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Feb 27, 2020 Sebastiano Scuderi 2680volte

Imposizioni Fidal e Run Project: storia di un naufragio

Stramilano: c'è posto per tutti! Stramilano: c'è posto per tutti! Roberto Mandelli

Per comprendere un fatto occorre risalire alle origini, “chi non conosce la storia è destinato a ripeterne gli errori.”

La FIDAL nacque nel 1898 come Unione Podistica Torinese, e viene riconosciuta dal CIO come unica Federazione per l’Atletica Leggera in Italia.

Nel frattempo, con la rivoluzione industriale in atto, si formarono all’interno delle aziende i circoli dei lavoratori per utilizzare il tempo libero. Nacquero così i Centri di Promozione Sociale nei quali lo sport era al primo posto.

Le due realtà andarono affiancate senza disturbarsi, anzi gli Enti di Promozione Sportiva svolgevano un compito importante anche nel settore giovanile, sia dal punto di vista dell’attività motoria che nella cura del vivaio in accordo con le Società di Atletica Leggera.

Tutto saltò con l’avvento del Fascismo che si appropriò di tutta la vita sociale italiana, dai Boy Scout agli Enti alla FIDAL.

Nel primo dopoguerra si cercò di tornare alla normalità: sulle ceneri del GUF sorse il CUSI per gli universitari, le ACLI fondarono una loro Unione Sportiva, i Salesiani avevano le polisportive PGS, all’interno dei centri ricreativi aziendali si formarono altre aggregazioni, che non potevano sfuggire ai fini politici dell’epoca, per cui il Fronte Popolare creò l’UISP, De Gasperi la Libertas e Almirante la Fiamma: la politica era entrata a piedi uniti nello sport, ci fu l’ENDAS che cercò di riportare lo sport al centro dell’associazionismo, ma con scarsi risultati; anche la Confindustria, preoccupata per la nuova situazione, fondò lo CSAIN nel quale sarebbero dovuti confluire tutti i dopolavori industriali.

La situazione si fece ancor più magmatica con l’esplosione del podismo negli anni ’70, e così il CONI decise di regolamentare la materia, legando il riconoscimento degli Enti ad alcune condizioni: Statuto in linea con le regole del CONI, minimo 1000 società affiliate, 100.000 tesserati, presenza in almeno 15 regioni. A fronte di ciò il CONI s’impegnava a dare dei contributi che tenessero conto del numero di società e tesserati, e dell’attività svolta.

Oggi sono ben 15 gli Enti riconosciuti, la cui sopravvivenza è legata al numero di tesserati, e questa è la vera origine della disputa, più gente si tessera e più soldi s’incassano: se si fosse stabilita l’unicità del tesseramento si sarebbe fatta chiarezza e pulizia, con questo sistema il CONI rischia di pagare più volte lo stesso soggetto (tesserato per Enti diversi).

Altro errore del CONI, l’aver affidato alla FIDAL il podismo: decisione logica dal punto di vista formale, ma errata dal punto di vista pratico; è come affidare al sovrintendente alla Scala un concerto di Jovanotti in quanto trattasi di “musica”. La soluzione corretta sarebbe stata riconoscere una Federazione Podistica Italiana.

Aggravante, il ritardo con cui fu presa la decisione, ben 26 anni dopo la nascita del podismo: anni durante i quali si era creata una situazione di gestione spontanea dove accanto alla FIDAL agivano gli Enti più attivi e spregiudicati, e una nebulosa di organizzatori improvvisati difficilmente controllabile.

Il CONI per mettere pace puntò sulle Convenzioni tra FIDAL ed EPS, ma, come sosteneva Otto von Bismarck e insegna la storia, i trattati sono “chiffons de papier”, pezzi di carta, se non c’è la volontà di rispettarli.

La Federazione allora, quattro anni fa decise di prendere il toro per le corna e lanciò il Run Project, riforma del sistema delle competizioni FIDAL.

Perno del sistema, la Regola 240 del Regolamento Tecnico Internazionale, ovvero l’attribuzione esclusiva alla FIDAL delle gare su distanze standard: 10 km, 15 km, 20 km, Mezza maratona, 25 km, 30 km, Maratona, 100 km e staffetta su strada sulla distanza della Maratona.

La base legale è che l’omologazione delle distanze e dei risultati è attribuita esclusivamente alla FIDAL.

Ovviamente, varata la legge trovato l’inganno: prima di tutto il termine “Maratona” è generico e usato in tante occasioni, sia nel podismo (ad es. “Maratona delle Canalette” di 16 km), e al di fuori dell’atletica, la Maratona Telethon per esempio, o le maratone parlamentari per approvare la legge di bilancio: su questo, non esiste il copyright della Fidal, Secondo: basta scrivere 21 o 42 km (invece di Maratonina o Maratona) e il gioco è fatto.

http://podisti.net/index.php/commenti/item/5818-il-29-marzo-a-capanne-pg-una-maratonina-da-20-km-e-la-coda.html

Naturalmente i risultati non saranno omologati e non potranno entrare nelle graduatorie federali, ma questo aspetto non interessa alla gran massa dei podisti. D’altra parte, a un M75 come me fa più piacere che non si veda il tempo impiegato…

 

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