A Belfast via Guernsey: “a piedi nudi nel parco”… e non solo!
Ho preso in prestito il titolo di uno dei film più belli degli anni 60, per raccontare questo evento a modo mio, cioè mettendo in risalto situazioni particolari vissute in corsa, che mi hanno emozionato e ricorderò sempre.
Con oltre 3100 partecipanti alla maratona e moltissimi di più per le varie staffette, che permettevano anche ai più scarsi come me di non trovarsi mai in solitudine, siamo partiti, io ed il mio solito compagno di viaggio Vincenzo Carulli (per gli amici Alex o “l‘ammiraglio” ..), sotto una leggera pioggerella che, per fortuna mia , non ha degenerato più di tanto in intensità.
Un percorso misto, con molte salite leggere ed altrettante discese che non creavano sollecitazioni particolari alle articolazioni.
Buona organizzazione e percorso completamente o quasi chiuso al traffico automobilistico. Puntuali i punti ristoro e quant’altro serve. Abituato male da Dublino (corsa più volte), non sono stato accolto da un bagno di folla al passaggio dai punti più rappresentativi della città. Poche nacchere, un tifo più composto, dovuto pure alla situazione post Covid che non ha permesso più di tanto viaggi di massa. Dall’ Italia fino a due anni fa arrivavamo tranquillamente a prezzo low-cost a Belfast, ora non più! Io ho dovuto fare il tragitto attraverso Bruxelles, da qui auto fino ad Amsterdam, e da lì volo per Irlanda del Nord.
Senza particolari affanni fin dopo la mezza, ho iniziato a fare l’ elastico … , un po’ di cammino , un po’ di corsa , fin quando mi ha affiancato una ragazza, con una canottiera finissima e un pantaloncino corto , due gambe ben tornite da ballerina e due piedini dolci, dolci che avrebbero calzato sicuramente la famosa scarpetta di cristallo. Stava correndo la maratona scalza!! Qualche uomo lo avevo visto a piedi scalzi, ma donne europee mai! Sono rimasto di stucco nel vederla correre così, considerando pure il terreno viscido , ghiaioso e a volte con tratti di pavé.
Parlavamo poc , però il solo starle insieme mi faceva l’ effetto del tifoso allo stadio a tifare la squadra del cuore. Io le stavo vicino e tifavo per Lei. A volte si fermava a togliere i piccoli frammenti che le entravano fra le dita e poi ripartiva. Mai una smorfia di dolore e mai un brivido di freddo.
Io, ormai , come da abitudine consolidata, corro con tre maglie tecniche, bracciali, collarino e due paia di pantaloni lunghi. Non contento ci aggiungo pure un giubbotto imbottito al quale di tanto in tanto tiro giù la cerniera per far “sbollire..”.
Allora mi tocca di inserire una digressione con titolo tipo “ Non mi resta che piangere “, per raccontare della mia maratona di Guernsey di un paio di settimane prima .
In quella occasione, dato che il tempo limite era fissato nelle sei ore e mezzo, me la ero presa comoda, fin quando mi sorpassò l’acerrimo rivale austriaco per obbiettivi couni. Dietro di lui, un vero atleta in tutti i sensi, al quale non avevo dato peso. Eravamo a circa tre km dall’ arrivo: mi presero un bel vantaggio e solo allora capii che quel ragazzo era l‘addetto al “servizio scopa” che seguiva l’ ultimo. Ma come , ero diventato io l’ ultimo e quello nemmeno mi c**onsiderava?!
Metabolizzai il fatto che se non li riprendevo prima dell’arrivo la chiudevano lì, staccavano il time data service e la mia gara era come se non l’avessi mai completata . Preso dalla disperazione cominciai al urlare come un forsennato, l’austriaco ogni tanto si girava e non capendo nulla ripartiva più forte pensando che magari gliele volessi dare, mentre l’ accompagnatore non faceva una grinza!! Dopo circa 500 mt da cardiopalma, riuscii a riprenderli: li affiancai e gridai : - Sono io l’ ultimo!! Lui (il ragazzo-scopa), calmo calmo, si levò le cuffiette che trasmettevano musica e scusandosi mi fece capire che vestito invernale come ero io, non avrebbe mai pensato che fossi stato un maratoneta. Bene, dissi, ora ti metti dietro e fai i miei comodi!! E così fu fino all’arrivo a braccia unite e alzate. Un caloroso applauso accompagnò quegli ultimi 200 mt. L’austriaco mio rivale era arrivato penultimo e ignorato completamente. Così impara! Seguì l’ intervista di rito nella quale raccontai che eravamo abbracciati all’ arrivo, perché stavo sostenendo nella fatica il runner del servizio scopa. Non la bevvero, ma tanto risero!
Ed ora dopo questa piccola e breve parentesi ( si fa per dire…) ritorniamo a Belfast e alla fanciulla dai piedi scalzi.
Siamo arrivati al traguardo insieme, magari io qualche secondo prima per omaggiarla ed applaudirla come si deve. Entro le sei ore come da tempo limite, anche se poi ho visto che ne avevano classificati tanti oltre le sei ore e mezzo .
La sorella della fatina è sposata con un fiorentino, e quindi appena verrà in Toscana sarà una bella occasione per rivederci e rivivere davanti a una bella bistecca e un buon Chianti (da me tassativamente offerti) questo evento passato in gran parte insieme.
Grazie a chi ha avuto la pazienza di ascoltarmi e a rileggerci per altre avventure!
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