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Apr 29, 2018 Vittorio Camacci

Mangialonga e altre gare "anomale"...

Un momento della Mangialonga 2018 Un momento della Mangialonga 2018 Foto Sito Facebook

E' notizia di questi giorni che circa 250 su 1.800 partecipanti alla Mangialonga del Golfo Paradiso di Recco hanno accusato malori: nausea, vomito, febbre alta e diarrea, dopo aver partecipato all' evento del 25 aprile scorso.

La suddetta Mangialonga di 14 chilometri prevedeva diverse tappe con: focaccia genovese e vino bicesco al Belvedere di Megli; capponada (a base di tonno e acciughe) e rosato toscano a Polanesi; trofie alla paesana e cortese di Gavi a Sant'Apollinare; arista al forno con patate e bovarda Oltrepò Pavese ad Ageno; salame e pecorino e dolcetto d'Ovada all' Ascensione; macedonia d'ananas e fragole al maraschino a Maggiolo;  infine, canestrelli dolci e verduzzo dolce sul lungomare di Recco.

Insomma, un ricco menù degno quasi di un pranzo di nozze.

Ora premetto una riflessione: chi ha la passione della corsa sa benissimo come funziona una gara, c'è un gruppo più o meno numeroso di runners che si sfidano tra loro. Questo modello di competizione è stato inventato migliaia di anni fa ed infine codificato dai greci nelle olimpiadi antiche ed è sinonimo di disciplina, fatica se non di modus vivendi.

Purtroppo, per i puristi e gli estimatori di questa bellissima disciplina sportiva, negli ultimi anni abbiamo visto nascere ed avere molto successo anche delle gare "anomale", che con la purezza della corsa hanno ben poco a che fare. Sono delle run in cui la corsa rappresenta l' elemento principale, ma il contorno è goliardico e poco sportivo per cui a volte in queste manifestazioni si raggiunge il paradosso.

Le Strongman Run, le Color Run, le Spartan Race, le Electric run, le corse con i tacchi a spillo, le "ogni giro, un bicchiere di birra", le corse con la moglie in spalla, ecc. ecc.

L' Italia, il paese delle sagre per eccellenza, non poteva sottrarsi a queste mode abbinando la corsa alle prelibatezze gastronomiche del territorio e creando così le "mangialonghe" , dove in una camminata vengono inserite delle tappe o delle fermate dove poter degustare prodotti e piatti del territorio.

Per chi pratica la corsa seriamente e professionalmente, per i cosiddetti "puristi" ciò è inconcepibile: tutti sappiamo che correre a stomaco pieno ed in piena digestione, non solo è fastidioso, ma può provocare malori se non seri problemi di salute. Certamente nelle long-distance è necessaria una integrazione, ma questo è un discorso diverso e complicato che va approfondito in altra sede.

Nel nostro paese, la ristorazione classica, attraverso strutture fisse e mobili, ha una serie di norme ed obblighi, sia per la conservazione, sia per la cucina dei cibi, molto rigide e complicate, come è giusto che sia. Possiamo altresì immaginare quanto sia complicato allestire una " Mangialonga" a tappe con 1.800 partecipanti, con diverse postazioni sparse nel territorio , e quanto sia difficile conservare e distribuire così tanti piatti a centinaia di camminatori che in fila indiana ed a diverso passo sfilano sui sentieri.

Sicuramente tra il primo a transitare in una postazione e l'ultimo possono anche trascorrere delle ore. La promiscuità delle strutture mobili, le condizioni climatiche di giornata, i contatti fisici tra i partecipanti e tra i partecipanti e gli oggetti possono inoltre causare la contaminazione degli alimenti.

Secondo il mio modesto parere bisogna lasciare ad ognuno il suo mestiere non facendo di ogni "erba un fascio" : gli organizzatori di eventi sportivi si occupino di gare, le associazioni territoriali e le pro-loco di sagre culinarie, i saltimbanchi si esibiscano nel circo.

Lo sport e la salute sono cose serie, non contaminiamole !

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