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Giu 02, 2024 594volte

Sala Baganza (PR): + Kuota Race, unica difficoltà la grandine

Le due vincitrici, nel sole e nella pioggia Le due vincitrici, nel sole e nella pioggia Roberto Mandelli

1° giugno – Di tutte le province emiliane, quella di Parma è forse la prima quanto a vasta offerta di trail “facili”, al limite della scarpinata che si può affrontare con le scarpette da asfalto. Ne ricordavo una in questa cittadina, partita sempre di sabato pomeriggio da un grosso salumificio, che almeno presentava un tratto impegnativo in cima a un calanco; invece questa +Kuota Race (dal nome della società organizzatrice) consisteva in uno o due giri, così descritti dalle info ufficiali: “percorriamo la ciclabile ghiaiata per km 5,500 svolta a dx con successivo attraversamento della strada provinciale. Inizia una salita di circa 1km passando per l’antico casale del Marmorino che ci consente di affrontare la breve ma durissima riva dei Gelati, al culmine svolta a dx con breve tratto che consente di recuperare e poi altri 100mt lineari che portano al punto più altimetrico del percorso. Si continua su sterrato per circa 1,5km per poi lanciarsi in veloce discesa su asfalto che ci concede di tornare previo secondo attraversamento stradale su ciclabile del Baganza per proseguire in un comodo ritorno di 3,3km verso la zona partenza/arrivo”.

La “breve ma durissima salita” portava da quota 150 a circa 390, su un sentiero erboso e poi all’interno di un boschetto, e non avrebbe spaventato nessuno se, dopo circa 50 minuti di gara (quando cioè i migliori stavano concludendo il primo o unico giro) non si fosse scatenata una bufera con chicchi di grandine delle dimensioni di ciliegine, durata (per quanto mi riguarda) una ventina di minuti, fino a ridiventare pioggia nel “comodo ritorno” sul torrente Baganza. Chi si è riparato sotto gli alberi, chi si è fermato al ristoro (posto all’inizio della discesa), chi ha proseguito per prenderne meno che potesse.

Al traguardo ha prevalso, sui 13 km, Mark Penna, un quarantenne che ha chiuso in 55 minuti esatti, 50 secondi davanti a Luca Pellizzoni che di anni ne ha la metà; tra le donne, usuale successo di Isabella Morlini (di cui non dirò l’età ma solo che oggi festeggiava i 28 anni di matrimonio), undicesima assoluta in 1.01:39, tre minuti abbondanti su Aude Kienzler (dieci anni di meno). 97 gli arrivati, ben al di sotto del tempo massimo fissato con longanimità in 3 ore.

Sul doppio giro, successo di Marco Bonfante in 1.52:17, quasi tre minuti su Andrea Bonici (e solo questi primi due sono stati sotto le 2 ore). Tra le donne, ha prevalso Valeria Poltronieri in 2.18:48, quasi 4 minuti su Beatrice Merli. Solo 41 gli arrivati, includendo tra essi la valorosa Michela Grassetto, della società organizzatrice, che in funzione di scopa ha chiuso in 3.50:58 (pensare che erano assegnate 7 ore di tmax).

Percorso ben segnato (d’altronde, c’era poca possibilità di incrociare sentieri concorrenti), ben presidiato negli attraversamenti, divenuto difficile in quanto scivoloso o ridotto a torrente nel tratto più alto. Un ristoro, come detto, poco oltre la metà, e uno molto ricco al traguardo, dove sono apparse anche bottiglie di prosecco.

Per chi ha avuto la pazienza di aspettare (a un certo punto era mancata anche l’energia elettrica), inclusa nel costo d’iscrizione c’era anche una abbondante pizza margherita. Docce calde per tutti, pronta esposizione delle classifiche e ottima gestione microfonica da parte del campione reggiano Gian Matteo Reverberi, ormai a suo agio nella veste di speaker.

Informazioni aggiuntive

Fonte Classifica: Endu

1 commento

  • Link al commento Andrea Lunedì, 03 Giugno 2024 12:31 inviato da Andrea

    A differenza di Fabio, avendo fatto il secondo giro, la mia esperienza è stata diversa. A mio avviso, la difficoltà è stato un breve tratto di fango più che la grandine. Mai mi sarei aspettato di dover fare due giri dello stesso percorso così diversi l’uno dall’altro. Se al primo giro la collinetta con il suo boschetto hanno rappresentato per i partecipanti meno veloci come me un modo per ripararsi almeno in parte dalla grandine, nel secondo è stato un passaggio che si è rivelato piuttosto complicato. Non tanto per la pendenza, quanto per la contropendenza dell’angusto passaggio che rendevano il percorso difficoltoso poiché scivoloso. E pensare che il regolamento non richiedeva neanche scarpe da trail tra il materiale obbligatorio. La presenza di qualche corda a cui aggrapparsi avrebbe potuto aiutare. Inoltre non mi ha lasciato indifferente assistere al crollo di un albero a pochi metri di distanza da me. Fortunatamente l’albero è caduto fuori dal percorso ma è stato un bel pericolo. Se la grandine è un evento piuttosto eccezionale la pioggia non lo è e forse la scelta del percorso non ha sufficientemente tenuto in considerazione questa eventualità. Inoltre mi chiedo se sia stata verificata la condizione del percorso nel boschetto prima dell’arrivo dei primi partecipanti della 26, forse si poteva valutare una deviazione vista la tipologia di percorso e le condizioni meteo. In conclusione, l’impressione è che il percorso collinare nel boschetto di fatto non fosse un vero sentiero ma un passaggio ricavato in modo improvvisato senza valutare come sarebbe potuto diventare in condizioni di pioggia. A parte questo inconveniente, comprensibile in una prima edizione, bisogna riconoscere a l’ottima accoglienza, i servizi i ristori e la cena oltre allo spazio coperto che ha permesso di cenare ed assistere alle premiazioni senza bagnarsi.

    Rapporto

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