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Set 18, 2019 Vincenzo Carulli 2526volte

Reykjavik: due maratone in un viaggio solo (con balena) …

'Recupero' al cospetto dei ghiacciai 'Recupero' al cospetto dei ghiacciai Carulli/Mandelli

Cosa ti spinge a venir fin quassù?
Quell’isola così lontana, quella del mitico “Viaggio al centro della terra” di J. Verne, che credo tutti noi abbiamo letto da piccoli (quando ancora non avevamo videogiochi), quella dei vulcani, dei geyser, dei ghiacciai, delle cascate, delle sabbie nere … sì, proprio quella!

Sono stato a lungo indeciso, per tanti motivi, le vacanze, la distanza, mancanza di allenamento e chi più ne ha più ne metta. Poi (grazie alla pressione e l’insistenza di Mario Ferri), mi sono deciso …Perché no? L’occasione di un bel viaggio e una gara alle alte latitudini. Andiamo!

Mancavano pochi mesi, e siccome mi piace organizzarmi da solo, sono partito con la ricerca dei voli, della sistemazione e quanto necessario. Poche settimane e giù a capofitto …
Non racconto le varianti considerate per organizzarmi, anche perché pianificare un viaggio in Islanda può rivelarsi non propriamente economico, ma alla fine tutto è andato bene. Per Mario era l’occasione di una maratona in un posto ambito e mai raggiunto, per me era anche l’occasione di una vacanza con la mia signora, un viaggio che sarebbe proseguito per qualche giorno in più, scorrazzando per questa magica destinazione. Non eravamo comunque soli, c’erano ben altri 45 italiani giramondo iscritti alla maratona. 

La maratona si svolgeva il 24 agosto, speravamo che clima e temperature fossero piacevoli, ed in tal senso siamo stati fortunati.
Mario, con il cugino Massimo, era arrivato il giorno prima, e gentilmente aveva provveduto al ritiro del materiale, la maglia ed il pettorale. Noi, arrivati il giorno dopo ed accolti da una leggera pioggia, abbiamo comunque avuto la possibilità di un breve giro per l’expo, per sentire il clima accogliente e ricevere tanti sorrisi di benvenuto. Una organizzazione pragmatica ed efficiente.

La gara era per l’indomani, così dopo un breve giro in città abbiamo deciso per una serata tranquilla davanti ad un buon piatto di pasta cucinato in casa, nell’appartamento affittato per il week-end, incuranti della pioggia che fuori insisteva. Unica scelta possibile:  andar presto a dormire per riposare e prendere la carica.
Il giorno dopo siamo stati accolti da un cielo un po’ nuvoloso, con spazzi di luce da un  tiepido sole, fortunatamente senza pioggia. La temperatura era di circa 11 gradi, ma le previsioni davano un lieve incremento. Serenamente, percorrendo poche centinaia di metri, ci siamo recati al punto di partenza. Per strada tanta gente, mentre camminavo osservavo i runners e soprattutto come erano vestiti. Temevo il freddo ed il vento. Dopotutto eravamo in Islanda, e temevo che proprio il vento avrebbe potuto rendere il tutto più difficile. Ma … tutti erano così tranquilli …, mi sono lasciato andare e seguendo l’istinto mi sono liberato degli indumenti più robusti per restare solo con la maglietta tecnica. Scelta istintiva che si sarebbe rivelata felice, i runners erano davvero tanti, e c’era molta allegria. Siamo quindi partiti dal centro tutti insieme, atleti della maratona e  mezza maratona, graziati da un tiepido sole.

Il percorso si snodava un po’ per il centro per poi seguire il perimetro della città, lungo le coste dalle quali ammiravamo l’oceano, pensando alla latitudine ed alle centinaia o migliaia di miglia che ci separavano  dai continenti. Abbiamo ammirato una città moderna, che si è sviluppata soprattutto negli ultimi decenni, credo grazie alle proficue e generose relazioni con la comunità europea. Architetture e soluzioni urbanistiche molto gradevoli, palazzi moderni, modulari, con grandi finestre e balconi protetti da lastre di plexiglass per godersi la luce anche se fa freddo o c’è la neve, e soprattutto tante aree verdi.
Il percorso della maratona, nella seconda metà, si estendeva verso un’area nuova, che con la presenza di numerosi cantieri appariva oggetto di urbanizzazione. Un segnale della espansione in atto nella capitale, che si prepara ad accogliere nuovi abitanti.
I km sono scivolati via come al solito, in una temperatura fresca e mite, sotto un’ottima organizzazione con generosi ristori,  completi anche di energizzanti naturali quali uva passa  e frutta (meritano menzione anche i ristori privati che offrivano delle birre o dei dolci), con la nostra attenzione attirata dalla armonia e vivibilità di questa giovane capitale. 

