Gli uomini di Assisi 2000: carramba chi si ritrova!
Un mesetto fa abbiamo rivissuto la maratona di Assisi 2000, però limitata alle signore, sia pure con la menzione di qualcuno dei loro accompagnatori (http://podisti.net/index.php/commenti/item/9692-maratona-di-assisi-2000-una-storia-fatta-di-donne.html ).
È giusto vedere anche l’altra metà del cielo… anzi, un po’ più di metà, visto che furono in 669 a finire in classifica contro 93 del gentil sesso (oddio, chissà se questa espressione, normale nel 2000, suona offensiva o quantomeno maschilista ai tempi della Egonu e della Schlein…).
Come al solito, per i primissimi basta la citazione, non sono loro ad avere bisogno dell’attenzione dei giornali: vinse Graziano Calvaresi in 2.22:20, 1 minuto e 15” su Davide Kiruoi Kiptoo, poco di più su Marco Galeasso. Sesto Antonello Petrei, settimo Giorgio Calcaterra, nono il suo “delfino” Marco D’Innocenti.
Ma già alla posizione 13 troviamo Enrico Vedilei, ancora tesserato Avezzano, in 2.42 (la sua futura moglie Maria Luisa Costetti finì, come già detto, in 3.29 insieme a Ivano Folli, mentre l’altro ‘congiunto’ Flaviano Polinori aveva chiuso in 2.57). In grandissimo spolvero due altri amici di Podisti.net di allora: il milanese d’alta finanza Cosimo Resina (2.55) e l’udinese adottivo Antonio Margiotta (3.04).
Appena sotto le 3.10 giunse il bolzanino Marco Grillo, allora marito della recordwoman Renata Cecchetto, e un minuto dietro fu la volta di Maurizio Benassi detto Rambo, modenese tesserato per la società più competitiva dell’epoca (la Tobacco Museum, gestita da un collezionista di scatole di sigarette), che imitando il suo compatriota Mastrolia correva con una chioma da indiano. Viene in mente un carosello a cartoni animati, dove il protagonista esordiva chiamandosi “Graande caapo”, cui seguiva una ventata che spiumava la chioma, al che il grande capo aggiungeva “quaasi”. In 3.22 chiuse Giorgio Garello, milanese trasferito in Piemonte, un grande futuro di personal trainer, massaggiatore e perfino istruttore di Fit Boxe; due minuti dopo Daniele Cesconetto, veneto lungagnone che poi arriverà al record delle 24 ore su tapis roulant, a Conegliano.
Ma quando ci si imbatte nel 3.26:58 di Tanino Amadio, classe 1948, non si può non rivedere questo torinese di Grugliasco, un vero gentiluomo col quale era impossibile litigare, strappato troppo presto agli amici che però ne ricordano il compleanno ogni 23 gennaio.
Un altro gran signore era Ulderico Lambertucci, del ’46 e nel prolifico giro dei maratoneti maceratesi, che dopo aver stabilito il record del maggior numero di maratone in un anno (mi pare, 42: allora ci si misurava solo sulle maratone “vere”, non le si fabbricavano), si diede alle grandi traversate a piedi, da santuario a santuario (Loreto-Santiago, e non fu l’unica). Ad Assisi finì in 3.28, due minuti meno di una grandissima meteora dello sport modenese: Alfonso Pagliani, operaio meccanico, classe 1955, a volte autista di Govi (i maligni dicevano che avesse comprato l’auto solo per trasportare l’albinese), che in pochissimo tempo, riuscendo a correre più volte Passatore e Nove Colli lo stesso anno, arriverà alle soglie della nazionale (Stefano Scevaroli gli raccomandava invano di correre meno; non lo ascoltò, e sparì di colpo dalle scene). Che invece il suo coetaneo Luciano Bigi, cesenate futuro presidente dei Supermaratoneti, calca ancora e con onore; il suo 3.32 di Assisi fu imitato, con pochi secondi in più, dal carpigiano Piergiorgio Ghizzoni (che spesso correva con la maglietta Podisti.net) e da Simone Lamacchi di Sommacampagna, alias Simone71, appassionato bancario appena divenuto genitore della bellissima maratona del Custoza, così amata dai podisti e anche dai degustatori per via delle 6 bottiglie di bianco comprese nel pacco gara.
Venne poi, allo scadere delle 3.38, il grido bellico “Stasera si tromba!”, divulgato a vuoto dal militare forlivese Lorenzo Gemma che aveva combattuto nei teatri di guerra dell’epoca ma poi ha anche, nel 2022, raggiunto le 1000 maratone in carriera. In illo tempore, si accontentò di battere Sir Marathon Dellapiana (3.41) e Paolo Gilardi (3.48), allora nel pieno di un’alta carriera dirigenziale (chiamato al ruolo di vice-Bondi!) in forza alla quale si presentava sui campi di gara ancora in camicia bianca e cravatta, per trasformarsi rapidamente in atleta come tutti gli altri.
