Correre la maratona organizzata dagli amici di … lassù
Fine ottobre, primi di novembre: in questi giorni ci si ricorda degli amici che hanno tagliato l'ultimo traguardo, quello a cui tutti siamo destinati. È antica tradizione ricordare i nostri cari, usanza che ha radici antiche e che va ben al di la della “festa” di Halloween, che solo in anni recenti è entrata far parte (?) delle feste italiane. Ricordare i defunti ha radici remote, che sono radicate anche nella cultura italiana (ad esempio in alcune regioni del Sud Italia sono i defunti che portano regali ai bambini). Anche io voglio ricordare amici con cui, negli anni passati, ho condiviso la fatica delle corse, il piacere di allegre chiacchierate prima della gara, ma soprattutto la gioia all'arrivo, contenti della nostra piccola vittoria. Aver tagliato il traguardo era la nostra vittoria. Anche quest'anno ho deciso di correre nel loro ricordo una maratona: la “Maratona delle Foglie Morte”, naturalmente sul circuito del Parco Callioni.
Domenica 31 ottobre. Ore 7.30.
Il mio ultimo ricordo di quell'ora è che stavo scendendo dall'auto. Un'atmosfera grigia che prometteva pioggia, una leggera foschia che rendeva indefiniti i contorni delle cose e delle poche case.
Qui i miei ricordi si fanno confusi, ma subito dopo riprendono vigore; mi ritrovo in un altro luogo non meglio definito, non sono solo, ma sono circondato da persone che ben conosco. C'è una spiegazione ai fatti che più avanti descrivo?
Sono reali i fatti e le persone?
Forse qui possiamo trovare la spiegazione:
“«C'è una quinta dimensione oltre a quelle che l'uomo già conosce; è senza limiti come l'infinito e senza tempo come l'eternità; è la regione intermedia tra la luce e l'oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l'oscuro baratro dell'ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell'immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi "Ai confini della realtà".»
“Fausto, vieni a ritirare il tuo pettorale, tra poco si parte”. È la voce di Angelo (Bertoli). Oggi non deve vendere il suo ultimo biglietto di una corsa non competitiva. Chissà perché aveva sempre un ultimo biglietto da vendere. Ritiro il mio pettorale: “Maratona di San Giorgio”. Per un attimo rimango basito: san Giorgio è il patrono di Treviolo, “... che c'azzecca?”. Sento in lontananza le voci di Nicola (Stella) e di Giancarlo (Corà), gli organizzatori di questa maratona e tutto mi diventa chiaro. Sulle strade di Ferrara si disputava la Vigarano Maratona, poi la FerraraMarathon. Della prima il “deus ex machina” era Nicola, a cui è subentrato negli anni successivi Giancarlo, organizzando la maratona con partenza/arrivo a Ferrara. Ecco, hanno trovato la sintesi: non Vigarano, non Ferrara, ma il patrono delle città estensi darà il nome alla loro gara. Chi poteva scegliere e tracciare e segnare il percorso se non Gianluigi (Chiodi)? Tracciatore ufficiale fin dalle origini della Maratona della Valle Seriana. Sapeva scegliere non solo i percorsi più panoramici, ma anche quelli con più salite e, se mi lamentavo, Gianluigi mi diceva: “Di che ti lamenti? io il percorso lo faccio almeno tre volte...”. Oggi il percorso scelto è con lievi salite e con facili discese, mi sembra di correre tra … le nuvole. Mancano pochi minuti alla partenza, un vociare festante di ragazzini lacera l'aria: sono i ragazzini che Mario (Ferri) allena. Molti saranno futuri maratoneti sotto l'esperta guida di Mario, ora faranno da “leprotti” nel primo tratto di gara. Un suono di campana fa scattare tutti: si parte. Non riconosco i luoghi in cui sto correndo, sono una somma di posti noti che non riesco a definire con precisione. Ecco alla prima nuvola mi sorpassa Franco (Togni); un rapido saluto e poi sarà subito un puntino all'orizzonte. L'ultima volta che l'ho incontrato era sul podio a Ravenna, fresco vincitore del titolo italiano di maratona: titolo che anche oggi si prenderà. Maratona organizzata con tutti i requisiti, ci sono pure i ristori … senza restrizioni anticovid (beh, qui tutti hanno un “blue pass”. Appena rallento per fare il ristoro in tutta tranquillità, sento Gianni (Cesari): “Forsa, forsa, Fausto, mola mia...”