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Giu 22, 2022 padre Pasquale Castrilli 2350volte

La corsa criminale nei territori Tarahumara

Non sempre va come nei romanzi Non sempre va come nei romanzi

Dal Venezuela, 22 giugno - Chi ha letto Born to Run di Christopher McDougall ha conosciuto i Tarahumara, popolo di corridori instancabili, abitanti dei canyon del nord del Messico. Quel libro descriveva questa terra con una certa idealità, una sorta di ‘paradiso terrestre’, un contatto continuo con la natura. E in questo ambiente vivono da secoli gli instancabili Raramuri che corrono con sandali ai piedi, che hanno un arco plantare pronunciato (secondo alcuni studiosi favorisce il gesto atletico sulle lunghe distanze) che mangiano poca carne e molti vegetali e legumi. Raramuri è la parola con la quale i Tarahumara definiscono se stessi e significa “colui che ha piedi leggeri”. Sono ancora oggi più di centomila, si sono sempre considerati una nazione indipendente, non sono mai stati conquistati da nessuno, nemmeno dagli aztechi.

Ebbene, quel territorio che si estende tra i 1500 e i 2400 metri sul livello del mare, e dove si sono svolte varie edizioni a marzo della 50 miglia Caballo Blanco, è diventato un luogo pericoloso. Il 20 giugno sono stati uccisi due sacerdoti gesuiti. E se la corsa veloce, anche 300km in un’unica sessione, veniva usata per gli scambi economici, la caccia ed il contatto sociale tra i villaggi, già da alcuni decenni è purtroppo usata con altre dimensioni, diremmo criminali. I trafficanti di droga si servono, infatti, anche dei corridori per il trasporto della marijuana. Le sierre del nordovest del Messico sono luoghi pericolosi. Ne hanno fatto le spese anche i due sacerdoti gesuiti uccisi il 20 giugno per aver difeso un parrocchiano. Si chiamavano Javier Campos Morales, 79 anni, e Joaquín César Mora Salazar, 80 anni, e sono morti assassinati nella chiesa di Cerocahui, villaggio della Sierra Tarahumara. La località si trova al confine tra gli stati di Chihuahua, Sonora e Sinaloa, una delle regioni di maggiore produzione di stupefacenti.

Un uomo era entrato in chiesa per sfuggire ad un aggressore armato, che dopo l’inseguimento ha sparato nel luogo sacro uccidendo i due sacerdoti e l’uomo che era stato difeso. La ricostruzione dell’evento è ancora in corso. Un altro sacerdote presente in quella chiesa è stato infatti risparmiato dalla furia omicida. I corpi sono stati prelevati e portati via dai complici del killer.

Nella Sierra Tarahumara sono purtroppo numerosi gli episodi di violenza e gli omicidi. E dagli anni 2000 il territorio è diventato zona di conquista da parte dei narcos. E’ infatti un canale strategico per trasportare la droga anche con la collaborazione di alcuni Raramuri. Nella zona esistono numerosi canyon e luoghi inaccessibili dove si può coltivare la marijuana. I terreni vengono strappati alle popolazioni locali e le autorità non riescono a fronteggiare il fenomeno. Uno degli episodi più gravi è avvenuto nell’agosto 2008, un vero e proprio massacro della narco-guerra: tredici abitanti uccisi, tra cui un neonato.

La Compagnia di Gesù è presente nei territori dei Tarahumara dal 1600. «Condanniamo pubblicamente questa tragedia e esigiamo una immediata indagine e sicurezza della comunità», ha detto Luis Gerardo Moro Madrid, superiore provinciale dei gesuiti in Messico. “I gesuiti in Messico non rimarranno in silenzio di fronte ad una realtà che lacera l’intera società. - ha continuato - Continueremo ad essere presenti e a lavorare per la giustizia, la riconciliazione e la pace, attraverso il lavoro pastorale, i progetti educativi e sociali”.

La semplicità del gesto dei Tarahumara rischia di essere sporcata per sempre.

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