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Mar 15, 2023 padre Pasquale Castrilli 1696volte

Papa Bergoglio e la sua maratona: più lunga delle nostre

Suscipiat Dominus sacrìficium de manibus tuis ad utilitatem quoque nostram! Suscipiat Dominus sacrìficium de manibus tuis ad utilitatem quoque nostram! Roberto Mandelli

Il giorno in cui papa Bergoglio cominciava a Roma il suo ministero, dieci anni fa, io correvo la mia prima maratona. Era il 17 marzo 2013 (l’elezione era avvenuta il 13 marzo quando Francesco si era presentato al mondo con le parole: “Fratelli e sorelle. Buonasera”). Mi ero preparato con cura, ero molto emozionato. Ricordo il ritiro del pettorale, la notte insonne, l'incognita di affrontare per la prima volta i 42km e poi l'atmosfera di festa, i sanpietrini dei chilometri finali nel centro storico, l'arrivo al Colosseo, il compleanno di mio fratello…

Quel giorno, per ragioni di sicurezza, non ci fecero transitare da San Pietro e tirammo dritto sul Lungotevere per arrivare alla mezza maratona e poi continuare in direzione nord. Ammetto che sarei passato volentieri da via della Conciliazione per poi lambire il “colonnato di destra” e suggellare la mia prima maratona con un ricordo indelebile, ma non fu possibile... Gli elicotteri erano numerosi, quel giorno, nel cielo di Roma (soprattutto sopra Castel Sant’Angelo), io correvo e pregavo per questo papa “venuto dalla fine del mondo”.

La fatica di una maratona è forse paragonabile all’impegno che papa Francesco ha dovuto affrontare in questi anni non facili. Anzitutto la riforma della Curia vaticana, desiderata dal suo predecessore che però non ebbe energie per realizzarla. Ci voleva un uomo più giovane e forse più libero, aggiungiamo noi. Lo scoppio del problema degli abusi, diffuso nella società ma che fa senz'altro più rumore quando vissuto tra le mura ecclesiastiche. Le critiche feroci arrivate più in ambito ecclesiale che dall'esterno. Queste ultime, un'assoluta novità: non c'era mai stata prima d'ora la licenza per un manifestato dissenso nei confronti di un pontefice. E poi la pandemia da Covid19, la guerra in Ucraina…

Una sintesi del decennio del papa piemontese-latinoamericano che viaggia portando con sé il suo bagaglio a mano, ce la offre il mio amico (ormai irraggiungibile) Antonio Spadaro, gesuita, direttore de La Civiltà Cattolica, alla quale ha dato nuovo impulso in questi anni: "Le tre parole dei 10 anni di Papa Francesco: misericordia (il volto di Dio) fratellanza (il rapporto tra uomini, popoli, creature) sinodalità (la riforma della Chiesa missionaria). Se dovessi sceglierne una [un’altra] direi complessità, che Francesco accoglie cordialmente, senza rigidità". Vorremmo aggiungere anche quel ritornello ormai famoso, perché più volte ripetuto e spiegato, di una “Chiesa in uscita” che va incontro al mondo e all’uomo di oggi e accoglie facendosi strumento di misericordia.

Noi stiamo con il papa sempre (non solo perché siamo stati educati così, ma perché lo riteniamo un valore) che si chiami Wojtyla, Ratzinger o Bergoglio. E' possibile vivere lo stesso servizio con stili e contenuti differenti pur nell'unica ortodossia. Dietro e dentro ogni persona c'è una cultura, un bagaglio formativo, esperienze significative, come anche delusioni e ferite. Auguri papa Francesco! Lunga vita!

[NdR. A quella maratona “neopapale” c’era anche il sottoscritto, che arrivò a Roma debilitato da una settimana di influenza e di antibiotici, ma non potevo deludere Alessio Guidi che mi aveva ‘ingaggiato’. Finii in 4.19, tempo che ormai mi sogno anche da ‘sano’. Ma come dice l’apostolo Paolo, l’importante è non perdere la fede: anche nei valori dello sport. F. Marri]

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