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Feb 20, 2018 padre Pasquale Castrilli 3320volte

Vincenzo Bordo, missionario e tedoforo olimpico in Corea

P. Vincenzo con la torcia P. Vincenzo con la torcia Comitato Olimpico Coreano

Un tratto di strada correndo con la torcia olimpica delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang nelle mani. Volto sorridente, saluti in abbondanza, uno dei tedofori è padre Vincenzo Bordo, sacerdote di origine viterbese, missionario Oblato di Maria Immacolata. Vincenzo da quasi trent’anni è missionario in Corea del sud. Si occupa degli ultimi, gli scarti della società, giovani, anziani senza fissa dimora. Dal nulla ha creato ‘La casa di Anna’, un Centro di accoglienza che ogni giorno, con l’aiuto di numerosi volontari, si prende cura dei poveri.
Quando è arrivato nel paese ha avuto contro le autorità, perché smascherava un volto del paese che la Corea non conosceva e non desiderava far conoscere. Due anni fa lo hanno premiato con un premio di grande rilevanza, l’equivalente del premio Nobel in Corea. Gli hanno dato anche il nome coreano (Kim Ha Jong) e la cittadinanza coreana. Incredibile cosa possa fare il Vangelo vissuto, la solidarietà e l’attenzione agli altri.
Ebbene questo missionario, che conosco per aver condiviso insieme alcuni anni di formazione, appassionato ciclista, è stato scelto dalle autorità coreane per essere uno dei tedofori alle Olimpiadi invernali che si concluderanno il 25 febbraio (l’apertura è stata il 9 febbraio). Quando lo hanno chiamato al telefono, mi racconta, pensava ad uno scherzo. “Qui è il Comitato Olimpico della Corea che parla. Lei è il signor Kim Ha Jong?”, così gli dice una voce dall’altro capo del telefono. Subito Vincenzo pensa che si sono accorti delle sue “doti ciclistiche”, ma poi pensa che il ciclismo non è disciplina olimpica ai giochi olimpici invernali. “La chiamiamo - continua l’interlocutore - perché desideriamo che sia uno dei portatori della torcia olimpica, un tedoforo”. A tale proposta Vincenzo si schernisce “Mi scusi, ci deve essere un errore. Io sono Vincenzo Bordo e sono un italiano”. “Si lo sappiamo”. “Ma io sono uno straniero” - continua“. Si, è proprio per questo che la convochiamo. Lo spirito dei giochi olimpici è uno spirito di fratellanza universale e di accoglienza, e con questo gesto vorremmo dire ai nostri connazionali che la Corea è uno solo paese, e che tutti quelli che vivono e lavorano qui sono parte di questo popolo, senza discriminazioni o pregiudizi, e fanno parte di questa stupenda storia che stiamo costruendo insieme”.
Con gioia e un po’ di titubanza il nostro accetta la proposta. “Mi sento onorato di vivere e lavorare in una nazione che è capace di esprimere questi valori di accoglienza e attenzione nei confronti degli immigrati - dice- Anch’io sono uno straniero. Oggi parlare di immigrati non è facile perché questa parola è spesso associata a degrado sociale, violenze, stupri, rapine, furti e tanto altro di negativo. Ho vissuto anch’io questa realtà difficile. Ricordo lo sgomento ed i pregiudizi che ho incontrato all’inizio della mia vita in Corea. C’era incomprensione, perché non sapevamo nulla l’uno dell’altro: io non comprendevo e non parlavo la lingua, non conoscevo le abitudini dei coreani; loro non conoscevano la mia cultura, le mie origini, i motivi per cui ero giunto in un paese tanto lontano dal mio. Sentivo la diffidenza, la paura, tanto che i bambini, stupiti e impauriti, mi inseguivano gridando: “Straniero, straniero go home, torna a casa”.
Qualche tempo dopo Vincenzo allestisce un Centro per i poveri e per le persone di strada. Allora i funzionari del comune lo accusano di infangare il buon nome della città, perché a causa del Centro tanti derelitti, abbandonati, straccioni, venivano, anche da fuori, per chiedere aiuto e avere un pasto caldo. “Lentamente il nostro Centro è divenuto sempre più grande: 550 pasti distribuiti ogni giorno, un dormitorio per i senzatetto, un piccolo laboratorio artigianale per i disoccupati, 4 case famiglia per i ragazzi di strada.
Per gestire queste attività c’è l’impegno costante di 600 volontari, 5000 benefattori, 40 giovani dipendenti - assistenti sociali, educatori, counselors, impiegati amministrativi - regolarmente assunti. Era evidente a tutti che la nostra associazione rispondeva a bisogni reali delle persone, e a quel punto nessuno poteva più negare l’apporto positivo che donava alla società coreana”.
Quando si parla dell’eccellenza italiana nel mondo si considerano generi come le automobili, il cibo, l’arte. Ma ci sono anche 9mila nostri concittadini missionari nei continenti. Annunciano il vangelo, costruiscono la chiesa, condividono la vita dei poveri. Portano in giro per il mondo anche il buon nome della nostra Patria. Ne riparleremo.

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