Maratona di Padova… 9 e mezzo, e tante belle storie umane
23 aprile – L’edizione numero 23 che si disputa nel giorno 23 dell’anno 23…; bé, chi crede nella numerologia, troverà spunti di meditazione. È la terza volta che torno a Padova per la 42 che si chiude a Prato della Valle: la prima fu addirittura nel 2001, per la seconda edizione (purtroppo quando si corse la prima ero ad Amburgo, concomitante allora come oggi); la corsa allora partiva da Vedelago (ereditando il sito di una pionieristica maratona locale, corsa pure quella negli anni Novanta) e attraversando Camposampiero ripercorreva quello che sarebbe stato l’ultimo viaggio di Sant’Antonio. I “senatori” dovrebbero averle fatte tutte (salvo – mi dicono i presenti, come l’Apache Mastrolia e Sir Marathon Dellapiana – l’esenzione dalla primissima); l’ultima volta c’ero stato nel 2021, quando però a causa del Covid si corse solo la mezza.
Dunque le mie Padova sono tre e mezzo, mentre il nove e mezzo del titolo è il voto che mi sento di assegnare all’organizzazione. Chi mi legge da sempre, come il grande onorevole Paolo Cova (Libertas Sesto, 3.19 in maratona secondo il database Fidal, ma come antefatto c'è un 2.58, sempre a Padova, nel 2005; veterinario da Caronno Pertusella, e rappresentante di un partito per il quale avrei votato anch’io, se l’avessero candidato nella mia circoscrizione invece di paracadutarci Soumahoro), sa che nelle personali classifiche il 10 lo do solo a Interlaken e Berlino, e in Italia forse il 9 lo do a Venezia (parlo di organizzazione: quando a paesaggio, Venezia è fuori classe), scendendo poi a 8 e 7 per le altre più celebrate italiche.
Ma a questa Padova, mi comprometto dando 9 e mezzo, cioè il meglio del Belpaese; e a quanto pare sembra parere condiviso dai colleghi maratoneti e mezzimaratoneti, se è vero che qualche settimana prima hanno esaurito tutti i posti disponibili, arrivando al traguardo in 1244 per la 42 (col calo fisiologico dei ritirati, anche per il caldo umido che si faceva sentire fin dai primi km), e 2150 per la mezza, partita da Abano e che in comune con noi avevano grossomodo gli ultimi 15 km. Le statistiche del 2022 dicevano di 1045 maratoneti e 1398 nella mezza, dunque siamo ad una crescita assolutamente unica nel panorama italiano che registra invariabilmente segni meno.
Il primo segnale di una buona accoglienza, users friendly, sta nella possibilità di ritirare il pettorale la domenica mattina: cosa generalmente negata dagli organizzatori delle majors italiche, con l’eccezione (per quanto risulta alla mia esperienza) di Ravenna: majors che dunque impongono a chi corre una tassa supplementare (vero Bologna? Poi non lamentarti se da un anno all’altro perdi centinaia di iscritti).
Una seconda cosa, che in Italia è una norma tollerante molte eccezioni, è la chiusura ASSOLUTA alle auto, non solo del nostro percorso, ma anche di tutta Padova, circondata da cartelli di divieto di transito (ampiamente preavvisati da tabelloni luminosi) addirittura fino alle 8 di sera. A un vigile che, in periferia della città, spiegava a una signora che fino alle 8 non poteva entrare, mi sono permesso di dire che aprissero prima, dopo le 15 nessuno di noi era più per strada… A proposito di vigili: non ne ho mai visti tanti a presidiare gli incroci. Di solito, quando va bene, c’è un vigile e due volontari con pettorina gialla: a Padova semmai era il contrario, segno che le autorità comunali hanno perfettamente capito e collaborato (viene in mente ancora Bologna, dove l’assessora ci ha accolto a denti stretti mandandoci immediatamente fuori città). A Sarmeola di Rubàno mi è anche capitato di ricevere il cinque dalla giovane sindaca, in mezzo a un festoso gruppetto di bambini.
