Per il Passatore ora è tempo solo di “Amarcord”
L’ alluvione dell’Emilia Romagna mi ha dato una stretta al cuore e riportato ricordi indimenticabili: il Lamone con la mitica Maratona di Russi e quelle di Vigarano Mainarda - poi di Ferrara -, di Ravenna e l’inarrivabile 100 chilometri del Passatore, che quest’anno compirebbe cinquant’anni con la 49^ edizione: essendo stato annullato per il Covid due anni fa. Era Campionato Italiano, ma il diavolo ci ha messo la coda, evidentemente c’è una certa incompatibilità col Robin Hood della Romagna, Stefano Pelloni, il Passator cortese, morto a soli 26 anni a causa delle sue scorribande.
Dopo aver saggiato la prova nel 1988, 344° in 12h50’, tre anni dopo, complice l’assegnazione del Campionato del Mondo, decisi di portarvi la mia Società: all’inizio mi dettero del matto, poi quando seppero dei traguardi intermedi (Borgo San Lorenzo 29 km, Casaglia 51 e Marradi 65) in 28 accettarono la spedizione. Il grosso sarebbe arrivato col pullman domenica mattina; io, Francesco Coriale e Spirito Peirano, loro con ambizioni di classifica, partimmo sabato con la mia Uno .
A Firenze fu una notte movimentata, Coriale russava pesantemente, così presi il materasso, lo misi nella vasca da bagno, ci entrai, chiusi la porta e finalmente riuscii a dormire.
La mattina dopo alle 11 eravamo in Piazza davanti agli Uffizi a ritirare i pettorali, poi una buona “fiorentina” e infine alle 15 in Piazza della Signoria a distribuire i pettorali ai miei “soci”; alle 15,30 punzonatura poi finalmente il via.
Si comincia subito a salire verso Fiesole, 300 metri di dislivello in sette chilometri, poi Le Croci a quota 500 dopo altri dieci, discesa veloce verso Borgo San Lorenzo, 29° chilometro e primo traguardo intermedio: passando vedo il pullman che aspetta i nostri della prima tappa.
Adesso si sale veramente verso la Colla di Casaglia, quota 913, metà percorso, arrivo in cima verso le 20,30, comincia a far freddo e con la sola canottiera si battono i denti; il pullman arriva dopo dieci minuti, salgo di corsa, mi cambio, indosso la tuta e il kway e riparto deciso verso Marradi. La discesa invoglia a spingere, ma la prudenza consiglia di controllare l’andatura.
A Marradi, 65° chilometro, c’è un posto medico fisso con massaggiatori a disposizione, mi fermo cinque minuti e riparto camminando, come avevo programmato.
Ricorderò sempre quei 36.500 metri finali, il cielo cesellato di stelle, il profumo di primavera della campagna romagnola, la gentilezza delle persone ai cinque posti di rifornimento; nell’ultimo, a Brisighella, sono le 3 del mattino, una signora sui sessant’anni mi porge una cioccolata calda con un sorriso. Questa è la forza del Passatore, la gente ospitale e attiva, purtroppo oggi sottoposta a una durissima prova.
All’arrivo in Piazza del Popolo, dopo 12h02’, mi consegnano il trittico di vini del Passatore, trovo i miei amici ai quali avevo affidato la Uno da portare a Faenza, mi caricano in macchina e mi portano in uno stanzone pieno di brande; appena ne individuo una vuota, mi ci butto sopra e dormo profondamente.
Alle 11 ripartiamo per Torino: Coriale, M55, ha un diavolo per capello, “per soli due minuti non sono campione del mondo!”.
Arrivato a casa, la consorte mi chiede “Com’è andata ?”, le allungo un foglietto:
GRAZIE SIGNORE
Notte scura sui monti d’Appenino.
Sono lontani Piazza Signoria,
la salita del colle fiesolano,
San Lorenzo ai piedi delle Croci,
la dura e fredda cima della Colla.
Tutto è silente, sospeso, ovattato.
Nella discesa lesta su Marradi,
alla tremula luce delle stelle,
il mio cuore si perde nel pensiero.
Lontano è il mondo con le sue miserie,
vola l’anima alfine riscattata;
in questa notte magica di maggio
la Tua presenza sento, mio Signore.
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