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Set 14, 2023 606volte

Modena, 7^ Corri con AIL: una buona causa e l’acqua calda (non ditelo a Giangi)

Modena, 7^ Corri con AIL: una buona causa e l’acqua calda (non ditelo a Giangi) Teida Seghedoni, Roberto Mandelli

13 settembre – Anche Modena ha i suoi due passi a buione, con successo maggiore della consorella allestita la settimana scorsa nel reggiano: una camminata tra il lusco del tramonto e il brusco della notte, nella locazione del vecchio ippodromo che in qualche giorno all’anno viene sottratto al malaffare e restituito alla gente civile (meglio però lasciar stare la tribuna, alle volte indicata dai tribunali come residenza coatta degli arresti domiciliari…), su un percorso girato rigirato e pregnolato in tutte le gare urbane modenesi, ma favorito dall’esistenza di molte piste ciclabili e dal perfetto controllo del traffico ad opera dei vigili urbani. Aggiungiamo la non competitività dell’evento aperto a camminatori, nostalgici delle cinquettrenta, pink ladies, ardenti signore che esibiscono tenute da spiaggia, maschietti puniti dalla vita che accompagnando ladies sperano nel miracolo post-gara..., e il prezzo d’iscrizione davvero ai minimi storici (2 euro), la presenza dello speaker Brighenti quanto mai in vena di aneddoti, e della fotografa Teida appositamente rientrata dalla villeggiatura marina (come diceva Palazzeschi, chissà se nemmeno ce l’ha una grande città) e una tantum disposta a elargire anche a un pasticcione  grezzo come il sottoscritto una minima scelta dei suoi inimitabili scatti; e allora potremo pure non dire a Giangi che l’unica bevanda disponibile, l’acqua del ristoro sia intermedio sia finale, era calda.

Si parte puntuali, e quelli della vecchia guardia hanno a disposizione tre quarti d’ora (su un doppio giro quotato come sempre 10 km ma in realtà di 8,600) per disquisire, in anteprima al festival della Ciarlataneria in apertura venerdì, sulle ultime vicende e curiosità, anche quelle che Brighenti non osa dire in pubblico: fatti i doverosi auguri alla coppia di Massa Finalese Ottavio & Antonella, che in questi giorni doppiano il mezzo secolo di matrimonio, e salutata la campionessa Luciana (“no, sono la sua gemella! – tranquilla, sei campionessa anche tu”: chi potrebbe negarlo vedendo il luminoso sorriso in basso a destra del collage?), i soliti noti decidono di seguire ciascuno i propri ritmi ed estri: i cugini Giaroli optano per procedere al passo di Paolone (cosicché una tantum io precederò Angelo sul traguardo), mentre all’altezza della chiesa di San Francesco, esaurite le relazioni sul diverbio supermaratonico prima della Birra, passiamo a integrare le cronache degli amori podistici (t’en saìva ménga che a gh’era anch quàll dal negozi ed scherpi, che na volta l’òm invitee a gnir a cùrer con nuèter, e lò al s’ha rispost chl’era impgnèe, e po’ a l’om vèst cun cla là: guèrda ch’an g’om ménga di probléma s’tel dis subétt!), fino a che non raggiungiamo un insigne fisioterapista dell’ospedale civile (a soun in pensiòun ma a lavor piò che prémma), e dopo avergli chiesto se vale ancora la mia prenotazione per un ciclo riabilitativo fissato per il 2 marzo 2020, viriamo il discorso sulla malattia del secolo, la prospera: se, come dice Giaroli, la birra è la concausa più scatenante,  è vero che a mangiare certe cose l’infiammazione passa? Ed è vero che se ti fai operare in un certo modo, dopo ti va meglio anche per quell’altra cosa? – eh, dipende, dipende… ma prima come andava? Lasòm pérder).

Si attraversano i giardini pubblici, e la memoria va alla banda, non di suonatori ma di ragazzacci che ti facevano i gavettoni, e soprattutto ai due leoni Ras e Lea che ci stavano in gabbia, e una volta (ricorda Paolino) inondarono delle loro escrezioni una damazza tutta agghindata che li ammirava.

Intanto si contorna l’accademia e si fa un primo passaggio sotto le facezie di Brighenti circa la sfida in corso tra i quattro maschietti ritratti nel collage, e soprattutto i due a destra in alto. Nel secondo giro il fisioterapista, esaurito il giro d’orizzonte sulle dimensioni delle dita degli urologi e investigatori prostatici, “strappa” e in men che non si dica prende 100 metri; anche Paolino deve voltarsi spesso indietro per controllare se lo seguo, ma moralmente vince lui se non fosse che in zona traguardo si imbatte in un gruppo di camminatrici che lo intralcia permettendomi di raggiungerlo e salvare l’onore (ma ti giuro che alla Birra credevo di esserti dietro, invece nella classifica dicono che ho un giro in più).

Il clan mi fa omaggio del ‘pettorale’, ovvero il braccialetto luminoso che serviva come contrassegno, e che dopo mezz’ora finirà su braccia e caviglie del riccioluto nipote americano; poi ci si danno gli appuntamenti per venerdì sabato e domenica, senza dimenticare il must di Assisi (ma attenti, è il 5 e non l’11 novembre, non iscriviamoci a due corse lo stesso giorno, che è un privilegio dei super-super da centinaia di maratone annue in 6 ore e mezzo).

Come direbbe la Bellissima (però assente anche oggi), quant’è bello il Ciakara-walking.

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