Cremona, un salto indietro… verso la felicità
LANCIO SERVIZIO FOTOGRAFICO - 17 ottobre - Eccoci di nuovo qui, dopo 2 anni. Cosa è cambiato? La partenza 100m più avanti? La leggera modifica al percorso? La mascherina? Lo spirito è diverso, ecco cosa c’è. Negli anni scorsi mi avvicinavo alla maratonina della mia città con l’ansia da prestazione, con l’incubo del PB da raggiungere, invece questa volta sono semplicemente felice, felice di esserci, di ripartire, di rivedere Cremona piena di runners. Questa mezza maratona è come una rinascita, una nuova alba, un motivo per fare festa, per godersi la manifestazione con gli amici. Dalla XVIII edizione della HMC-HalfMarathonCremona siamo passati alla XX, la XIX non esiste, quel vuoto è stato volutamente lasciato per ricordare il 2020, un anno difficile che ha messo a dura prova la città.
Il sabato pomeriggio è dedicato al rituale del ritiro pettorali, mi ritrovo con la squadra in piazza Duomo dove incontro Mario Pedroni, Direttore Tecnico dell’HMC: scambiando con lui 2 parole penso a quanto deve essere difficile organizzare una manifestazione di tale portata, chissà quante volte avrà pensato “ma chi me l’ha fatto fare?”. Quest’anno tutto è stato più complicato, protocolli Covid da rispettare, line guida che cambiano in corso d’opera e lamentele da parte dei partecipanti per la mancanza di servizi essenziali come deposito borse o spogliatoi. Solo la grande passione, l’amore per la città e per questo sport spingono lui e tutto il gruppo dell’HMC a non mollare.
Il giorno della gara tutto fila liscio, si vede che l’organizzazione ha ormai tantissimi anni di esperienza e sotto questo aspetto nulla è cambiato. Il percorso è sempre affascinante, nei primi 11 km si toccano i principali punti d’interesse di Cremona, il Teatro Ponchielli alla partenza, il maestoso Po al 3° km, la chiesa di San Omobono al 6° km, poi giù per corso Garibaldi per incontrare il Palazzo Cittanova e la chiesa di Sant’Agata. Al 9° km si sfila al lato della chiesa romanica di San Luca, al 10° km svetta l’imponente Torrazzo fra i vicoli del centro; e pensi, dandoti forza, “fra 11 km sarò lì”. Si percorre la piccola deviazione rispetto al percorso originale, correndo fra i palazzi storici del corso cittadino, dopo 300 m si ritorna al solito tracciato incontrando la chiesa più antica della città, San Michele. Al 13° km inizia il mio incubo, i 5 km in campagna, questa volta va meglio del previsto, sarà il clima più favorevole, sarà che la corsa con i compagni di squadra rende tutto più facile, ma arrivo facilmente (si fa per dire) agli ultimi 3 km in città, dove la fatica si fa sentire e l’ultima salita spegne ogni velleità di sprint finale. Il tappetto azzurro, l’arco dell’arrivo e soprattutto la splendida piazza Duomo è un’emozione che cancella tutta la fatica e accende un sorriso liberatorio. Con la medaglia in mano dimentico anche la promessa, fatta durante i deliranti km finali, di non fare più mezze maratone.
È stata una giornata speciale, un ritorno alla spensieratezza, alla voglia di far festa. È stato come fare un salto indietro di 2 anni, ho ritrovato piacevoli abitudini, le sedute dal fidato fisioterapista Pietro, Elena urlante all’arrivo, gli amici lungo il percorso. Soprattutto ho rivisto i Cremonesi lungo le strade ad incitare, a fare festa con cartelloni, fischietti, applausi e tantissimi bambini pronti fare il tifo. Lo ammetto, per ogni singola persona che abbiamo incontrato ho avuto la pelle d’oca, una sensazione magica che mi mancava da troppo tempo. La medaglia finale è stata la ciliegina sulla torta, la riproduzione dettagliata e fedele dell’orologio astronomico del torrazzo, la più bella medaglia che abbia mai preso.
Il dopo gara è stato perfetto con i sorrisi dei volontari ad accoglierti, acqua, medaglia, cestino con un piccolo ristoro e la pesante borsa del pacco gara. Al di là del tempo finale la gioia per questa maratonina vale doppio, ci fa sentire tutti vincitori contro quel buio 2020.
Promuovo a pieni voti la manifestazione e tutta Cremona, organizzatori, volontari, forze dell’ordine, runners e spettatori. Una domanda però mi rimane in testa, hanno ancora senso tutte le restrizioni del protocollo Covid? Mi riferisco in particolare alle regole per il deposito borse, che rendono impossibile organizzarlo. Capisco l’assenza di spogliatoi e del ristoro finale, ma il deposito borse in un periodo in cui quasi tutto ha riaperto senza limitazioni, è veramente da interdire? Ci avviciniamo alla stagione fredda, sappiamo quanto sia importante rimanere caldi fino a ridosso della gara e soprattutto cambiarsi velocemente alla fine; la mancanza di questo servizio rischia di mettere in grossa difficoltà le gare invernali. Spero che la Federazione riveda nuovamente alcuni punti del protocollo.
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