Scandiano (RE) – 51^ “S. Caterina” e 34^ “Tre Croci”
12 novembre – 201 arrivati competitivi, più o meno nella media delle maratonine reggiane, cui vanno aggiunti grosso modo 700 non competitivi registrati (oltre a vari gruppi scolastici, non compresi nell’elenco ufficiale dei premi di società ma con premi monetari a beneficio delle scuole): non tantissimi, a dire la verità, per una gara in comune ai calendari reggiano e modenese, che in altri tempi raggiungeva e superava i duemila partecipanti. Eppure non ho mai parcheggiato tanto lontano dalla partenza (e sono 32 anni che frequento questa camminata, dalla ventesima edizione - terza come maratonina – del 1991; quando si partiva e arrivava in centro, e il premio-gara constava di una bottiglia di bianco dolce e una pizzata a prezzo convenzionato; e ci fu un dibattito tra il coordinamento modenese che pretendeva l’applicazione della propria quota di iscrizione di 1000 lire, e i reggiani che erano già passati a 1500…). Un anno o due i modenesi tentarono anche il boicottaggio, salvo accorgersi che i loro affiliati andavano comunque a Scandiano, e così siamo tornati a metterci insieme, sia pure a ranghi più ridotti.
Il passaggio, a principio del secolo, nella zona degli impianti sportivi (teatro anche della memorabile 24 ore, poi maratona serale a squadre, dove Govi faceva sempre misteriosamente il record stagionale) aveva reso relativamente più facile trovare parcheggio, anche per duemila; ma fin che l’organizzatore-capo era Paolo Manelli, i parcheggi erano indicati, adesso invece ci si butta un po’ ovunque non ci siano transenne o fettucce, regolare o no che sia il posto, fidando che i vigili siano impegnati a controllare gli incroci e non abbiano tempo per sindacare le soste.
Comunque, gara consolidata nel suo percorso (allungato di un paio di km rispetto alle origini), e partecipazione qualificata, con dominio modenese in campo maschile, e la singolarità che il vincitore sia anche il più giovane iscritto: Alessandro Pasquinucci, della Fratellanza Modena, ha vent’anni, e ha chiuso in 1.27:14. Anche il resto del podio è decisamente giovane: secondo con 1.28:35 Saimir Xhemalaj, 29enne Modena Runners, terzo Roberto Ferretti (Corradini Rubiera), 22enne, con 1.29:36. Sotto gli “anta” è anche il quarto, l’altro MRC Filippo Capitani del 1985, mentre il primo degli attempati è stato lo scandianese Davide Scarabelli che ne ha 48 e, come si suol dire, non li dimostra.
Coetanea di Scarabelli è la vincitrice, su un totale di 38 donne, Elena Neri (Pol. Rubiera, 1.46:46), davanti a Dinahlee Calzolari (Mud & Snow), vent’anni in meno e tre minuti abbondanti in più; terza Serena Borsari (Vittoria) che come età sta esattamente in mezzo alle prime due, e quarta la carpigiana Silvia Torricelli, reduce dal brillante piazzamento alla maratona di Assisi domenica scorsa (più coraggiosa di noi due anzianotti, il sottoscritto e Giorgio Saracini, che dopo Assisi oggi abbiamo trotterellato su lunghezze inferiori).
Tra le società, primo di gran lunga il Cittanova di capitan Valentini (80 iscritti), poi la Rubierese con 49, appena davanti ad altri due gruppi modenesi, la Guglia Sassuolo e Sportinsieme Formigine.
Percorso rigorosamente chiuso al traffico, ricco ristoro finale, premio per i non competitivi (che avevano pagato 2.50, come gli scolari) un paio di calze, prevalentemente da corsa. Personalmente, tra un percorso oggi per me inutilmente lungo, come i 24 km +450 D, e uno troppo corto e altimetricamente insignificante da 9 km, ho scelto una via di mezzo che mi portato, dal giro dei 9 fino a San Ruffino, poi attraverso una inedita carrareccia “Via Tre Croci”, appunto fino alle Tre Croci e poi ai cinque ripetitori del Monte Evangelo (luogo di passaggio del Furnasoun Trail estivo), con ritorno per gli ultimi 5 km dei tornanti che riportano in paese (e portano ancora i segni della Scandiano-Castellarano di luglio), e il vialone che adduce allo stadio, per una lunghezza complessiva di circa 12 km: occasione per vedere dall’alto il panorama brumoso di questa stagione, il grigio novembrino attraversato dai pennacchi bianchi delle ciminiere ceramiche. Per oggi, poteva bastare. Il resto, mi accontento di vederlo dalle foto di Domenico Petti cui in copertina ho fatto aggiungere da Roberto Mandelli un paio di scatti extra di Italo Spina.
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