Il fustigatore
Puntuale, leale, sincera, chilometrica e, soprattutto, competente, è arrivata la recensione del Direttore, Fabio Marri, sul mio libro: Una Coppia da Guinness. Ha sottratto tempo prezioso ai suoi impegni professionali, di marito, padre e nonno orgoglioso per setacciare, parola per parola, quattrocento pagine di un 76enne alla sua prima opera; invece di godersi, sotto l’ombrellone di un agosto rovente, Spatriati o qualche altro romanzo di un autore pluridecorato.
Devo ammettere che sono stati i suoi articoli su Podisti.net di fine secolo scorso ad invogliarmi alla scrittura. L’occasione, però, mi fu data da Antonio Rossi che, in una gelida edizione della Maratona dei Luoghi Verdiani, offrì la sua giacca a vento ad un’Angela intirizzita. Collaborai con lei a un articolo di ringraziamento. Mi riuscì facile, sebbene l’ultimo mio scritto risalisse al tema dell’esame di maturità, e per un trentennio mi fossi dedicato ad argomenti scientifici e raramente a quelli letterari. Avevo scritto molto, ma nell’arido stile delle perizie di parte o in qualità di C.T.U.
Pubblicato quel primo articolo di contenuto non medico, gli altri vennero come le ciliegie, fino ad affidare a un libro le emozioni e le tribolazioni di 45 anni di corse in giro per l’Italia e nel mondo. Il Direttore lo ha letteralmente “anatomizzato” fino all’ultima pagina: non è da tutti essere letti fino all’ultima parola.
Sono in totale accordo con la sua recensione. Tutto corretto, anche nell’allusione alla mia anima meridionale che, immagino, nell’accezione più nobile, peraltro suffragata con pezze di appoggio di autori al di sopra di ogni sospetto. È vero, sono stato più accomodante con le piccole maratone “dell’Italia minore” e molto meno con quelle delle danarose metropoli che ti sparano 500 dollari d’iscrizione. Di certo non sono stato severo con i deboli e servile con i forti. Il libro non emette giudizi. Quando, per completezza d’informazione, sono necessari, li distribuisce in dosi omeopatiche. Le dosi da cavallo sono somministrate ai luoghi, ai personaggi, ai panorami e ai sentimenti positivi che inondano il nostro ambiente.
Nulla sfugge al microscopio elettronico di Fabio. Sono stato molto attento alla corretta scrittura delle numerose parole straniere. E lui che fa? Riesce a scovare una “s” di troppo nel nome di una città del Sud Africa.
Data la sua formazione umanistica, uno pensa che almeno con i numeri faccia cilecca. E invece mi dimostra l’impossibilità di essere stato 1° degli M/70 nella San Gimignano-Siena del 2015 con 5:47:48, appartenendo in quell’anno agli M/65. Sono costretto a rettificare: nel 2015: 6:03:45, nel 2017: 5:47:48 e 1° degli M/70.
Con le sue 2800 parole, più che una recensione è un racconto breve. Sinteticamente, aggiunge al mio libro quanto è avvenuto nel mondo delle corse negli ultimi 40 anni, e che per motivi di spazio ho dovuto escludere: le pagine sarebbero state 1000!
Può essere lo spunto per un prossimo libro, cui non ho nessuna intenzione di mettere mano. A meno che gli eventi costringano a un nuovo lockdown, che farà esplodere la resilienza, mai sopita in ognuno di noi.
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