Stelvio Marathon, dove osano le aquile e non solo...
15 Giugno - Nel 1825 venne terminata la costruzione della strada carrozzabile attraverso il Passo dello Stelvio, che divenne un importante viatico durante la Grande Guerra; nel 1928 venne completamente asfaltata e nel 1953 per la prima volta inserita nel tracciato del Giro d'Italia. Vengono in mente i grandi del ciclismo che l'hanno conquistato, primo di tutti Coppi che qui fece la sua ultima impresa.
Mi credete quando vi dico che la sera prima della partenza ero letteralmente emozionato e con le gambe tremanti? Non sapevo cosa mi aspettasse. Il tracciato era stato modificato, gli ultimi 13 chilometri circa erano tutti asfalto, ci si immetteva nel 43° tornante e poi fin su... Ma faccio un passo indietro.
Il giorno prima, l'arrivo al ritiro pettorale è stato un misto di emozione e il pensiero fisso: "Sono davvero qui", oppure: "Quello è il gruppo dell'Ortles, chissà dov'è il Passo". Decido di fare alcuni chilometri in macchina, ma subito dopo Trafoi la strada è bloccata, non si passa. Il panorama è meraviglioso, sembrava l'anteprima dello spettacolo che mi avrebbe atteso il giorno seguente, era come se quella parte mi stesse dicendo: "Goditi la vista, domani sarà l'agonia".
Forse ero troppo nervoso, ma intendiamoci: chi non sarebbe nervoso sapendo che il giorno dopo devi arrivare al Passo dello Stelvio? Il valico automobilistico più alto d'Italia e il secondo in Europa? Praticamente si sale su, sul tetto d'Italia. Il nostro paese ha cime imperiose, ma questa è la regina di tutte, la più temuta forse, quella che psicologicamente impegna maggiormente. Una continua salita costante, senza soste. 26 km di salita che massacra le gambe, ma è soprattutto la testa che viene annientata. Una maratona di per sé è un impegno importante, aggiungeteci anche tutti i chilometri di salita in sterrato con pendenze notevoli e i 42 tornanti per lo Stelvio, senza contare il dislivello pari a 2500 metri positivi, per arrivare a 2757 metri.
L'ossigeno diventa una risorsa che diminuisce metro dopo metro. Lo speaker alla partenza ha detto una frase importante: "Si arriva dove osano le aquile". Chi l'ha corsa domenica scorsa non è un'aquila, ma un eroe intrepido. Da Prato allo Stelvio la gara è iniziata facendo un anello che portava a Glorenza, e ritorno a Prato, poi su fino a Stelvio e poi Trafoi. Le pendenze in alcuni tratti erano quasi proibitive, continui strappi alternati da falsipiani brevi.
Si continua la salita, e la mia fatica si fa sentire, passo dopo passo con calma cerco di tenere. So che ci sono dei brevi tratti di discesa che ho dovuto affrontare lasciandomi andare. Tutto il tratto sterrato duro e impervio, dopo le pendenze notevoli che hanno messo alla prova la mia resistenza per svariati chilometri, è diventata una salita più dolce, ma sempre costante. Ristori incredibili, volontari sorridenti, che aiutavano tutti, sapevano bene la fatica che stavamo facendo.
Stelvio, stiamo arrivando... gli ultimi 3-4 chilometri di sterrato sono tutti in discesa abbastanza rapida, ma piena di radici e cambi di direzione. Grazie agli allenamenti in Maddelana con il gruppo a cui sono iscritto (RunToMe di Cremona), ero pronto ad affrontare tali avversità. La discesa mi ha permesso di recuperare molti concorrenti e diminuire il distacco da chi, in precedenza, mi aveva superato facilmente in salita. Siamo entrati nel 43° tornante, qui ora la gara si fa davvero dura. 13 chilometri di salita, tornanti, fresco del bosco inizialmente, poi al sole perenne, con la sola vista dell'arrivo.
Ho cercato svariate volte di provare a correre, ma le gambe non ne vogliono sapere, allora si cammina a passo svelto. Credo che tutti abbiano camminato ... Lo Stelvio, oltre che fisicamente, ti abbatte moralmente e psicologicamente. Non ti richiede nessuna sosta. Si sale, pendenza medie dell'8% con picchi oltre il 10%. Si sente sulle gambe, si sente sullo spirito, un paio di atleti mi superano, ma dopo poco li vedo in crisi nera. Donne e uomini che oltremodo sfiancati si fermano, fissano la vetta: mancano ancora 10 chilometri, 30 tornanti, poco sulla carta, ma troppo mentalmente.
Bisogna tener duro, darsi obiettivi nel breve periodo e non pensare ad altro. Ad altro però ho pensato, al mio gruppo che mi ha sostenuto prima della gara, e sapevo che aspettava notizie al mio arrivo. Correre è una sfida a me stesso e gli amici di RunToMe si meritano uno sforzo così notevole, non potevo deluderli.
Ai ristori mi fermo davvero molto poco, le gambe non possono rilassarsi troppo. Supero altri atleti che prima erano gagliardi, ma a meno 7 chilometri hanno l'agonia in volto. Tornante dopo tornante salgo, vedo la vetta, guardo il mio gps, mancano 3 chilometri, a lato della strada neve che si scioglie, rigagnoli di acqua fresca sull'asfalto, e vai col cammino veloce.
L'ultimo ristoro mi ha dato energia: una mezza fetta di melone, ancora i sali minerali, la coca cola, e si riparte; credo di essere rimasto per circa un minuto. Gli ultimi 500 metri sono stati come in un sogno, mi sembrava di vedere Coppi arrivare quasi in cima, i viandanti con i carri e i cavalli, ripensavo a loro, ai ciclisti che quotidianamente fanno quella strada mettendosi in gioco. Negli ultimi 5 metri mi fermo leggermente per applaudire; il mio nome detto dallo speaker, tutta la gente festante, e passo quella linea di arrivo. Il brivido sale, la fatica non c'è. Ho solo felicità, e le gambe stanche, ci bevo sopra la birra che trovo al ristoro dopo l'arrivo; mi dicono che ci sono 8 gradi, fa freddo. Sono pervaso da questa esaltazione e ho caldo, prendo medaglia del finisher e maglietta, con molta calma cerco un posto per sedermi.
Ed ecco che sale tutto ciò che ho accumulato in queste ultime ore e giorni. Emozioni, commozione. Ho superato anche questa. Mi congratulo con gli atleti appena dietro di me. Siamo stati tutti eroi, siamo stati tutti delle aquile. Arrivano i messaggi dal gruppo RunToMe, ammetto che qualche lacrima è scesa.
Lo Stelvio lo merita, è un vero gigante duro, severo, ma alla fine ti dà la lezione più grande di tutti. Mai fermarsi davanti alle difficoltà grandi, fare un passo alla volta, e nessuna cima sarà mai troppo lontana. Grazie di cuore a tutto lo staff, eccezionale, impeccabile, ai volontari magnifici, tutti eroici: grazie a loro che hanno fatto i miracoli per farci correre. Grazie, parte di questa emozione è data da voi e da tutti i vostri sforzi. Ah, questo era il mio regalo di compleanno che mi sono fatto. Direi che come regalo non potevo farmene uno migliore.
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