Fanano (MO) – 9° Cima Tauffi Trail per 220 più forti del caldo e del vento
22 luglio – Nona edizione della gara classica sui 60 km + 4000 metri D, e ottava della versione “light” (si fa per dire), di “soli” 35 km con “soli” 2000 m D+. In comune alle due gare la salita alla cima più alta dell’Appennino Modenese, il Cimone, coi suoi 2165 metri da raggiungere in 13 km partendo dai 625 metri di Fanano; dopo di che, circa 6 km di crinale con vetta più alta il Libro Aperto a 1937 metri, poi discesa di 700 metri fino al rifugio dei Taburri, da cui i due percorsi si dividono e, mentre ai “light” restano meno di 400 metri verticali, gli altri sono a meno di metà della fatica che si spingerà fino all’area bolognese del Corno alle Scale (senza salirlo tutto) e poi un altro bel po’ di ventoso crinale fino al ricongiungimento coi “light” a 4-5 km dall’arrivo (che riserva per tutti una trentina di metri di vertical, peraltro su un sentiero nuovo e ottimamente curato), fino al rientro nella piazza Odoardo Corsini da dove si era partiti alle 7 per consentire un arrivo con la luce del giorno anche agli ultimi del “lungo”. La Cima Tauffi (1800 mt) fa parte solo del percorso maxi, che poi ridiscende a 1300 per risalire di nuovo a 1800 e, con un ultimo paio di dentini, si butta infine verso l’agognato torrente già noto ai frequentatori della storica Fanano-Capanna Tassoni.
Nella gara corta, successo quasi annunciato per il fortissimo trailer dei Modena Runners Saimir Xhemalaj, classe ’94, unico a stare sotto le 4 ore (3.58:19, 6:48 a km!), otto minuti meglio di Daniele Montecalvo, ventiseienne di nobile schiatta podistica della provincia bolognese, che a sua volta ha preceduto di un minuto scarso Thomas Cazzaniga da Como.
Sesta assoluta e prima donna la 34enne Chiara Lelli (Cometa, 4:23:27), oltre mezz’ora sulla ventisettenne Anna Sarti del Mud&Snow, la realtà modenese che ha dato un’impronta decisiva al trail in provincia: e non sarà un caso che il boss Checco Misley (anni 45) abbia personalmente corso in poco più di 5 ore e mezzo, e soprattutto abbia portato qui una bella serie di protagonisti. 121 gli arrivati, sui 127 partiti; a chiudere la graduatoria l’immarcescibile Cecilia Gandolfi in Spina, che ha trascinato qui il marito Italo come fotografo (sono sue, per gentile concessione, le foto 34-39 del nostro album), e il figlio Gianluca, classe 84, che ha chiuso in 12h15 la gara dei 60 km.
Il cui vincitore è stato Simone Corsini, quarantenne della Panaria da 2.26 in maratona (e vincitore nel 2019 del Dolomiti Extreme Trail di 53 km), con la stessa media chilometrica di 6:48 del Saimir primo nei 35 km, il che produce un 6.48:50 nel totale; e 21 minuti di vantaggio sul secondo, il 23enne Killian Luison, nonché quasi 40 minuti sulla gloria locale, il fananese Giulio Piana (Mud& Snow come il quarto, Roberto Gheduzzi).
Alla stessa società by Checco appartiene la prima donna, Dinahlee Calzolari, 28enne (9.21:50, un’ora esatta sulla seconda Antonia Rinaldi, che ha preceduto quasi allo sprint la bolognese Milena Mazzini): 99 gli arrivati su 100 partiti.
Che dire della corsa? Preambolo un po’ difficoltoso, con lo spostamento alla vigilia delle operazioni di iscrizione (che prevedevano anche un meticoloso controllo del materiale obbligatorio, senza il quale il pettorale non era consegnato) e del briefing (altrimenti scritto breefing e breafing: la moglie di Giulio Piana, che sa di lingue e a suo tempo studiò lo 'stile' delle cronache podistiche, obietterebbe qualcosa), a causa dell’occupazione del destinato Palaghiaccio, e nonostante le piazze centrali del paese fossero occupate da una manifestazione folcloristica.
