San Ruffino: quanta gente sui colli scandianesi
2 giugno – La gara di oggi era prevista il 21 maggio e saltò in previsione di quel gran maltempo che qui poi non c’è stato: d’altra parte siamo a 140 metri di altitudine, ha voglia il Tresinaro di straripare fin quassù. Comunque è stato un rinvio fortunato perché è incappato in una giornata splendida, con temperatura già sui 25 gradi, e la mancanza di concorrenza perché la camminata partitica in provincia di Modena non si è fatta: dunque sono confluiti anche i modenesi, come si faceva una trentina di anni fa per il Furnasoun e si è continuato a fare per la camminata di Santa Caterina con partenza poco sotto, da Scandiano.
A occhio direi anzi che ci sono più modenesi che reggiani, e lo confermerà la classifica finale per società, coi primi due posti aggiudicati al Cittanova (che nelle foto 7-8 del servizio di Teida Seghedoni mostra la sua tenda invitante) con 63 e a Sport Insieme Formigine con 54. E questa camminata è stata prescelta anche dal nostro cofondatore Tommaso Minerva per la sua rentrée agonistica, dove ovviamente lo sforzo maggiore lo compirà la consorte Piera, medico all’ospedale di Reggio con turni quotidiani da 10 ore, ma per fortuna con energie residue per andare oggi in agilità.
Adesso l’iscrizione costa 3 euro secondo la tariffa reggiana (a Modena si riescono a spuntare ancora i 2, a Bologna i 2,50), ma in compenso il pacco gara regala tre confezioni di biscotti, e perfino quei modenesi di stretta osservanza roncaratiana che un quarto di secolo fa polemizzarono con Scandiano quando portò l’iscrizione a 1500 lire dalle 1000 che erano, adesso sono felici e contenti. Presenti anche tutti i fotografi istituzionali e perfino qualcuno in più, come Micio Cenci che per essere qua si è fatto un centinaio di km: dal lato nostro si raccomanda il servizio di Teida https://podisti.net/index.php/component/k2/item/10312-01-06-2023-san-ruffino-scandiano-re-26-camminata-dei-colli.html
ma per la copertina ci siamo avvalsi di qualche scatto di Italo, presente con tutta la famiglia presente e futura e persino il consuocero in pectore, “comunista ciellino” come lo chiamavo quando competevamo ai 4:59 a km.
Il tracciato è un su e giù per le colline, una specie di abbozzo della Scandiano-Castellarano, con i limiti altimetrici dai 175 m del km 1,6 (dove c’è un giro di boa al limite dell’assurdo) ai 90 m del km 7-8; almeno 3 o 4 km sono sterrati, su pratoni accuratamente rasati come lo è il campo sportivo del parcheggio, tutto profumato di menta tagliata.
Tra i vari passaggi, mi colpisce una targa all’esterno del cimitero di San Ruffino, che commemora un don Carlo Terenziani parroco della vicina Ventoso, “scomparso tragicamente il 29 aprile 1945”. Scomparso? Scappato con la Perpetua verso il Paradiso terrestre del convento di Monza? No, quel “tragicamente” lascia capire quello che il guardiano del parcheggio mi dice sinteticamente (“i l’han masèe i partigian”) e che si impara dalla cronaca della commemorazione avvenuta nell’anniversario dell’assassinio, il 29 aprile scorso
https://www.24emilia.com/commemorato-a-san-ruffino-di-scandiano-don-carlo-terenziani/
Rapito a Reggio dopo la messa, “lo portarono legato nella sua parrocchia, Ventoso, lo fecero girare per le strade fra scherni e dileggi. In una nota osteria lo costrinsero a trangugiare del vino. Don Carlo non mosse ciglio e non disse una parola. La sera lo portarono vicino al muro della chiesa di San Ruffino per fucilarlo. Prima di morire, davanti ai partigiani, gridò: Viva Cristo Re!”.
Cerchiamo di non pensarci per non incorrere nell’accusa di “revisionismo storico” (che è un po’ quella di “no vax”: se uno ti sta antipatico, lo chiami no vax o revisionista e sei a posto).
La strada procede, circumnaviga lo storico Furnasoun (nato nei tempi in cui le ciminiere erano motivo di orgoglio e di prosperità, non i babau delle gretine) con sguardo in verticale sulla vicina Scandiano, scende a livello della statale dove c’è un ristoro, poi prosegue per un lungo filare di viti in leggera salita che (si diceva con Angelo Giaroli, prima che si involasse nella foto 356) ricorda un po’ il trail di Zola e potete rivedere nelle foto di Teida dalla 180 in avanti.
Poi di nuovo sull’asfalto e in prossimità dell’avant-indree di cui sopra (Mastrolia, a torso nudo nella foto 366, lo imbocca volontariamente un’altra volta per arrivare a 14 km, il suo ex collega indiano Rambo della foto 344 si accontenta invece degli 11 scarsi prescritti). Ultimo km in su, e cento metri finali in giù verso il traguardo tra le case, il banchetto di Boniburini (trionfatore di una Salso-Cavriago di anta anni fa: foto 3-4), il ricco premio e l’impeccabile ristoro reggiano.
Christian Mainini dà appuntamento per la staffetta di Cavriago stasera e il cross a circuito di Vezzano domenica (se si vuole, a staffetta pure esso): questi reggiani, i gh’avran la testa quedra, come dice Bellentani guardando la foto di Prodi, ma ne pensano sempre di nuove. Si scende, al distributore poco sotto due cartelli: cercasi benzinaio; Si ricerca elettricista/cablatore (il mestiere di Mastrolia). Ci mando Giangi, reduce da un primo piano di Teida (foto 419), per controllare se pagano più del Reddito.
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