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Ago 12, 2024 325volte

Lèguigno, aria buona e giovani speranze

Lèguigno, aria buona e giovani speranze R. Mandelli

10 agosto - Doveva essere la sesta e ultima gara del circuito podistico CSI della montagna reggiana, ed è invece divenuta la penultima in attesa del recupero della gara di Cinquecerri:

https://www.csire.it/area-attivita-sportiva/atletica-leggera/corsa-su-strada-csi/circuito-podistico-montagna-csi-2024.html

Abbastanza tardiva (lunedì 12) la pubblicazione dei risultati, che danno come vincitore maschile Patrick Francia, ventiquattrenne dell’Atletica Reggio (che piazza quattro suoi uomini nei primi 6) in 37:33, oltre due minuti sul compagno di squadra Christian Domenichini.

Quarta assoluta, e prima donna con margine abissale, Francesca Cocchi della Corradini (41:45), oltre sei minuti su Elena Fontanesi (Self Montanari), e più di 9 su Laura Ricci (qui risultante tesserata Borzanese), che vince la categoria Donne B, popolata da vecchie conoscenze come Valeria Gualandri, le sorelle Gandolfi ed Emilia Neviani: insomma, la vecchia guardia che non muore mai. E provo a indovinare: chissà se il Matteo Guzzon classe 2010, secondo nella sua categoria, tesserato per la stessa squadra di Valeria, come pure le “cadette” Maddalena e Rebecca Guzzon del 2012, sono gli eredi della storica campionessa (dunque nipoti del mitico prof. Leandro, mio quarantennale concorrente).

Confortante il numero di 43 classificati nelle categorie giovanili, dove la categoria più folta, gli Esordienti maschili 10 (nati nel 2013-2014), ha presentato ben dieci partenti con la vittoria del “nuovo italiano” Mikel Chidiebube Ogbodo Smart.

Prezzo di iscrizione minimale per la competitiva adulti (4 euro, contro i 3 della non comp; una fascia copriorecchie/fronte in premio, non so se imparentata con quelle esibite da taluni maratoneti olimpici); partecipazione competitiva scarsina per gli adulti (43 uomini e 15 donne, più i già citati 43 ragazzi), data la stagione: ma era l’unica gara del weekend a una distanza accettabile dall’Emilia centrale, dove nel frattempo la temperatura stava, nel pomeriggio di sabato, sui 35 gradi, mentre a Lèguigno (nome italiano quasi impossibile da pronunciare, rispetto al dialettale Lègngna), 630 metri d’altitudine, si stava sui 29 e, almeno all’ombra, si respirava.

Anche il tracciato, per almeno metà campestre, era spesso all’ombra: siamo in una zona, quella di Vezzano/Casina/val Tassobbio, dove l’offerta podistica è ben sviluppata e contenuta in dimensioni chilometriche accessibili a tutti, presentando prima di tutto una serie di podistiche giovanili discretamente partecipate che lasciano ben sperare per il nostro sport in crisi.

Per me, Lèguigno resta per sempre collegato al padre Cirillo Fornili, frate cappuccino e bonario rettore del collegio studentesco dove mi trovai, recluso ma non troppo, fra i tredici e i quattordici anni; e c’è ancora chi lo ricorda con nostalgia, a molti anni dalla morte (insieme al padre Gaetano, che rividi tanto tempo dopo come rettore dei cappuccini di Salsomaggiore; o a padre Angelico, l’artista che per primo allevò uno che sarebbe diventato scultore famoso, Raffaele Biolchini da Pavullo; mentre nessuno amerebbe ricordare il braccio violento del fratismo, fra Riccardo da Carpi: “str* Riccardo, str* Riccardo – traditor della vita mia – dal collegio m’hai mandato via – ma per romperti la testa tornerò” – versi di tal Bianconi da Fanano, estate di sessant’anni fa).

La corsa è piacevole, e una certa scarsità di segnalazioni nell’area sud (ma anche negli ultimi km i cartelli erano davvero pochi: quando c’erano, magari ne trovavi tre affiancati, poi stavi 500 metri senza una traccia) me l’ha resa involontariamente ancor più piacevole, dirottandomi fuori strada (pare che non sia stato l’unico, nella storia della corsa) alla scoperta del bel castello di Lèguigno, 2-3 km dal ritrovo della gara. Dicono che nel castello ci sia un fantasma, a me sarebbe bastato che ne emergesse la Regina di questi luoghi, Daniela Slotova, a fare piazza pulita dei premi in palio  e degli sguardi ammirati del pubblico; ma - mi dice Ideo – Daniela in questo periodo scala solo alte montagne e concede ad altre i premi che vincerebbe in corsa.

Non disprezzabile nemmeno la chiesa di San Giovanni Battista, attorno alla quale sono personalmente transitato tre volte, rifiutandomi peraltro di prendere da lì la scorciatoia per l’arrivo: dunque non tutto il male (che si è concretizzato in 1,5 km in più rispetto alla distanza prevista di 9,6, e qualche rovo sulle caviglie) viene per nuocere. Ottimo il ristoro finale, sollecite le premiazioni guidate col consueto senso pratico da Roberto Brighenti, e sorrette quanto all’aspetto tecnico dagli “ufficiali di gara” (poi anche atleti) Iotti e Paolo Giaroli.

Si torna in casa, non senza essersi riforniti del locale gnocco fritto al prezzo onesto di 60 cent a pezzo, in tempo per vedere, se Dio vuole, una sconfitta olimpica della Francia, e la quasi-vittoria del Modena calcio a Napoli. Se poi vinceva, mi sarebbe scattato un altro flash di memoria, sempre dei tempi di padre Cirillo: 28 aprile 1963, campionato di serie A, il Modena stava vincendo 2-0 e gli sportivissimi napoletani fecero invasione di campo distruggendo le porte e tutto quello che ci stava intorno. Dubito che il vittimista Saviano ne abbia scritto mai.

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: Nerino Carri
Fonte Classifica: CSI Reggio

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