Perfezione anche nella logistica: comodissimo il ritrovo allo stadio Euganeo, a un passo dalla magnifica tangenziale (basta, non voglio più fare il confronto con Bologna!), parcheggio gratuito, e trasporti in bus da qui all’arrivo e alla stazione e all’altro parcheggio di Guizza (un euro per un giorno intero… ho detto che non faccio più confronti!). Segnalazioni eccellenti, anche se magari i cartelli che indicavano i bus-stop potevano essere meno… simbolici: ma nella piantina scaricabile dal sito era ultrachiarissimo tutto.
In quantità mai viste anche gli scaglioni dei pacer: durante il mio incedere, sempre più penoso, ho tentato di seguire prima quelli delle 4.10, poi 4.20, poi 4.30 (capitanati dall’Onorevole), poi 4.45, arrancando infine dietro a quelli delle 5; e per fortuna che è arrivato il traguardo, se no chissà quanti altri palloncini avrei dovuto rimirare…
Il mezzo voto in meno lo do per l’assenza di spugnaggi: nelle istruzioni erano previste solo due docce nebulizzate, non c’erano nemmeno quelle; né il pacco gara comprendeva (come fanno alcuni) la spugna unica da portare con te e bagnare quando capita. Nel dubbio, ero partito con una mia, e appunto ai ristori (ottimi, ricchi, gestiti dagli Alpini) ci versavo sopra l’acqua delle bottigliette. Ma signori miei, il covid sopravvive soltanto nel terrorismo interessato delle virostar, niente ormai ostacola il ripristino degli spugnaggi a intervalli regolari: specie adesso che comincia a far caldo.
Il percorso è veloce (due soli mini-sottopassi, nessun cavalcavia, dislivello totale 75 metri), ma paesaggisticamente abbastanza anonimo; rettilinei anche di 3 km (da Caselle a Selvazzano, da Feriole a Bresseo dove c’era anche un paio abbondante di km in doppio senso, poi dopo Abano dal 32 al 38), raramente punteggiato da emergenze architettoniche, come l’abbazia di Praglia verso il 21, che però abbiamo solo sfiorato.
C’è tempo per raccontarsi storie: da Giulia di Torino, ex pallavolista, che qui esordisce in maratona istruita da Andrea Schiavon; a Debora da Trento, 3.17 in maratona, che corre con una gamba “nuova” dopo una delicata operazione, e si sta preparando al Passatore; a quel signore che negli ultimi km racconta la sua storia (non a me, che però sono nei pressi): 47 anni, insieme da 26 con una ragazza di 41, nell’autunno scorso si decidono per un figlio, ma a lei è diagnosticato un tumore. Operazione, biopsia, il tumore è benigno; usciti dall’ospedale, “fan*** a tutto, adesso il figlio lo facciamo”. Vi voglio bene, di cuore, che il Santo vi prenda sotto le sue ali.
E chi porta pazienza sul percorso è alla fine premiato: dal 38 si cominciano a costeggiare e oltrepassare i canali del capoluogo, e dopo il 39 si presenta uno degli scenari più favolosi di tutta Italia: porta S. Giovanni, via del Vescovado, Duomo, Torre dell’Orologio, Piazza dei Signori (dove meriterebbe di fermarsi a godere della Grande Bellezza), piazza della Frutta, tomba di Antenore, Basilica del Santo (purtroppo la statua di Donatello è ingabbiata), e infine verso lo scenografico Prato della Valle, dove la sofferenza e insieme il godimento hanno termine.
Medaglia, che riproduce appunto Prato e il Santo, guastata solo dalla scritta “In the city of sport”, dove avrei preferito un motto in padovano, ostregassa de na beverassa, ghe l‘avemo fata, viva la siora Nadaìna, o come diceva Nereo Rocco, “gh’avemo batù le croste”. Ritiro borse, ritiro pacco gara, pasta party o (come preferisco io) sdraiarsi sul prato in attesa dei pochi amici che devono arrivare, dal marò Adriano Boldrin (qui, una tantum, nella mezza) fino a Luca Gelati che vorrebbe chiudere nel tempo massimo delle 6h30 e qualche rotto, ma non è ultimo perché dopo 2 secondi è classificata la formosa supermaratoneta Barbara Cosma.