Il peso della pausa estiva, alcuni eccessi gastronomici e la mancanza di allenamento tuttavia  si sono fatti sentire, ci abbiamo messo quasi 5 ore per tagliare il traguardo, ma eravamo rilassati ed abbiamo apprezzato e vissuto pienamente il percorso. Adesso potevamo gustarci anche la birra che ci avevano proposto in gara …, peccato che ne fosse rimasta ormai ben poca: ci siamo dissetati ed accontentati della frutta. 
La tensione era calata, e già la testa era altrove.

*     *     *

I nostri  compagni di avventura sarebbero rientrati a breve in Italia, ancora un giorno per visitare la città ed i dintorni insieme, poi le nostre strade si sarebbero separate. Noi, io e mia moglie, avevamo in mente una “seconda  maratona”, secondo una prassi ormai diffusa. L’Islanda è tuttavia una meta particolare, che a nostro avviso merita di essere vissuta con uno spirito particolare.
Noi abbiamo scelto di viaggiare con un piccolo camperavan (quelli adattati per due persone) fermandoci nei campeggi ove necessario. Unico limite: il tempo a disposizione prima del volo di ritorno. Il sacco a pelo per dormire, giusto come facevamo da boy scout, l’essenziale a corredo, nessuna rigida pianificazione  perché non sai mai esattamente se riuscirai a visitare tutti i posti che speri di vedere e nemmeno quante volte e per quanto tempo ti fermerai.
Scopri quindi che sacrificare un po’ della abituale comodità non è poi così difficile.
Scartate le destinazioni difficili, che richiedono delle jeep (qui ci sono anche delle Super Jeep adatte per percorsi veramente difficili), preso atto del tempo variabile e piovoso, siamo partiti con l’ambizioso obiettivo di completare il giro dell’isola. Perplessità accettate, ma si può fare! Siamo maratoneti, in fondo ….

Siamo partiti con il tour del famoso Circolo d’Oro, via verso il parco nazionale di Thingvellir dove si può ammirare la dorsale medio atlantica, area geologica particolarissima in mezzo alle placche tettoniche euroasiatica e nordamericana. Una breve passeggiata nel parco per ammirare le cascate Oxararfoss, località sede del primo parlamento islandese ma anche delle tragiche e brutali applicazioni della legge … Poi via, per il mitico parco Geysir, la cascata doppia di Gullfoss, la Secret Lagoon, le cascate Selfoss, Seljalandsfoss e Skogafoss …  scenari fantastici, sotto un cielo brumoso e piovigginoso, avvicinandosi a queste dirompenti cascate per ritrovarsi entusiasti ma completamente inzuppati.  
Il camperavan si è rivelato davvero la soluzione ottimale, comodo per tornare dentro, togliersi i vestiti bagnati e ripartire di corsa, con il riscaldamento a palla per asciugare i vestiti bagnati …
E così via, verso il Solheimajokull, una lingua facilmente accessibile del ghiacciaio Myrdalsjokull, per poi proseguire ammirando le falesie sul mare, il promontorio Dyrholaey con la colonia delle pulcinelle di mare, gli stacks di lava Reynisdrangur sull’oceano, meravigliosamente tempestoso e  pronto a ghermirti con le pericolosissime sneaking waves …
Una breve sosta notturna, e poi attraverso i campi di lava di Eldhraun, e costeggiando l’affascinante montagna Lomagnupur, con pecore e cavalli liberi per i campi, per giungere finalmente al parco del più grande ghiacciaio Vatnajokull.  Ripartendo, sulla via, una breve sosta alla laguna glaciale di Jokulsarlon ci riserva una meravigliosa sorpresa: le foche … incredibile, non ne avevamo mai viste in libertà così vicine.
Il tempo stringe e la strada è ancora tanta, quindi via ad est verso Egilsstadir, costeggiando le colline di lava a precipizio sul mare, con interminabili spiagge di sabbie nere, gli insediamenti sempre più radi, talvolta assenti del tutto.
La sera: Fish and chips, davvero una buona scelta, anche se si trovano ottime pizzerie, segno che la cultura delle cose semplici e buone si diffonde praticamente dappertutto.

