI ha precisato, con le parole del presidente generale, Antonio Montani, che si è trattato di un equivoco: “Personalmente, come credo tutti quelli che hanno salito il Cervino, non riesco ad immaginare la cima di questa nostra montagna senza la sua famosa croce. Il CAI guarda con rispetto le croci esistenti, ma non solo: si preoccupa del loro stato ed eventualmente, in caso di necessità, si occupa della loro manutenzione (ripulendole dagli adesivi, restaurandole in caso di bruschi crolli). Questo perché, è giusto evidenziarlo una volta di più, rimuoverle sarebbe come cancellare una traccia del nostro cammino; un’impronta a cui guardare per abitare il presente con maggior consapevolezza".

Sulla questione era intervenuta anche la ministra del turismo Daniela Santanché dicendosi “basita della decisione del CAI di togliere le croci dalle vette delle montagne senza aver comunicato nulla al Ministero. Non avrei mai accettato una simile decisione che va contro i nostri principi, la nostra cultura, l’identità del territorio, il suo rispetto".

Anche le parole di don Franco Torresani sottolineano che le croci “hanno sempre fatto parte della nostra realtà di montagna”. “Condivido la valutazione del CAI (che non sembra favorevole a nuove croci sulle vette, ndr) - dice don Franco - in merito soprattutto a sobrietà, manutenzione delle croci esistenti, cura del paesaggio. Ma non condivido quella sorta di posizione ideologica a oltranza per cui, in nome della cosiddetta ‘laicità’, si vorrebbe, un passo alla volta, far scomparire dalla nostra millenaria cultura cristiana tutti i simboli religiosi”. Don Franco tra l’altro è tesserato CAI e al suo Club invia un messaggio chiaro: “Anche il CAI dovrebbe sapere che pure sulle maestose cime dell’Himalaya sono posizionati significativi simboli religiosi, che richiamano un messaggio di valore universale, come quello di Buddha. Anche la croce è un simbolo di valore universale”. “La croce ricorda agli uomini di oggi il grande valore della pace. E la montagna deve portare a costruire persone di pace”, conclude don Torresani.

Un discorso antico quello della croce ritenuta “simbolo divisivo” che ritorna ciclicamente. La croce come “portafortuna” viene invece accettata quando ci si segna prima di una prova impegnativa oppure si colloca la croce su collane, bracciali e orecchini!

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