Peccato che solo dopo 28 ore (circa) dalla conclusione Endu abbia saputo pubblicare la classifica completa, anche dopo le 5h30 come era stato fin verso le 18 di lunedì. E così vediamo che Ol Sindic Simonazzi (a m’arcmand, fra 3 settimane si va alla sua maratona di Curtatone) con 6.08:55 ne tiene ben 7 dietro, gente che di maratone ne corre a centinaia, come ne ha corse anche la fornaia cernuschese Rita Zanaboni (oggi 6h01; nel 1994 3.19 "tirando" il sottoscritto al suo record).
https://www.endu.net/it/events/padovamarathon/results
Poi, non so rinunciare ad altri 300 metri fino alle docce (belle calde) nello stadio Appiani, quello appunto dove si esibivano Pin e Blason, Scagnellato e Zannier, Tortul e Pison; dove il Paròn, se un suo pupillo sbagliava un pallone, gli diceva “tì xe tanto mona che na volta al mese te vien fora el sangue dal naso”. Lo sport era quello, non di questi mercenari tatuati che mettono per vezzo la mascherina sul naso e quando fanno gol inscenano balletti intorno alla bandierina del corner o si mettono il pallone sulla pancia.
Lo sport autentico è anche il nostro (negli spogliatoi rivedo il concittadino Vanni Casarini, che in un arrivo sul lago di Garda mi batté allo sprint, oggi invece mi ha dato mezz'ora); e questa Padova ci aiuta a realizzarlo.
Informazioni aggiuntive
2 commenti
-
Link al commento
Lunedì, 24 Aprile 2023 21:22
inviato da flavio
concordo con quanto indicato da Fabio con il quale ho avuto occasione di incontrarmi, senza averlo mai conosciuto prima, a fine gara scambiando con lui quanto di positivo era emerso nella giornata. Prima di tutto il vantaggio di poter ritirare il pettorale alla partenza la domenica mattina poi una organizzazione perfetta, la gentilezza degli operatori. Aggiungerei anche l'accoglienza dei Padovani , ne ho visti tanti fare festa, sopratutto nella prima meta' del percorso. La corsa si svolge prevalentemente fuori dalla citta' ma per me non e' stata noiosa proprio per la partecipazione che ho incontrato. E' stato bello passare per Abano Terrme ma sopratutto gustare il centro storico di Padova , una vera e propria passarella prima di giungere all'arrivo. solo una cosa avrei da suggerire se fosse possibile indicare nel pettorale anche il nome dell'atleta . Flavio
-
Link al commento
Lunedì, 24 Aprile 2023 16:48
inviato da Adriano
Bravo Fabio come sempre hai puntualizzato il cuore della maratona di Padova si ieri e stata un ottima organizzazione. Io purtroppo ho fatto un pezzo della mezza devo riconoscere che sono contento che un po’ alla volta comincio a camminare veloce , guardiamo in positivo by .Adriano
Lascia un commento
I commenti sono a totale responsabilità di chi li invia o inserisce, del quale restano tracciati l'IP e l'indirizzo e-mail.
Podisti.Net non effettua alcun controllo preventivo né assume alcuna responsabilità sul contenuto, ma può agire, su richiesta, alla rimozione di commenti ritenuti offensivi.
Ogni abuso verrà segnalato alle autorità competenti.
Per poter inserire un commento non è necessario registrarsi ma è sufficiente un indirizzo e-mail valido.
Consigliamo, tuttavia, di registrarsi e accedere con le proprie credenziali (trovi i link in fondo alla pagina).
In questo modo potrai ritrovare tutti i tuoi commenti, inserire un tuo profilo e una foto rendere riconoscibili i tuoi interventi.