Al "Tre Croci Trail" Uccellari e Cerciu festeggiano i compleanni stravincendo
Marano sul Panaro, 15 ottobre – Erede di una corsa nata da pochi anni per sostenere le scuole locali, questo Marun (nome che in bocca lombarda non suonerebbe molto elegante) ha imboccato più decisamente la via del fuoristrada, assegnando al percorso lungo di 16,5 km il nome di “Tre Croci Trail”.
Già, perché non c’è montagna che si rispetta che non abbia tre croci su un cocuzzolo (magari, come succede a Scandiano, croci sommerse dalle antenne di radiotv e telefonini), e in attesa che quelli là non chiedano e ottengano dal CAI il loro sradicamento, gli organizzatori podistici ne fanno meta o intermedio di apprezzate gare.
Non poteva essere diversamente qui a Marano (per i non modenesi: paesone poco a sud di Vignola, all’incrocio di strade importanti per Sestola, Bazzano-Bologna, Serramazzoni, e di altre stradine sui due versanti della Valpanaro predilette dagli allenamenti podistici), dove il podismo che conta è gestito da Mud&Snow, negozio e società sportiva ricca di adepti e iniziative, tra cui la consuetudine dell’allenamento serale su due percorsi fissi, uno dei quali è stato sfruttato nella corsa di oggi (cui si è affiancata una non competitiva di circa 8 km, che dicono molto gradevole come appare da alcune foto del servizio allegato).
Percorso circolare, che dopo 4,5 km sostanzialmente in piano a quota grossomodo di 150 metri lungo la carraia che fiancheggia la riva sinistra del Panaro, si inerpicava per circa 3 km (corribili solo dai campioni) fino a un’altitudine massima di 540 metri; dopo di che, raggiunto il crinale, ovviamente dotato di saliscendi abbordabili, costeggiava a distanza il bellissimo borgo di Denzano (dove nelle prime edizioni di questa gara c’era il giro di boa), saliva alle Tre Croci, con un bel panorama che foschia permettendo si estendeva fino a Modena e oltre, per poi discendere su single track (da affrontare con cautela, delicato ma non pericoloso) e qualche breve tratto di asfalto fino a circa il km 11. Poi ultima risalita (anche qui, i campioni avranno corso, non certamente quelli del mio entourage) fino a una grande acetaia/agriturismo, e il ritorno a Marano per la discesa asfaltata che in senso opposto conduce a Villabianca (altra meta di una corsa a cronometro ormai leggendaria, che partiva dall’altro versante, quello di Castelvetro).
Il Gps mi conferma 16,650 (a un vicino di gara dava più abbondante) e in merito al dislivello sta sopra i 600 metri (rispetto ai 500 promessi dal regolamento). Quanto al risultato, è stato un trionfo incontrastato del triatleta olimpico (Londra 2012) Davide Uccellari, modenese qui coi colori MDS, che in questi giorni ha compiuto 32 anni e li ha festeggiati con 1.13:30, cinque minuti e mezzo sul secondo William Talleri e nove sul terzo Andrea Aldrovandi.
Analogo dominio tra le donne, dove Mirela Alice Cerciu (Corradini Rubiera), che curiosamente ha appena compiuto anche lei gli anni (30), con 1.32:12 ha dato 5’15” a Ramona Barbieri e quasi 11 a Sonia Lauria.
Solo 100 sono gli arrivati della classifica ufficiale (fornita da Endu-Evodata), e qui mi si conceda una duplice tiratina d’orecchie: a occhio, i partenti (vedi foto a sinistra del collage di copertina, come al solito messo insieme da Roberto Mandelli) saranno stati il doppio, incluse amiche amici e conoscenti miei ma di cui non farò il nome perché non li vedo in classifica. Evidentemente avevano il pettorale non competitivo, che in teoria li avrebbe dovuti limitare agli 8 km.
Se questo non è un atteggiamento corretto al 100%, bisogna però guardare anche l’altro lato della cosa: l’iscrizione costava 18 euro, dunque un po’ più del canonico euro/km, ma soprattutto le procedure erano complicatissime, gestite non da Mud& Snow ma dalla Proloco di Marano, che si valeva di un sito spagnolo (!) che pretendeva una quantità industriale di moduli da compilare (manco fossimo ancora al tempo del Covid), e poi si faceva anche la cresta di € 1,80.
Posso dunque capire (non giustificare!) la rinuncia di molti ad acquistare il pettorale competitivo: personalmente l’ho acquistato, ma per esaurimento mentale e in segno di sfida non ho compilato la dichiarazione di scarico di responsabilità, e alla consegna del pettorale nessuno me l’ha chiesta, come non mi ha chiesto il certificato medico che saremmo stati obbligati a esibire (in Spagna sono rimasti alle gride manzoniane firmate da Ferrer e dal conte di Olivares?).
Cresta identica di 1,80 imposta anche per la non competitiva, il cui prezzo base era di 3 euro (ma bisognava stare attenti a cancellare l’assegnazione della maglietta, altrimenti vi costava altri 10 €) e dunque con una tassa del 60%. Ecco la ragione della duplice tiratina d’orecchie (meno male che non c’era Giangi, che avrebbe risolto alla radice il problema-prezzi).
Peraltro, il percorso era gestito impeccabilmente, segnatissimo e con numerose “frecce umane” che indicavano e sorvegliavano gli incroci; tre ristori sul percorso e uno in fondo, ben forniti di liquidi, solidi (dalla frutta alle torte) e di belle ragazze a servirci (come vedete dalla foto in basso a destra del collage mandelliano). Spogliatoi con docce a fianco dell’arrivo; possibilità di pranzo a prezzo convenzionato; pacco gara che includeva maglietta, asciugamanini, marmellata e gadget minori. Premiazioni ai primi e alle prime dieci assolute, senza categorie.
Parcheggi carenti in zona (pieno centro del paese), salvo infilarsi in una piazzetta senza uscita a sinistra della partenza, bella comoda ma dove, guardando bene, un divieto d’accesso “salvo autorizzati” si nascondeva tra le chiome rigogliose e non potate di un albero, restando invisibile a chi entrava stando seduto alla guida. Speriamo che l’eventuale fotocamera sia gestita cum grano salis, e così potrei confermare la risposta alla domanda postami da chi mi ha messo al collo la medaglia (per la precisione, un rettangolo di plastica rossa di cm 7x3 con bassorilievo e traforo): Ti sei divertito? – Certo che sì!
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