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Apr 21, 2024 1138volte

Castiglione d’Orcia: Tuscany Crossing per cinquecento e più intrepidi

Castiglione d’Orcia: Tuscany Crossing per cinquecento e più intrepidi Roberto Mandelli

20 aprile – “Ma… ci sono le bandelle!” – “Sì, ci sono, ma sono sbagliate!” – “Se lo decidi tu che sono sbagliate…, io proseguo!” – “Aspettate, sto provando a telefonare agli organizzatori…” – “Guardate la mia mappa, noi siamo qui e dobbiamo arrivare lì, mentre le bandelle puntano verso Pienza…”- “Sentite, lì sotto ci deve essere la strada su cui eravamo anche noi, basta che ci arriviamo e siamo a posto” – “E’ vero, ci sono anche dei podisti!” – “Sì, ci sono, ma alcuni vanno in un senso, altri nell’altro…”.

È una sintesi dei discorsi che ho sentito fare intorno al 50° km del Tuscany Crossing, soprattutto tra concorrenti della 53 km, che vedevano il traguardo di Castiglione d’Orcia di fronte, sulla prossima collina, e in qualche tratto credevano anche di sentire le voci degli speaker, ma non vedevano le bandelle “giuste”… Poi siamo arrivati tutti (oddio, non so di quello che faceva i 103 e mi ha chiesto dove era “lo svincolo” per il suo tracciato: se era là dove avevamo sbagliato noi, doveva tornare indietro di un tot), esibendo i nostri Gps che davano distanze fino a 57 km, comunque in tempi non superiori alle 10h20’ e dunque scampando alla tregenda di pioggia e qualche chicco di grandine o fiocco di neve che si è scatenata verso le 16 (due ore dopo le previsioni): cosa che purtroppo è toccata alle retrovie delle gare sulle cento miglia e sui cento km.

Ed è doveroso cominciare dai risultati di questa undicesima edizione di uno fra gli ultratrail più celebri della Toscana. Per la cento miglia si trattava della quinta edizione, partita alla mezzanotte di venerdì 19 e vinta da Massimiliano Calcinoni (Alpago Run) in 19h 05, con un’ora sul secondo Emanuele Ludovisi e due ore sul terzo Simonluca Cavallini. Ancor più mostruoso il distacco tra le donne, dominate da Caterina Corti (una alla settima presenza qui, con un totale fino a ieri di 576 km percorsi) in 25 ore e mezzo, tre ore e mezzo davanti alla seconda Sara Ionvalli. Azzurra Agosti, terza e ultima donna, ha sfiorato le 31 ore. 57 in tutto gli arrivati, gli ultimi due (maschi) oltre le 34 ore: cioè, diciamo, arrivati alle 10 di domenica.

Sul percorso più classico, dei 103 km, che ha visto al traguardo 165 atleti, i distacchi sono stati minimi, anzi inesistenti per i primi due, i compagni di squadra Mauro Rota e Roberto Pirola (GS Orobie), giunti affiancati in 9.22:58 (il successo sulla carta è arriso a Rota). Lombardo anche il terzo, Marco Biondi (Franciacorta, 9.25:10).

Molto staccate le donne, dove la vincitrice Enrica Gouthier (libera) ha prevalso in 13.11:54, tre quarti d’ora davanti a Daniela Menchetti e un’ora prima di Elena Cominoli: la classifica ne conta 27 in tutto.

Infine, l’altrettanto classica 53 km, che si corre essa pure dalla prima edizione del 2013 (saltato solo il 2020 per le note ragioni): vittoria di Mirko Zancarli (Bolf Team) in 4.06:01, quasi 4 minuti su Daniele Roccon (Vittorio Veneto), e 6 minuti su Daniele Bonandi (Sport & Fitness). Staccatissimi gli altri; relativamente vicina la prima donna, settima assoluta, Stephanie Manivoz (Dynafit), 4.37:07, nove minuti prima di Denise Zacco e mezz’ora abbondante su Silvia Zanchi. 220 gli uomini e 57 le donne in questa classifica; ma bisogna aggiungere anche i/le plogger, come la Silvia mezza maremmana e mezza milanese, con cui ho corso qualche km tra S. Quirico e Pienza (la si vede nelle foto 41-42); ma lei si fermava ad ogni rifiuto sul ciglio del percorso e lo incamerava nel suo saccone, che poi consegnava ai ristori ogni 10 km circa.

