Mangialonga e altre gare "anomale"...
E' notizia di questi giorni che circa 250 su 1.800 partecipanti alla Mangialonga del Golfo Paradiso di Recco hanno accusato malori: nausea, vomito, febbre alta e diarrea, dopo aver partecipato all' evento del 25 aprile scorso.
La suddetta Mangialonga di 14 chilometri prevedeva diverse tappe con: focaccia genovese e vino bicesco al Belvedere di Megli; capponada (a base di tonno e acciughe) e rosato toscano a Polanesi; trofie alla paesana e cortese di Gavi a Sant'Apollinare; arista al forno con patate e bovarda Oltrepò Pavese ad Ageno; salame e pecorino e dolcetto d'Ovada all' Ascensione; macedonia d'ananas e fragole al maraschino a Maggiolo; infine, canestrelli dolci e verduzzo dolce sul lungomare di Recco.
Insomma, un ricco menù degno quasi di un pranzo di nozze.
Ora premetto una riflessione: chi ha la passione della corsa sa benissimo come funziona una gara, c'è un gruppo più o meno numeroso di runners che si sfidano tra loro. Questo modello di competizione è stato inventato migliaia di anni fa ed infine codificato dai greci nelle olimpiadi antiche ed è sinonimo di disciplina, fatica se non di modus vivendi.
Purtroppo, per i puristi e gli estimatori di questa bellissima disciplina sportiva, negli ultimi anni abbiamo visto nascere ed avere molto successo anche delle gare "anomale", che con la purezza della corsa hanno ben poco a che fare. Sono delle run in cui la corsa rappresenta l' elemento principale, ma il contorno è goliardico e poco sportivo per cui a volte in queste manifestazioni si raggiunge il paradosso.
Le Strongman Run, le Color Run, le Spartan Race, le Electric run, le corse con i tacchi a spillo, le "ogni giro, un bicchiere di birra", le corse con la moglie in spalla, ecc. ecc.
L' Italia, il paese delle sagre per eccellenza, non poteva sottrarsi a queste mode abbinando la corsa alle prelibatezze gastronomiche del territorio e creando così le "mangialonghe" , dove in una camminata vengono inserite delle tappe o delle fermate dove poter degustare prodotti e piatti del territorio.
Per chi pratica la corsa seriamente e professionalmente, per i cosiddetti "puristi" ciò è inconcepibile: tutti sappiamo che correre a stomaco pieno ed in piena digestione, non solo è fastidioso, ma può provocare malori se non seri problemi di salute. Certamente nelle long-distance è necessaria una integrazione, ma questo è un discorso diverso e complicato che va approfondito in altra sede.
Nel nostro paese, la ristorazione classica, attraverso strutture fisse e mobili, ha una serie di norme ed obblighi, sia per la conservazione, sia per la cucina dei cibi, molto rigide e complicate, come è giusto che sia. Possiamo altresì immaginare quanto sia complicato allestire una " Mangialonga" a tappe con 1.800 partecipanti, con diverse postazioni sparse nel territorio , e quanto sia difficile conservare e distribuire così tanti piatti a centinaia di camminatori che in fila indiana ed a diverso passo sfilano sui sentieri.
Sicuramente tra il primo a transitare in una postazione e l'ultimo possono anche trascorrere delle ore. La promiscuità delle strutture mobili, le condizioni climatiche di giornata, i contatti fisici tra i partecipanti e tra i partecipanti e gli oggetti possono inoltre causare la contaminazione degli alimenti.
Secondo il mio modesto parere bisogna lasciare ad ognuno il suo mestiere non facendo di ogni "erba un fascio" : gli organizzatori di eventi sportivi si occupino di gare, le associazioni territoriali e le pro-loco di sagre culinarie, i saltimbanchi si esibiscano nel circo.
Lo sport e la salute sono cose serie, non contaminiamole !