Adesso, ci aspettavano gli altopiani del nord-est, territori praticamente disabitati. Siamo fortunati, una mattinata di sole ci regala panorami spettacolari, prospettive particolari e  colori ricchi di sfumature. Percorrendo la strada, notiamo ancora la presenza di tante pecore, anche quassù, placide ed incuranti, su terreni aperti e pareti scoscese… Ti chiedi dove sono i ripari o come faranno a raccoglierle nel periodo invernale. 
Arriviamo così ai campi geotermici di Hverir, ricchi di fumarole. Il pensiero corre immediatamente ai nostri luoghi, come la solfatara di Pozzuoli. Subito dopo, il lago di Myvatn, con una sosta al parco termale che ci ripaga della mancata visita alla Blue Lagoon a causa del maltempo.
Il tempo stringe, vorremmo vedere anche le balene.

Un aspetto controverso, in questo paese che nel 2003 ha ripreso la caccia alle balene nonostante le ampie contestazioni da parte della comunità internazionale. Quest’anno risulta sospesa, forse per questioni di convenienza economica. Speriamo che non riprenda più. Il nostro è quindi un contributo a quelle piccole imprese, spesso a conduzione familiare, che hanno deciso di riproporsi abbandonando la pesca per il settore turistico.  Procediamo su verso Husavik, ma il tempo non è clemente, piove tanto e tira vento freddo. Decidiamo di rimandare, sperando nel giorno successivo.
Visitiamo quindi le cascate Godafoss, tra le più note e spettacolari in Islanda. La leggenda vuole che il leader della popolazione islandese (X secolo, Þorgeirr) abbia gettato le statue pagane nella cascata avviando la conversione degli islandesi al cristianesimo.  Cerchi di immaginare la scena, con queste cascate così fragorose ed affascinanti.

Ritentiamo, ci avviamo nuovamente verso nord, su verso Hauganes, Dalvik (66° latitudine nord), pernottando in un campeggio davvero spartano, dove ritroviamo tante altre persone che, come noi, hanno scelto di viaggiare con un piccolo camperavan. Ci sentiamo giovani, anche come quei ragazzoni islandesi imponenti, alti almeno 1.90. Ti chiedi come faranno a dormirci dentro…
Siamo fortunati, il giorno dopo il tempo è clemente.
Troviamo una piccola società di navigazione a conduzione familiare, ci imbarchiamo e via. La loro storia è un esempio, una scelta fatta in rispetto ai tempi che cambiano. Le navi sono dei pescherecci di altura, compatti proprio come li vedi nei film.
Con i genitori alla guida dell’imbarcazione, le figlie impegnate  ad intrattenere i turisti, nel descrivere il paesaggio, la loro vita e la loro scelta di dedicarsi al “whale watching”,  rifletti sul legame che hanno con la loro terra e col mare. Ti parlano della loro vita, in questo posto, delle lunghe notti, delle tempeste e delle tiepide giornate di sole così a lungo attese. Ti sembra tutto così lontano, pensi che forse non saresti capace…
Ma ecco si vede uno spruzzo, la pinna della balena che si immerge, ci si avvicina più volte e finalmente ci troviamo così vicini da poterla quasi toccare, fantastico … Ci dicono quindi che si tratta di una balena che sembra abbia deciso di essere stanziale, che probabilmente si sente a suo agio ed al sicuro. Le hanno dato persino un nome: “Ginger”… Speriamo che sia un buon inizio.

Il tempo a nostra disposizione si sta esaurendo, lasciamo il nord e procediamo verso ovest per  l’appuntamento col volo di rientro.
Ancora qualche centinaio di km, attraversando grandi vallate di indubbia formazione glaciale, con le immancabili pecore distribuite sui pendii più scoscesi, sotto un cielo nuvoloso, a tratti plumbeo, con fugaci spazzi di sole. Per strada ripensiamo ai numerosi luoghi visitati, con questa natura prorompente ed affascinante, ai nomi che richiamano alla mente la saga del Signore degli Anelli, arrivando sulla costa ovest, affacciati sull’oceano, pensando che laggiù c’è la Groenlandia, prontamente accolti da raffiche di vento impetuoso… quello che sembra essere il vero clima islandese…

Abbiamo completato il giro dell’isola, davvero un’altra maratona, forse con un ritmo eccessivo, ma gratificante.  Lasciamo quindi il camperavan in tarda serata, prendiamo il bus e tagliamo il traguardo  in aeroporto.
E’ davvero tardi, quasi mezzanotte, il nostro volo parte puntuale  poco dopo, domattina  ci sveglieremo sul continente …

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