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Mag 21, 2018 2862volte

Jano (RE), 19 maggio, 15° Fornacione trail: segnali di stanchezza?

I due vincitori (ancora in terza posizione) I due vincitori (ancora in terza posizione) N. Carri - R. Mandelli

Alla fine, nel rituale pasta party dopogara (che, come appunto nel rito, si prolunga per tempi d’attesa più lunghi di quanto sarebbero desiderabili), percepivo un po’ di scoramento, da entrambe le parti: degli organizzatori, per un ulteriore calo di partecipazione: se l’anno scorso avevo titolato il resoconto Fornacione allungato, partecipazione accorciata, lamentando le sole 111 coppie arrivate, anche ben oltre il tempo massimo, contro le 145 dei tempi d’oro…, stavolta siamo appena in 101.

Scoramento anche maggiore tra noi podisti, per la notizia dell’ennesima spaccata con furto sull’auto di un collega: e poco vale sapere che dei ladri erano stati messi in fuga dal servizio d’ordine nel parcheggio adiacente all’impianto sportivo, se questi ladri poi sono andati a rubare cento metri più in là.

Insomma, nella provincia di Reggio (la più civile e ricca di iniziative podistiche, con epicentro conclamato in Scandiano) è divenuto un rito molto laico quello di festeggiare il calendario delle corse con i furti nelle auto; cosa che va in parallelo con le notizie quotidianamente lette o sentite, sul ritornello di “clandestino, con tre identità ma senza permesso di soggiorno, pluripregiudicato, sorpreso a rubare, condotto in questura per l’identificazione, poi liberato con obbligo di firma”.

Insomma, siamo stanchi, anzi più che stanchi, e forse l’unica cosa buona che ci aspettiamo dal futuro (?) governo avrebbe nome di “certezza della pena”; per non costringerci a ricorrere, in subordine, al parimenti paventato eccesso di legittima difesa, che poi non si sa se Jano diventa una località del Far West, e anziché da Conte (quello del Chelsea che si è trapiantato i capelli?) vorremmo farci governare dal Clint Eastwood dei tempi migliori.

Cerchiamo intanto di parlare di sport, se si può: gli atleti calano, un po’ dovunque, sia per la vecchiaia e gli acciacchi, sia per la ripetitività di certe gare. Il Fornacione, nella sua versione che risale più o meno al 2011 (però progressivamente allungata e indurita, tanto da assestarsi sui 22 km e 1050 metri di dislivello), rimane bellissimo anche perché di notte le brutture non si vedono e la pianura ceramica sembra solo un susseguirsi di punti luminosi, ma ormai ha detto tutto quello che doveva dire. Anche perché il percorso è frequentato da altre gare analoghe: la Camminata Circolo al Ponte, che tra due mesi dovrebbe partire e arrivare nello stesso luogo con lo stesso sentieraccio da capre come aperitivo; o il trail di Pratissolo celebrato tre mesi fa, con centro gara mezzo km più o nord, solito sentiero da capre, solito passaggio dalla Quercia grande, salita micidiale a tre quarti di gara e solita discesa finale (ma senza guado). Poi c’è anche stato l’anticipo della maratona e mezza di Suviana che ha portato via alcuni ‘montanari’ come il mio partner dell’anno scorso, peraltro rimpiazzato dall’inossidabile Ideo Fantini, rivale di una vita (alla prima maratona del Ventasso andammo insieme sul podio di categoria, temo M 45) e già compagno in questa gara cinque anni fa.

Sebbene Ideo non avesse intenzione di tirarmi il collo (in previsione di un super-ultra-trail che tenterà insieme alla “sposa di Correggio” Rosanna Bandieri), è riuscito tuttavia a farmi abbassare il tempo del 2017 di 12 minuti, e soprattutto a resistere al ritorno di ben 7 coppie che in discesa ci tallonavano a pochi passi, ma sono rimaste indietro, concentrate in uno spazio di 250 metri, vale a dire un minuto e mezzo.

Sono queste piccole cose (lo sprint per l’87° posto!!) a dar sapore a un evento che ormai conosciamo quasi a memoria, incluso il controllo degli zaini da parte degli inflessibili Iotti e Giaroli (si era sparsa voce che pretendessero persino non uno, ma due telefonini ogni coppia!), le foto di Nerino sulla discesa al terzo km, i controlli di Duilio al km 6, che le coppie stiano vicine; l’ordine di accendere le luci impartito da Cinzia al km  12 (ristoro in zona Tre Croci), dove pure il marito Paolo fa rispettare il divieto di buttarsi in discesa da soli se il tuo partner (appunto Ideo) si attarda al ristoro (ma io in discesa vado piano, Ideo mi prende quando vuole, e lascia pure che abbracci la piacente podista nei pressi! – ah sì, va pure, ma cammina piano!); poi, il ristoro festoso al passaggio in paese che ci prepara alla salita spezzagambe del sentiero Spallanzani (ma se lo faceva lui nel 1780, noi con le scarpe di oggi non dobbiamo farcela?); e ancora, una prima arrampicata su corda all’asciutto, e una seconda corda che ci scorta nel proverbiale guado del Tresinaro (oggi profondo non più di 40 cm), mentre si odono i richiami di Soraia che invano esorta la compagna a “mollare” in discesa, che le gambe vanno da sole, e a rispettare il nome della squadra “Vivi, ama, corri” (ma almeno per la terza cosa non c’è niente da fare, la Catia biondona ferrarese passa avanti col suo Luca, come pure fanno le modenesi “zizze del martedì” Rita e Barbara).

Dietro restano i vignolesi Francesco e Andrea, con la giustificazione della ripresa graduale dopo lungo infortunio: per tutti, al traguardo altre foto e l’informatissimo speaker Brighenti, in grado persino di intrattenere da neo-competente dei podisti tennesseani, a dare colore e vivacità ad arrivi e premiazioni.

Vincono tra i maschi nomi notissimi del giro locale e non solo: Davide Scarabelli e Lorenzo Villa, in rimonta su Matteo Pigoni e Marco Rocchi finiti a un minuto e mezzo; grandissimi i sudtirolesi di Val Sarentino Markus Planoetscher e Annelise Felderer, quarti assoluti e primi con gran margine fra le coppie miste (questo significa che Annelise corre come un maschio, e di più). Più scarsina (senza offesa) la prestazione delle coppie femminili (appena 8), dove le modenesi Botti e Montelli arrivano in 35^ posizione assoluta, mezz’ora dietro l’Annelise, ma con 20 minuti sulle seconde e mezz’ora sulle terze.

Ottime le segnalazioni lungo il percorso (il che non ha evitato a una decina di colleghi di uscire per qualche decina di metri dallo Spallanzani), costante e ubiqua la presenza di signore dell’organizzazione come la Simona e l’Orietta sia sul percorso sia al traguardo; docce nella norma, tiepidine ma in progressivo riscaldamento man mano la calca negli spogliatoi diminuiva; infine il pastaparty, per i soliti 10 euro di supplemento, e dove la lentezza del servizio è stata compensata dalla squisitezza del ragù di carne (più scarsi gli affettati) e dai bis concessi quando la sala si andava svuotando.

Servizio fotografico: http://www.podisti.net/index.php/component/k2/item/1531-19-05-2018-jano-di-scandiano-re-fornacione-night-trail.html

 

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: Nerino Carri

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