R.I.P. Elsa Pasquali: "Vengo, mio Signore, a correre dietro a Te"
Se ne è andata in silenzio: questa non è la frase fatta che di solito apre i necrologi, ma corrisponde alla scelta di vita e di morte di suor Elsa Pasquali, vicentina di Schio, classe 1941, che l’8 dicembre 1966, dieci mesi dopo aver stabilito il record mondiale dei 30 km (con 2.03:04), aveva scelto di entrare nel monastero di Vimercate con la congregazione di S. Paolo di Chartres (un ordine di suore consacrate alla carità verso il prossimo, fondato nel 1696 e che ha ora la sua sede centrale a Roma). E proprio nella Casa di Roma suor Elsa è spirata l’8 febbraio, ma disponendo che l’annuncio della sua morte fosse divulgato solo ieri, 13 febbraio, ad esequie avvenute.
Elsa Pasquali, tesserata per l’Atletica Schio, che si allenava la sera dopo aver lavorato in fabbrica, nei primi anni Sessanta raggiunse e superò le distanze massime allora consentite alle donne: cominciò coi 400, 800 e 1500 metri (ricordo che Paola Pigni, più giovane di lei di 4 anni, cominciò a correre i 1500 all’altezza di Messico 1968, quando non erano ancora disciplina olimpica). Poi, sotto la guida di un allenatore straordinario come Mario Lanzi (il novarese classe 1914, argento olimpico a Berlino sugli 800, e che proprio a Schio concluse nel 1980 la sua carriera di sportivo e di uomo), il 29 dicembre 1965 stabilì il record mondiale sull’ora con la distanza di 15,953 chilometri. La ricorda ancora Giorgio Cimbrico, lo storico dell’atletica italiana, in un contributo del 2018 su “Le pioniere dell'atletica azzurra”, come colei che avviò il “processo di emancipazione, di abbattimento di cancelli all’interno dei quali erano state rinchiuse” le donne.
Nemmeno un mese e mezzo dopo il primo record, ecco un altro mondiale di Elsa, su una distanza semplicemente inimmaginabile al femminile, i 30 km, stabilito l’11 febbraio 1966. Fece in tempo a parlarne l’ultima edizione di un libro di culto, L'atletica femminile in Italia e nel mondo di Salvatore Massara (Napoli, L'Arte Tipografica, 19663, dopo una prima stampa del 1955 pubblicata a Vibo Valentia presso un editore che si chiamava, guarda caso, Gigliotti).
Ma mentre il libro usciva, Elsa, a 25 anni, entrava in convento a Vimercate, diventando per sempre suor Elsa, e così dichiarando al “Gazzettino”, il giornale della sua terra (che oggi ne riproduce le parole): “L’atletica mi ha dato molto, non soltanto sul piano fisico: le mie vittorie più belle, la mia capacità di resistenza allo sport, di soffrire nelle estenuanti gare sono state per me come un segno premonitore che avrei potuto applicare le mie forze fisiche e il mio spirito di sacrificio a un fine più utile di quello che non sia il raggiungimento di un traguardo agonistico. Donando la mia vita a Dio, le darò un senso nuovo, mi completerò, mi arricchirò più di quanto un qualsiasi primato mondiale possa arricchirmi».
Tornò a Schio quattro anni dopo, scrivendo per l’inaugurazione del nuovo centro per l’atletica leggera questa frase: «Qui Cristo mi chiamò. Sì, vengo mio Signore a correre dietro a Te. Tu sarai la mia pista, Tu sarai il mio allenatore, Tu sarai la mia gara, Tu sarai il mio traguardo…».
Domani mattina 15 febbraio, alle 9 nell'oratorio salesiano di Schio, una messa in suffragio. È da sperare che ben altri riconoscimenti giungano presto a ricordare Elsa anche su questa terra.
1 commento
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Venerdì, 15 Febbraio 2019 07:39
inviato da Alberto Liguori
Una passione infinita per la corsa, correre dietro a Dio non è cosa da poco, bella testimonianza, che il Signore l'abbia in gloria.
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