Ma al mattino ogni cosa è funzionata alla perfezione cominciando dal sapiente speakeraggio di Daniele Menarini: al via tutti insieme, con qualche inevitabile tamponamento nelle retrovie per le prime centinaia di metri, ma poi ognuno ha potuto gestirsi come riusciva (approssimativamente, metà avevano i bastoncini e metà no). Non difficilissima la salita al Cimone, per un sentiero Cai diverso dal solito che si fa, salvo gli ultimi 50 metri verticali abbastanza improbi: è lì che ho visto andarmi via l’ammirabile Ermanna Boilini, anni 66, una leggenda dell’ultratrail modenese (la Natalina ed nuèter) targata Mud& Sbow, che naturalmente ha corso i 60 km chiudendoli in 13.23.
Sul crinale successivo al Cimone, spazzato dal vento che spirava da sud e minacciava di precipitarci sul versante fananese, qualcuno ci aveva illuso sulla presenza di un punto acqua, che però non era previsto dal regolamento e infatti non c’era (per fortuna, avevamo riempito le borracce al ristoro ufficiale del km 9, già quasi a quota 2000); ci siamo dissetati al successivo rifugio dei Taburri, solo al km 23,5, dove però c’era la presenza qualificante di Micio Cenci, carpigiano ma fananese d’adozione, trailer con cui corsi la prima edizione di questa 60 km (21.7.2012), che faceva foto e collaborava (mi ha persino inseguito per darmi la borraccia dimenticata sul tavolo). Da Paradiso terrestre la fontanella, un paio di km sopra i Taburri: pur avendo la borraccia piena, mi ci sono buttato sotto e penso che morirei felice se su di me scorresse quest'acqua.
(Taburri: era la parola magica che insegnai a mia figlioletta decenne quando, ai primi passi sugli sci, cadevamo sempre con gli sci incrociati e senza riuscire più a frenare; parola con l'effetto di attutire la caduta e provocare un pronto rialzo, nonché smorzare la rabbia contro il fratellino di 6 anni che filava via come se fosse nato con gli sci ai piedi).
Da questi Taburri (a monte di Fellicarolo, raggiungibili in vari modi) siamo allora risaliti, trovando un delizioso caffè alla penultima asperità del giro light, il monte Colombino, e allacciando nuove amicizie, come con le due mamme modenesi Patrizia Albertini (classe 1960;a parte l'Ermanna, la donna più stagionata del lotto) e Lisa Vincenzi, che ha l’età di mia figlia e come mia figlia sta avviando allo sport la sua bimbetta di 8 anni.
Nella discesa finale, molto pendente, talora con un'erba tagliata di fresco e alquanto scivolosa, e nel tratto sassoso poco corribile per chi aveva ormai i muscoli irrigiditi, le due salutano e se ne vanno, come impongono classe ed età (a proposito, scorrendo l’elenco degli arrivati nella 35 trovo che il secondo più attempato aveva 10 anni meno del sottoscritto, risultando coetaneo della Patrizia di cui sopra. E’ ora che smetta?).
Ristoro finale ottimo e abbondante, con grande dispiego di torte, prugne, arance e di fette di cocomera, come già nei ristori precedenti: cocomera quanto mai gradita dato il caldo (solo temperato dalle faggete d’alta quota); in più, un bicchierone di birra a testa (il secondo bicchiere costava 5 euro, a differenza della promessa di 6 bicchieri a testa fatta nel briefing...). Per le docce, ampie, linde e alla temperatura giusta, si è reso disponibile il vicino Palaghiaccio che ci aveva sfrattato la sera prima, e ci ha concesso gli spogliatoi degli hockeisti con in evidenza le multe comminate (50 euro per chi fa pipì nelle docce…). Non essendo stabilita la distinzione tra spogliatoi maschili e femminili, era possibile anche qualche gradita sorpresa, come quelle che capitano per esempio nelle maratone tedesche (ma non è stato il caso mio).
I numeri degli arrivati non sono enormi, ma certo la stagione, anche per le sue concomitanze, non aiuta. Ma la soddisfazione di tutti era palpabile.
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