Di corsa per il carnevale di Persiceto
22 febbraio – Siamo già all’11^ edizione della non competitiva “della Corte di Re Bertoldo”, con la quale questa cittadina (San Zvan nelle scritte bilingui d’ingresso) equidistante da Bologna e Modena, e non lontana da Ferrara e Mantova, anticipa le sue sfilate di carnevale ricordando il suo cittadino più illustre, quel Giulio Cesare Croce che ai primi del Seicento creò la figura di Bertoldo, il contadino astuto nella corte longobarda (cui poi scrittori bolognesi meno geniali aggiunsero i discendenti scemi Bertoldino e Cacasenno).
Podisticamente parlando, Persiceto ha una discreta tradizione che arriva fino a una 21 competitiva, e per i vecchi maratoneti porta al grande, leggendario ingegner Antonino Morisi, alpino, vicesindaco, protagonista di innumerevoli ultramaratone (se il sottoscritto ha scoperto le gare più belle del mondo, Davos e Interlaken, lo deve a lui), di cui quest’anno ricorrerà il ventesimo della scomparsa.
La corsa di oggi non rientra certo nel calendario agonistico, privilegiando semmai “il ballo in maschera” con l’assegnare premi non ai meglio classificati ma ai mascheramenti migliori: e qui, se era originale e simpatico l’abbigliamento piratesco di Cecilia Gandolfi (che qui è un po’ di casa, essendoci anche una via Gandolfi nel nostro percorso), faccio un plauso allo schieramento del Finale Emilia, una perfetta processione con Papa Ottavio Wojtyla Magni e il suo corteo orante.
Per chi invece voleva gustarsi il giro, ce n’era in abbondanza: il tracciato di 3,1 km (da ripetere due volte, in modo da arrivare a un minimo sindacale podistico), tutto entro le mura di questa tipica cittadina papale (mi sembrava a volte di essere alla vicina Pieve di Cento, oppure a Sant’Agata), offriva, oltre a una decina di chiese, una serie di vie pittoresche e colorate, coi nomi dialettali in bella evidenza accanto alle tipiche stucchevoli intitolazioni risorgimentali (ho forse già citato una poesia del dialettale cesenate Walter Galli, I nom dal strèdi: tòtti ed Mazzini e Garibaldi, e mai Via d’un ch’an n’ha fat gninta perché l’è andé in gir s’una cavala: scusate le imprecisioni mnemoniche). Ecco allora Al Guazadùr, al Sfreigatàtt (tradotto in italiano come “Fregatetti”, chissà se erano tett maschili o femminili), la Piazzetta Betlemme o degli Inganni, e poi le porte monumentali, la piazza centrale (la Piâza, senza aggettivi) con la sua torre affiancata al duomo e le cui due meridiane esibiscono l’ora italiana antica (secondo la quale il giorno finiva quando si faceva buio) e l’ora francese imposta da Napoleone e divenuta universale.
Non moltissimi i partecipanti, ma non potevano mancare Luigi Luca con Beppe Cuoghi da Piumazzo (che dice di aver avvistato anche Vassalli da Ferrara), Stefano Piazzi, Simona Malavasi e ovviamente Italo che ci ha ceduto una parte delle sue foto meritandosi giustamente la collocazione al centro del collage di copertina.
Verranno presto i tempi in cui anche noi cosiddetti atleti ci misureremo col cronometro: tra una settimana c’è la maratona di Bologna, che per dirla alla persicetana sarà il nostro “spillo”. Ma oggi è stato bello accontentarsi del folclore di San Zvan e dello squisito cioccolato in bicchiere al ristoro finale.