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Feb 11, 2024 padre Pasquale Castrilli 914volte

Il caldo e le bottigliette: un invito alla responsabilità

Un tappeto desolante Un tappeto desolante Roberto Mandelli

Le alte temperature fuori stagione del mese appena trascorso preoccupano (e non poco) i corridori italiani. In particolare al Centro e al Sud della Penisola sono state registrare giornate con temperature massime attorno ai 16 gradi. Un fatto del tutto anomalo per uno dei mesi tradizionalmente più freddi dell’anno (almeno nell’emisfero Nord del Pianeta). Gli esperti di meteorologia dicono che il primo mese dell’anno del 2024 è stato il gennaio più caldo della storia da quando si misurano le temperature atmosferiche. Il Servizio per i Cambiamenti Climatici Copernicus (C3S) ha riportato medie globali superiori di 1,6 gradi centigradi rispetto alla media pre-industriale. Una continuazione del 2023, l’anno più caldo della storia da 150 anni a questa parte.

Ci siamo resi conto delle temperature insolite correndo in particolare nella pausa pranzo, momento preferito per gli allenamenti da molti podisti nei mesi autunnali e invernali. Verrebbe da dire che i tradizionali consigli che vengono pubblicati per chi pratica la corsa a piedi nei mesi estivi siano validi anche ‘fuori stagione’, se non fosse che le giornate sono corte e alcune cime risultano imbiancate.

Dentro questa costatazione ce n’è un’altra: quale può essere il nostro impegno di sportivi e amanti della corsa per limitare questa situazione? Cosa posso fare io podista della domenica insieme evidentemente a tanti altri che sono sensibili all’argomento? Ho io le possibilità di cambiare il corso degli eventi? Si tratta di mettere in campo buone pratiche che contribuiscano, assieme allo sforzo di tanti (ma ancora pochi, forse), a rendere migliore il nostro vivere rispettando le persone e anche l’ambiente.

Vorrei attirare l’attenzione, per trattare un punto concreto, sull’uso della plastica nelle manifestazioni podistiche. Bottigliette per l’acqua, bicchieri, piatti e contenitori, pettorali e striscioni... La plastica è stata una grande invenzione e una grande alleata dello sviluppo umano. Il suo inventore attorno al 1861, l'inglese Alexander Parkes, la riteneva un sostituto economico di altri materiali come legno, metalli e vetro. Un secolo dopo la sua invenzione la plastica cominciò ad essere usata nella produzione di massa nei settori dell’abbigliamento, del confezionamento, della moda e anche dello sport.

L’utilizzo della plastica oggi rischia di inquinare irrimediabilmente terre, fiumi e mari ed il suo riciclo sembra essere insufficiente come pratica per limitare i danni. L’accumulo di plastica, in particolare nei mari, comincia ad essere un problema molto serio. La luce del sole, il vento e le correnti non sono infatti sufficienti per scomporla definitivamente. E i rifiuti in plastica contribuiscono al surriscaldamento globale influendo sulla stabilizzazione dell’effetto serra.

Qualche anno fa è nato Run for the Oceans, un movimento di podisti di tutti i continenti che pensa la corsa come un mezzo “per fermare l’inquinamento causato dalla plastica negli oceani”. I podisti che vi parteciparono si sentivano “ambasciatori” di questo messaggio. Il progetto veniva da una nota marca di scarpe. Al di là di una possibile strumentalizzazione pubblicitaria della questione, crediamo vada apprezzato l’impegno per una presa di coscienza del mondo della corsa su questo delicato tema.

Sono molte le manifestazioni che stanno lavorando sull’argomento. Ai Giochi Olimpici di Rio 2016 le medaglie con cui furono premiati gli atleti avevano i nastri fabbricati per il 50% con plastica riciclata, e i milioni di bottigliette di plastica impiegati vennero riciclati per costruire sedili degli stadi di calcio. Lo scorso anno alla Mezza Maratona di Napoli il Centro Studi Interdisciplinari Gaiola onlus propose un concorso tra i partecipanti che sceglievano di fare la gara basandosi sulla propria riserva idrica senza consumare acqua dalle bottigliette distribuite lungo il percorso.

Pensando alla prossima estate ci vengono i brividi (magari!): come ci salveremo dal grande caldo? Ma più opportunamente potremmo forse chiederci: come salveremo questo clima ed il nostro Pianeta? E ancora: cosa è possibile mettere in atto nel mondo del podismo?

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