Un altro vip del mondo produttivo era l’ingegnere carpigiano Benigno Giannino, che quell’anno aveva corso la 50 di Romagna e il Passatore, e qui si accontentò di 3.50. Qualche anno dopo, fummo compagni in una drammatica ascensione al Monte Bianco, interrotta a quota 4360 (davanti alla Capanna Vallot sciaguratamente chiusa) per una tempesta di ghiaccio; ma le montagne furono teatro di tanti ultratrail per Benigno (Trofeo Kima, Lavaredo, Cromagnon ecc.) finché un investimento patito in bicicletta pose fine a una carriera comunque gloriosa.
Invece Franco Pezzulli, “Lumega” da Vergato, classe 1939, non è più tra noi dopo quel suo eccellente 3.51 a 61 anni; come prematura fu la scomparsa di Alfio Balloni, pratese del 1959, che dopo quel 3.59 sarebbe stato investito in motorino, da un cinghiale per strada. Non ci sono più nemmeno William Govi (4.03); l’ingegner Antonino Morisi, già vicesindaco della sua Persiceto, animatore del gruppo alpini e grande intenditore di corse in montagna, specie verso la sua Davos dove lo riportavano memorie di famiglia; il Giuliano Goldoni, agricoltore da Finale Emilia (che una volta saltò una corsa “parchè a g’hò da daquaar al piènti”), che si era portato al seguito il compaesano Michele Marescalchi (omonimo del “Balanzon” giornalista), e il presidente del sodalizio finalese Luigi Benati, classe 1926, che terminò ultimo in 5.49.
Ben prima era arrivato il capo morale dei supermaratoneti, Peppe Inox Togni, che a 74 anni stette nelle 5 ore lanciandosi ancor più verso il primato del maggior numero di maratone corse (superò di molto le 700, e aveva cominciato a correrle dopo i 50 anni): in questi giorni ricorre il nono anniversario della scomparsa, 8 febbraio 2014, e ogni volta, i suoi amici più veri, da Paolo Gilardi già citato, al marò Adriano Boldrin da Boion (3.53 in quella maratona), e altri, non mancano di visitarlo al camposanto nel bresciano dove riposa.
Per fortuna, altri che parteciparono a quella gara sono ancora qui a ricordarla: cominciando da Angelo Squadrone, oggi a 94 anni presidente onorario del Club Supermarathon, e che si cimenta ancora nelle mezze maratone; poi Ivano Talassi, il bel fioraio della Punta modenese, un classe 63 che allora chiuse in 3.53 appaiato a Fabietto Setti, poi ebbe una lunga parentesi come venditore di articoli sportivi, ma adesso è tornato all’antico amore per i fiori e le piante.
C’erano e ci sono i supermaratoneti “millenari” come Vito Ancora e Michele Rizzitelli, quelli “ultracentenari” come Vittorio Camacci (3.29!), Franco Schiazza, Osvaldo Bucci, Paolino Malavasi allora dotato di folta capigliatura, Gianfranco Toschi, Ferdinando Gambelli, Paolo Solfrizzo allora tesserato Villasanta, Rinaldo Furlan detto Bubu, Paolo Zanta, el sior Vitòrio Bosco che poi sarebbe divenuto compagno di allenamento della presidente della regione Friuli Debora Serracchiani.
E c’era perfino Remo Cattani, dipendente Ferrari, cui ogni volta chiedevamo come sta la Ketty (no, non la Ketty di Bologna), e che con 4.05 diede 20 minuti a un altro che piaceva alle donne, Carmelo Passiatore, classe 1940 da Macerata; mentre non aveva vizi, salvo quello della corsa, l’ex minatore padovano Luciano Morandin, classe ’47, e 4.34 finale.
Se la prese comoda, finendo in 4.59, appaiato al carpigiano Lauro Caffarri, Pietro Alberto Fusari da Treia, classe ’42, dal basco nero e gli enormi calzoncini bianchi. Era impiegato Inps, ma chissà come si diffuse la voce che fosse un prete, finché un altro fondatore del Club Supermarathon, Giovanni Tamburini da Rimini (4.16 in quella Assisi) cominciò a sussurrare che era avanzato di grado, e allora per tutti fu “il vescovo Fusari”. Avrà aspettato più di venti minuti al traguardo, per salutare l’arrivo di Massimo Faleo ‘o fuggè e impartirgli l’apostolica benedizione.
Che ricada, oggi, su quanti si sono ritrovati in questa pagina.
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2 commenti
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Sabato, 18 Febbraio 2023 17:34
inviato da Giorgio Martini
Pensavo che nessuno si ricordasse quella maratona…ho ancora nelle ossa la tramontana che ci accompagnò per tutta la corsa e nelle gambe la malefica ascesa ad Assisi nel finale!
Grazie per il bel ricordo!!------
Allora rimediamo volentieri alla trascuratezza segnalando che Giorgio finì in 3.57, attaccato a Paolino Malavasi, e poco davanti ai due Schiazza e al povero Alfio Balloni. Bravo! [F.M.] -
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Venerdì, 17 Febbraio 2023 10:47
inviato da Enrico Vedilei
Gran bel ricordo, grazie Fabio
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