10^ Scandiano-Castellarano, il solito meritato successo
6 luglio – Su questa ennesima creazione del primario hub del podismo italico, Scandiano, non ho altro da aggiungere a quanto dichiaro annualmente e (si potrebbe dire) quotidianamente, peggio che Travaglio su Conte: qui il resoconto dell’anno scorso https://podisti.net/index.php/cronache/item/9006-nessuno-ferma-la-scandiano-castellarano.html
Come aggiornamento, dirò che l’edizione 2023 ha registrato 238 classificati contro i 181 del 2022 (aumento del 31%), avvicinando il record dei 284 dell’ultima edizione pre-Covid (2019). Totalmente cambiato l’ordine d’arrivo, che vede al primo posto assoluto il ventenne reggiano Nicolò Cornali in 53:28, quasi un minuto sul 24enne Marco Casini (Delta Sassuolo) e quasi due su Roberto Ferretti, 22enne della Corradini Rubiera. L’onore dei veci è salvato dal quarto e quinto, il maestro di corsa Andrea Baruffaldi (costellazione-Morlini) e il sempreverde Emilio Mori da Campogalliano, rispettivamente anni 36 e 44, giunti a 6” l’uno dall’altro.
Tra tutti i comprimari, segnalo il 18° posto in 1.00:55 di Zeno Vistoli, classe 1993: lo vedevo bambino con una gran chioma bionda, ai tempi che guidai suo padre (insigne psichiatra) alla sua prima maratonina in quel di Fusignano. Moriremo come persone fisiche, ma i nostri eredi manterranno sempre qualcosa di noi, e tanto basti.
L’esperienza ha invece dettato legge tra le donne, col successo di Rosa Alfieri siculo-reggio-parmense, anni 53, in 1.06:23, quasi otto minuti su Caterina Filippi che ha la metà dei suoi anni e sulla terza, Lorena Belli compagna di squadra del vincitore assoluto.
Tra le società, prime a pari merito Sportinsieme e Interforze Modena con 14 iscritti, seguite con 12 dai Modena Runners che però, in una ipotetica classifica a punti basata sui piazzamenti, dovrebbero essere in testa con due uomini nei primi 9 (Xhemalaj e Sargenti), sette nei primi cento.
Quanto alle impressioni di corsa, sono le stesse di sempre, in una magica notte che invano i meteoastrologi bonacciniani avevano dichiarato da allerta gialla per temporali intensi: il risultato è stata invece una deliziosa temperatura di 19 gradi a Castellarano, luogo in cui – come ha notato il sempre informatissimo dicitore Brighenti – sono crollate le vendite dei condizionatori. Caldino, ma non insopportabile, alla partenza sotto la Rocca Boiardo di Scandiano, dove le funzioni burocratiche sono state sbrigate al meglio sia dal Sassi-Manelli-staff sia dall’agguerrito gruppo di giudici reggiani come Paolo Giaroli e Claudio Iotti; e mentre stavolta Nerino si riposava facendo il fotografo stanziale (però accolgo la sua rettifica secondo cui alla fine ha fatto anche il giudice: una mano sulla telecamera, una sulla macchina fotografica, una per firmare i verbali), Giaroli dopo la partenza ha inforcato la moto per salire alle Tre Croci in soccorso di Cinzia Manelli al primo ristoro. Più su aspettava Mr. Manelli col consueto “gavettone” di acqua nebulizzata, e insomma quando si va a Scandiano sappiamo che saremo sempre trattati da re.
Personalmente, la partecipazione non era in programma dopo la “tanta roba” di 4 giorni prima; ho deciso alle 16 dopo una pennichella apportatrice di buoni sogni. “Tu sei pazzo”, mi ha detto al primo annuncio dell’idea colei che Guareschi avrebbe definito “l’autrice del mio matrimonio” o “la dolce signora che il Cielo sparse a profusione sulla mia vita”; salvo poi prestarsi al consueto autotrasporto evitandomi la navetta organizzativa per il rientro.
Incerottati ben bene i piedi, e tirato fuori dall’armadio dei ricordi un flacone di olio canforato dei tempi che militavo tra gli Amatori della Uisp, ho fatto un po’ di stretching sotto la Rocca, vedendo se almeno riuscivo ad arrivare alle Tre Croci (sono solo 4,1 km, mi dicevo ricordando gli antichi fasti della cronoscalata, e pensando al tanto più fatto due settimane prima con Paolino Malavasi: l’è trii or ch’an vàdd èter che di trii cros e di furnasoun!). Ero rassegnato al sorpasso da parte di Cecilia-in-Italo, che invece stranamente non si è verificato, a differenza di quello del glorioso Elvino Gennari, classe 1946 (“ho fatto la 100 di Asolo in macchina e mi sono stancato solo a guidare”), che in salita più o meno mi affianca ma in discesa mi darà 7 minuti.
Scontato il sorpasso da parte di mamma Emilia Neviani e del quartetto femminile che la segue, guidato dalla prorompente Simonetta Silingardi (tutte sull’1.37/1.38), al traguardo non mi resta che aspettare Giuseppe Cuoghi, più “giovane” di Gennari di un anno, che dopo l’arrivo si appoggia alle transenne, diciamo in meditazione senza parole.
Pacco gara con la novità di una minidose di lambrusco della stessa ditta e qualità (8,5 gradi: e lo chiamano vino??) che a Nashville si vende per 14 dollari, e del consueto asciugamano “Ag l’ho cavèda” reduce dalla maratona di Reggio (che l’ultimo anno non ho corso, ma di asciugamani ne ho già tre). Succulento il ristoro finale; premiazioni, come sempre ricche per gli under e punitive per gli over 50: e chi vecc chi serchen i parsòtt, ch’i staghen a cà.
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