Risultati tecnici a parte, va detto che questo tracciato conferma i fascini paesaggistici di cui le corse toscane, e specialmente senesi, vanno orgogliose; ai quali la Tuscany aggiunge l’attraversamento di alcuni tra i più bei borghi d’Italia (come il collage-copertina di Roberto Mandelli sintetizza), dalla partenza-arrivo di Castiglione, il cui castello, e la torre di fronte, sono stati meravigliosamente sistemati (bravi sindaco e presidente Pro-Loco, con le loro meraviglie nelle foto 13-25); a Bagno Vignoni, gioiello tra i gioielli (foto 26-32); a S. Quirico d’Orcia (foto 2-9), Pienza (foto 46-48) e Monticchiello (49-54), tre cittadine, ognuna sul suo colle (da scalare, per noi podisti, ma quasi con gioia, e il compenso di ottimi ristori al culmine dell’ascesa); poi i due guadi, tra cui quello dell’Orcia, con brivido (25 cm d’acqua, corda cui tenersi, e Jader il fotografo a registrare le nostre titubanze o baldanze: foto – non sue - 57 e 58). E all’orizzonte altre meraviglie, dall’Amiata (ancora con una striscia di neve tra le nubi, foto 55) a Montepulciano, più quelle riservate solo ai duri dei percorsi più lunghi.

Organizzazione, direi, quasi perfetta: dall’ottima accoglienza, con parcheggi sufficienti, bar sempre aperto, ritrovo con docce (ancora calde al mio arrivo), e dormitorio adiacenti (ma confesserò che alla mia età ho preferito uno stupendo albergo affacciato sulla vasca di Bagno Vignoni, tutt’al più evitando di annaffiare la cena coi vini quotati due o trecento euro a bottiglia; che invece hanno deliziato il palato di una vicina di tavolo, biondona alquanto più giovane del suo, diciamo così, partner, che avrà sicuramente trovato il modo di farsi compensare l’esborso).

Partenze scaglionate, sabato mattina, per evitare ingorghi: alle 5, col buio ancora fondo, per la 103; alle 6, con cenni di alba, per la 53; alle 10 per le non competitive. Percorso segnatissimo, con frecce direzionali e bandelle, tranne il guaio del km 50: succede spesso che verso il finale dei trail comincino a scarseggiare le segnalazioni, e pure l’elemento umano non sia tanto presente. E se quando, dopo il meraviglioso ristoro di Gallina al km 44 (dove lo chef Roberto quasi ti impone un brodo caldo e un piatto di maccheroni al pomodoro: foto 64-66), nella salita che deve portarci al traguardo, la strada principale non mostra segnali, mentre a destra si apre una carrareccia ipersegnalata, è abbastanza naturale che molti di noi, anche in mancanza di frecce, decidano di seguire le bandelle giallorosse, col risultato che dicevo all’inizio.

Ciò non basta per squalificare un’organizzazione, che anche in seguito è stata encomiabile: ritrovata la via giusta abbiamo ritrovato anche i segnali e qualche segnalatore, poi il traguardo presidiato dai due ottimi speaker Daniele Menarini e Fabio Fiaschi; le docce (in due edifici), comode e calde; un pasta party alla toscana, ancora con maccheroni al pomodoro, poi una scottiglia squisita e vino rosso a volontà (foto 70-71).

Peccato per il clima, che dopo le “deboli piogge” previste nella tarda mattinata (io mi sono beccato un’ora e mezzo, più le conseguenti “crete senesi” che si attaccavano a chili alle scarpe e ai bastoncini) ha più tardi lasciato spazio alle “piogge consistenti”, anzi quasi disastrose, del pomeriggio, divenuto anche molto freddo.

Ma statisticamente “ci sta”, e d’altronde l’organizzazione raccomandava di partire con uno zaino ben munito. Questo è il trail; e la Toscana (lunghezze a parte, francamente a volte un po’ eccessive) è il luogo indicato per invitare gli stradisti a correre in ambienti naturali.

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: R. Mandelli, F. Marri, D. Gianaroli
Fonte Classifica: Cronorun

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