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Feb 14, 2022 2173volte

Campigna (FO) – 5° Campigna Winter Trail

Campigna (FO) – 5° Campigna Winter Trail Roberto Mandelli

13 febbraio – Finalmente si è potuta correre la versione invernale ‘lunga’ della gara, nata come trail estivo di 23 km da fare a metà luglio. Per le note ragioni, l’organizzazione è passata per varie traversie, di cui si ha traccia in molti siti dedicati all’avvenimento: dopo la quarta edizione svolta il 9-2-2020 sulla distanza di 21 km, nell’imminenza delle restrizioni da Covid, era saltata poi quella del febbraio 2021, né miglior esito consta per una edizione sui 12,5 km programmata lo scorso 30 novembre.

Ma questa volta gli organizzatori della Forlì Trail Asd, ben sostenuti dalle associazioni turistiche del Casentino forlivese, ce l’hanno fatta, e così abbiamo risalito la fredda valle del Bidente (costantemente sottozero nella mattinata), oltre un’ora d’auto da Forlì per una strada tortuosa e costellata di autovelox che punta sul Casentino di Arezzo ed è uno dei tracciati più antichi tra Firenze e la Romagna, percorso anche da Dante ai suoi tempi.

Noi ci siamo fermati a Campigna, 1068 metri, all’interno del grande parco delle foreste casentinesi (immense faggete), ai piedi della catena del Falterona dove nasce l’Arno, e alla base delle ultime rampe del passo La Calla. Questa volta il percorso era quantificato in 19 km con dislivello di 900 metri: tranne i primi e gli ultimi 2 km, su un’antica strada ducal-papale sterrata, tutto il resto era su sentieri e carraie interamente ricoperti di neve, perlopiù soda e ghiacciata (da affrontare con una certa cautela in discesa) tranne che intorno ai km 13/14, esposti al sole e dove il piede affondava anche per una ventina di centimetri nella neve fresca.

Se non altro, la partenza alle 10 ha consentito di prendere un minimo di tintarella, quando dopo 7 km di bosco si usciva in vetta affrontando prima il monte Falco (la cima più elevata della zona, a 1650 metri) e poi, dopo una discesa, di nuovo il monte Gabrendo a 1540 metri (quello della neve fresca e della salita più ripida, roba da 17’ a km per i faticatori della mia taglia).

Ha rivinto lo stesso vincitore del 2020, Patrizio Bartolini del Trail Running Project, in 1.46:48, appena 11 secondi meno di Mattia Capece (Impossible226 Triathlon Forlì). Da notare che nel 2020 Bartolini aveva concluso, su una distanza più lunga di 2 km ma impiegando 21 minuti di meno, il che definisce la maggior difficoltà del giro attuale (su cui il mio Gps, per quello che può valere, indica un dislivello di 1000 metri tondi). 109 in totale i classificati, di cui 20 donne (vanno aggiunti i non competitivi, partiti a seguire sullo stesso percorso): nel 2020 gli arrivati ufficiali erano stati 184.

Le donne sono state regolate da Oana Alina Popa (tesserata Rimini Marathon) in 2.13:56; seconda è giunta Simona Rossi, compagna di squadra del vincitore uomo; la Rossi aveva vinto nel 2020, ma col tempo di 1.42, mentre oggi ha impiegato 35 minuti in più.

Percorso gradevole, frequentatissimo da escursionisti nel tratto toscano, privo di difficoltà estreme, che toccava i rifugi Capanna, Fontanone, La Calla e Città di Forlì, in gran parte corribile (dai più bravi), ottimamente segnalato tranne gli ultimi 2 km, coincidenti coi primi 2 e per i quali gli organizzatori forse si fidavano della nostra memoria: dato che la distanza tra le bandelle arancioni, solitamente di 200 metri fino a quel momento, saliva fino a 800 metri. Qualche perplessità lasciano i quasi 5 km attorno al monte Gabrendo, un anello che si chiudeva su se stesso dando la possibilità teorica di passare dal km 9 al 14, senza nessun controllo al punto più distante, il rifugio La Calla: i trailer sono tutti per definizione onestissimi, ma sta di fatto che uno dei pochi che mi arrancava dietro, verso il km 9 ha chiesto a un addetto dove si poteva tagliare perché aveva un appuntamento urgente a valle…

Uno solo era il ristoro annunciato (forse in considerazione del percorso, inizialmente annunciato in 12,5 km), ma nella realtà erano due, ai km 7 e 13, con tè caldo o almeno tiepido, e acqua; per i ristori solidi ci era stato imposto di portarli con sé, insieme agli altri materiali solitamente prescritti in questo tipo di gare. Anche al termine, per le note imposizioni del ministro-bambino e dei suoi servi più o meno sapienti, il ristoro era sostituito da un sacchetto coi viveri; la tradizione di montagna si salvava con un bel pentolone di vin brulé in cui pescare mediante il tradizionale mestolo. Controllo preventivo di greenpass e obbligo teorico di mascherine in zona arrivo e nei primi/ultimi 500 metri di gara.

Dopo la medaglia ecologica... di cartone, graditissimo ed eccellente il servizio docce, per la concessione di camere dei due alberghi Granduca e Scoiattolo in un raggio di 150 metri dal traguardo; da sfruttare l’opportunità di pranzo tosco-romagnolo, tra tortelli, tagliatelle o polenta arricchiti da cinghiale o capriolo e annaffiati da vini in caraffa. Allo Scoiattolo faccio conoscenza cogli allegri ragazzi della Leopodistica di Faenza, un 8° e 9° posto assoluto maschile, un 7° femminile, capitanati per età da Ercole Cavina, un neosessantenne che ha corso la prima maratona alla corte di Vedilei e punta al Passatore: ma ora incombono gli altri trail romagnoli, di cui il CWT (maratone e “Cinghiali” a parte) è sicuramente quello che va più in alto.

 

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