. A chi poteva essere affidata la gestione dei ristori se non a Gianni? Anni di esperienza con la “Sgambata di Curnasco” e per alcune edizioni responsabile del ristoro della Maratona sul Brembo. “Mola mia” è la frase diventata simbolo della resilienza dei Bergamaschi. Ecco quindi che limito al massimo il tempo del ristoro e riparto, dopo aver salutato l'amico, intento a versare bevande calde. Lasciato il ristoro mi affianca Renzo (Baldi). Oggi ha fatto una deviazione per poter correre in compagnia. Sta facendo un tratto di strada del suo pellegrinaggio verso la tomba di Giacomo e, per una strana coincidenza, che solo in una dimensione diversa può accadere, questo combacia con l'esatto percorso della maratona. Il suo vantaggio è che oggi non deve portarsi appresso lo zaino. Ora la mia gara sta finendo e taglio il traguardo con Giulio (Riva). Ricordiamo felici la stessa situazione, quando tagliammo assieme il traguardo della sua 100a maratona. Era la “Maratona sul Brembo”. Traguardo tagliato, sigaretta accesa, anche qui Giulio non ha perso l'abitudine. Cerco di fargli capire che il fumo può abbassare le prestazioni. “Non è vero, se uno si allena, questo non accade!”. Chi parla è Antonio (Mazzeo), che ci inonda con nuvole di fumo del suo sigaro toscano. Ha forse ragione? Anche oggi ci è arrivato davanti e non ha certo perso lo spirito agonistico che lo contraddistingueva ai tempi in cui era membro della squadra italiana di ultramaratona. Mi sto cambiando, anche se non ne sento la necessità: non sono per niente sudato. Eh, qui hanno una temperatura celestiale; ognuno la percepisce come vuole. “Hai visto Gaetano? Non si sarà fermato a mangiare anche stavolta le ciliegie?”. È Roberto (Gherardi), che chiede notizie del suo alter ego. Alla fine del secolo scorso tra di loro vi era una continua e leale lotta per precedere l'avversario. Gaetano, con il passare degli anni, aveva rallentato la corsa e accelerato la sosta ai ristori. Uno scatto di troppo fu fatale e Roberto in quel di Calderara. In quel mentre arriva Gaetano (Amadio), con un cestino pieno di ciliegie (eh, sì, in questa dimensione le ciliegie maturano anche assieme alla castagne). Ne offre a tutti, con il sorriso sulle labbra. Sorriso e cappellino erano i segni identificativi di Gaetano. “Ultimo concorrente al traguardo ...” Cosi l'angelo Gabriele annuncia.
Compare Beppe (Togni): come sempre tirato a lucido per gli ultimi chilometri. Barba ben curata e guanti bianchi, perché “... la maratona è una signora e come tale va trattata”. Queste le sue parole. Tutti i concorrenti sono arrivati. Mentre mi dirigo alla mia autovettura, sento una discussione tra William (Govi) e Pietro San. William oggi indossa una canottiera dove i numeri delle maratone corse, che una volta aggiornava in tempo reale, è stranamente “000”: da queste parti non ci sono primi o ultimi, sono tutti uguali. Carpisco in sottofondo le parole di William: “... però la tassa gara per la maratona del 29 giugno non la pago, dillo tu a Paolo!”.
Sono sereno, sono felice: ho ritrovato amici di un tempo, non sono stanco, ho finito la mia 16^ maratona, ma...
D'un tratto qualcuno alle mie spalle, forse un angelo vestito da badante, mi svegliò, dicendomi così: “... quanti giri ti mancano?”.
È la voce di Rossana, che mi ha raggiunto per fare alcuni giri con me.
Di colpo mi ritrovo nella “mia dimensione”. Non ho ancora terminato la mia gara “terrena”.
Ora ho sprazzi di lucidità. Oggi ho corso anche con amici reali. Roberto mi ha tenuto compagnia per una decina di chilometri. È stato un piacere condividere con lui parte della mia gara.
Conto le foglie: sono solo tre i giri che devo ancora fare. Un'ora il tempo a disposizione. Qui il tempo atmosferico non è personalizzabile; una leggere pioggia ci accompagnerà nell'ultimo tratto.
Termino in 5h51'55” la mia “Maratona delle Foglie Morte”.
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