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Giu 13, 2022 2695volte

Forno di Zoldo (BL) – La mia DXT e il Caregon del Padreterno

la partenza da Forno di Zoldo la partenza da Forno di Zoldo Racephoto

13 giugno 2022. Gran bella esperienza questa della Dolomiti Extreme Trail, e non solo per quanto attiene gli aspetti sportivi; siamo nella Val di Zoldo, al cospetto delle dolomiti bellunesi, il cui parco nazionale è patrimonio Unesco.

Lo scorso week end si è corsa una manifestazione che prevedeva dai 103 km della gara lunga fino alla mini DXT, che ha coinvolto ben 250 bimbi.

http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/8840-dolomiti-extreme-trail-da-record-trionfano-il-canadese-galen-reynolds-e-la-polacca-marta-wenta.html

Io mi sono “accontentato” della K22, una distanza appunto di 22 chilometri ed un dislivello di 1300 metri, più abbordabili per un podista padano il cui massimo delle pendenze è rappresentato dai cavalcavia.

Ecco come l’ho vista e vissuta.


Appena fuori dall’abitato di Forno di Zoldo si fa subito sul serio, fino al km 6 (circa) si sale inesorabilmente, pendenze limite ribaltamento; fa caldo, ma per la maggior parte del percorso si corre (ma anche cammina) all’ombra. Un ghiaione annuncia la fine della salita, quanto meno pare che da queste parti si sia raggiunto il punto più alto del percorso (1680 metri). Lo scenario è spettacolare, unico, ma ciò che appare poco più avanti è ancora meglio: correndo su un crinale sulla sinistra appare il “caregon del padre eterno”, la sedia del padre eterno, il monte Pelmo. Impossibile non fermarsi a rimirare; obbligatorio un selfie che sono in molti a farsi, io preferisco portarmi queste immagini dentro, nella mente e nel cuore.


Segue un bosco in discesa, a tratti molto ripida, che ci porta al ristoro del km 10, in realtà i chilometri realmente percorsi sono meno, come spiegherò più avanti. Adesso per diversi chilometri si corre bene, su un percorso facile e con pendenze favorevoli, fino alla frazione di Dont (altezza 915 metri), ma qui arriva la vigliaccata: si torna su, e più di una volta, fino ai 1050 di Casal; lo chiamano “mangia e bevi”, quando si sale e si scende in continuazione. Se le gambe te le sei giocate in discesa, e prima ancora in salita, diventa difficile. Inevitabilmente corre il pensiero a chi ha ideato questo tratto del percorso, ma quando dopo aver cambiato il versante della valle ti trovi davanti la vista dei magnifici monti San Sebastiano e Moiazza ti piace pensare che lo abbiano fatto di proposito.


Da un punto di vista strettamente tecnico questo è il tratto del percorso più facile, nessuna difficoltà (fatica a parte); i trailer duri e puri probabilmente storceranno il naso, ma si attraversano boschi molto belli e piccolissime frazioni dove i quattro-abitanti-quattro sono tutti in strada ad applaudirti, incoraggiarti; non mancano mai ristori ma anche numerose fontanelle, in particolare nella seconda parte del percorso. Mi trovo a condividere questi ultimi chilometri con Encarta, una spagnola, e Jessica, della scuola di maratona di Vittorio Veneto. Lei è di Conegliano, abbiamo parlato di salite, discese e dislivelli? Macché, l’argomento chiave era il prosecco, mi ha fatto subito simpatia. Siamo quasi alla fine, senti lo speaker e capisci che è davvero fatta; solo un ultimo tratto di un chilometro in forte pendenza a favore, su asfalto, quello che per certi aspetti ho sofferto di più. Le gambe non ne volevano sapere di rispondere all’appello, esaurite le pastiglie dei freni, intesi come muscoli dei polpacci e delle cosce.


Una bimba piccola mi mette la medaglia al collo, vorrei darle un bacio, mi limito a ringraziarla; lei come tanti altri coetanei che hanno fatto lo stesso per chi terminava la propria gara.

Un dettaglio sulla lunghezza: i chilometri sono circa 20, invece dei 22 annunciati. Mi hanno spiegato che  ciò è dovuto ad un variazione del percorso causa un sentiero inagibile, cose che possono capitare nelle corse in montagna. Ma … non si è lamentato nessuno. Invece bene sapere che nel 2023 si torna al percorso originario, nessuno sconto in vista.

Che cosa mi porto a casa con questa Dolomiti Extreme Trail? Certamente un’altra esperienza positiva nel mondo trail, direi la più bella, ma anche ben di più della partecipazione vera e propria ad una gara; ho scoperto un paese ed una valle a me sconosciuti, forse anche per la distanza da Milano. Ovunque si “respirava” aria di passione ed entusiasmo, il risultato è una manifestazione che cresce negli anni (quest’anno record di iscritti, 1630, e di nazioni presenti, 51) e non è difficile prevedere un’ulteriore crescita nel tempo. Qualche altro “dettaglio”: il coinvolgimento felice e gioioso dei bimbi che accompagnavano gli atleti all’arrivo e quelli che mettevano le medaglie al collo. I volontari: sempre disponibili, affabili, eppure molti di loro hanno fatto il giro dell’orologio per fare assistenza ai partecipanti.


Vorrei nominarli tutti, ma non conosco i nomi, ed allora ne prendo uno a simbolo per tutti: Sara, all'arrivo si è fatta in due, o anche in tre, per fornire il ristoro, mettere le medaglie al collo, confortare con i complimenti e con un sorriso chi si era fatto tanti chilometri. Un grande, grande grazie a tutti.
Infine, a beneficio di noi maschietti: da queste parti ci sono un sacco di belle donne. Belle, simpatiche e gentili.

 

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