La “Panoramica di Monchio” apre il trofeo dell’Appennino modenese
Monchio (Palagano, MO), 24 giugno – Correva il 27 giugno 2020, tutta l’Italia stava cominciando a riaprire con mille cautele e mascherine “di comunità”, e a Modena di podismo non si parlava proprio. Saltò fuori una bella mammina in attesa, Giulia Grossi, che insieme al suo staff decise di presentare la sua corsa, non ancora in veste competitiva, ma almeno si correva di nuovo in (piccoli) gruppi: http://podisti.net/index.php/cronache/item/6258-monchio-mo-12-panoramica-special-edition-i-primi-a-ripartire.html
Adesso, due governi e almeno quattro dosi di vaccino dopo, a Monchio si è ricominciato come si deve, compresa la competitiva che inaugura il trofeo collegato alle prossime gare che si correranno nel Frignano, e presieduta oggi come allora da mamma Giulia. In una giornata di San Giovanni dal caldo infernale in pianura, e invece “una cosa giusta” qui a 750 di quota, sono tornati anche i competitivi, 73 in tutto di cui 15 donne, chiuse come spesso accade da Cecilia Gandolfi (in Italo Spina) appena sotto l’ora e venti, mentre dal lato femminile opposto è inutile dire chi abbia vinto, trattandosi di prof di statistica dell’Unimore di circa anni 50 e chili 40, che quando c’è lei bisogna che gli organizzatori facciano come con Binda al Giro, dare un premio per non partecipare oppure dare il premio del secondo uguale a quello del primo.
La seconda, Laura Ricci, è infatti arrivata a 5 minuti abbondanti (48:59 contro 43:55) sui 9 km del tracciato (un po’ più trailizzato e scivoloso rispetto al solito), precedendo di un altro minuto la terza, Sonia Donnini (onore al merito, anni 55).
Invece 28 anni conta il vincitore maschile, Omar Stefani (Mud & Snow, 40:08), quasi in volata su Andrea Costi (25 anni, Guglia Sassuolo, 40:28), e meno di un minuto su Massimo Sargenti, polivalente cinquantaduenne dei Modena Runners. Onore a Dino Ricci, padre della seconda donna, più anziano in gara coi suoi 72 anni, e giù per li rami a Paolo Casotti, direttore di banca appena tornato dalla mezza di Phuket e da tre settimane vacanziere in zona, che ha preceduto di due minuti il conterraneo Paolo Giaroli.
Poi c’erano i 238 non competitivi, quelli che hanno portato ai primi posti nella classifica di società la Madonnina, la Sassolese e la Guglia; a spasso per i bei sentieri che portano a Monte Santa Giulia dove stanno le lapidi per i caduti in guerra, poi a Lama di Monchio dove per Natale ci sono le esposizioni dei presepi.
Circuito largamente presidiato da addetti e da fotografi, tra cui la signora Teida ha avuto la sorte di assistere alla rimonta della figlia Teidina sul sottoscritto nell’ultimo km. O sono calato io, o la Teidina sta salendo tre metri sopra il cielo. Tu ne quaesieris quem mihi, quem tibi finem di dederint.
Ottimi ristori intermedio e finale, e possibilità di gnocco e simile gastronomia nel dopo gara. Per me, immancabile la visita al compagno di banco Dante Venturelli, ginnasiale con poche simpatie per il greco e più utilmente gestore perenne del bar-pizzeria con la figlia. Da quella classe uscì il senatore RF Levi, quattro o cinque sindaci e altrettanti docenti universitari; ma forse l’opera più buona è il caffè che Dante continua a intazzare (si può dire?) da mezzo secolo.
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