Quando il sudore non vale: la beffa delle premiazioni
Nel mondo dell’atletica leggera, fatto di allenamenti massacranti, sacrifici personali e sforzi incessanti per limare anche solo un centesimo di secondo dal proprio tempo, le premiazioni dovrebbero rappresentare il riconoscimento concreto di tutto questo impegno. Eppure, troppo spesso, assistiamo a scene che rasentano il ridicolo: podi accompagnati da medaglie di plastica scadente, maglie che sono rimanenze di magazzino e premi che paiono più un'offesa che un tributo.
Basta assistere a qualche gara locale o nazionale per rendersi conto della situazione. Atleti che si allenano per mesi, magari anni, per una competizione, si vedono premiati con una targa di latta, un gadget promozionale o – nei casi peggiori – una semplice stretta di mano. Non si chiede certo che ogni vincitore porti a casa un premio in denaro o un trofeo scintillante degno delle Olimpiadi, ma esiste una differenza tra la sobrietà e la mancanza di rispetto.
Un esempio emblematico è quanto successo recentemente per il “Trofeo Miglio Piemonte” in occasione della “Festa dell’Atletica regionale” alla presenza del presidente nazionale Stefano Mei, in cui non solo noi Master, ma anche i giovani atleti, dopo gare estenuanti, hanno ricevuto premi che sembrano più un avanzo di qualche vecchio evento svoltosi in Piemonte che un riconoscimento sportivo. Il messaggio che passa è disastroso: l’impegno non vale nulla, lo sport è solo un passatempo e chi dedica ore e ore alla pista non merita un riconoscimento adeguato. Come si può pretendere di incentivare la passione per l’atletica se il primo segnale che arriva è che la fatica non ha valore?
Alcune volte poi capita di ritirare il premio in modalità self service. Niente podio e proclamazione; consegnato brevi manu in anonimato al gazebo da un addetto che controlla sul foglio le classifiche, senza poter stringere la mano e complimentarsi con chi ha battagliato con te...
Ma non ci si deve lamentare troppo: recentemente al termine di 21 km e spiccioli di una storica gara i tredicimila finisher non hanno trovato la agognata medaglia da mettere al collo, per risparmiare gli organizzatori avevano pensato bene di ordinare le stesse in Cina. Hanno però calcolato male i tempi e le medaglie son rimaste al porto di Rotterdam ancora da sdoganare (NdR: in questo caso però erano "solo" medaglie di partecipazione, non di classifica assoluta/categoria). Eppure basterebbe poco: un foglio A4 (non si pretende la pergamena) come diploma con scritto in calligrafia il nome del premiato e la gara-concorso. Forse ne sarebbero più felici mogli, figli e nipotini che comprenderebbero meglio la passione che porta (nonostante tutto) a scapito di età e problemi vari a pestare e ciabattare piste e pedane non più in terra rossa ma in performante tartan.
Il problema, a nostro modesto avviso, non è solo economico, perché anche con budget limitati si possono comunque organizzare premiazioni dignitose. Basterebbe meno superficialità e più attenzione verso chi rende grande questo sport. Un premio simbolico, ben pensato e di qualità, può fare molto di più di un qualcosa preso a caso da un fondo di magazzino. L’atletica è disciplina, dedizione e spirito di sacrificio: trattiamo i suoi protagonisti con il rispetto che meritano!
NdR: nella foto di apertura un esempio di bella premiazione, con podio, microfono, medaglie e maglia di campione, in occasione dei recenti Campionati Master Regionali Indoor