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Giu 30, 2018 3436volte

Prati di Caprara (Bologna), “Camminata Rigenerazione no speculazione - Corsa clandestina”

Anna, la partecipante più piccola Anna, la partecipante più piccola C. Marri - R. Mandelli

Oggi è il 28 giugno - cammino per la strada - il mare è senza vento - non vedo un cambiamento”: così cominciava una canzone dei Rokes, fatua e mal cantata come tutte, ma che oggi a distanza di mezzo secolo esatto (1968) ti viene in mente con nostalgia, nell’andare all’appuntamento verso “più che una corsa, una marcia di protesta”, come dicevano il volantino e il sito degli organizzatori (un comitato cittadino, non fondamentalmente podistico).

Anzitutto, cosa sono i Prati di Caprara? Arrivando in treno dalla direzione Milano o Porretta, a 1,5 km dalla stazione di Bologna, sulla sinistra vedete una ciminiera (archeologia industriale), tutto attorno le officine di riparazione treni (mi è capitato di vedere in abbandono i mitici “Pendolini”, che dopo una breve vita giacciono qui ad arrugginire – come se non facesero ancora comodo alle nostre ferrovie), e sulla destra, subito prima della grande mole dell’Ospedale Maggiore di Bologna e sotto le colline tra l’Osservanza e San Luca, appunto i Prati di Caprara. Luogo che in anni antichi era frequentato anche per ragioni sportive (il Bologna calcio ebbe qui il suo primo stadietto, anteriore al Littoriale / Dall’Ara, e poi ci si installò il circolo sportivo Cierrebi). Poi l’abbandono, e la crescita spontanea di un bosco di quasi 50 ettari che, è stato calcolato, a ridosso di una delle aree più trafficate e inquinate di Bologna, e dell’ospedale più grande, assorbe 3 tonnellate di particolato all’anno e 1,4 tonnellate di biossido di azoto.

Bosco che, secondo un vecchio slogan dell’attuale sindaco (andato in carica dopo il commissariamento del Comune grazie alle avventure boccaccesche del sindaco precedente, pluricondannato o ‘patteggiato’), doveva diventare il pendant dei grandi Giardini Margherita, un nuovo polmone attrezzato per tutti, compresi i podisti. Promesse elettorali che oggi si scontrano con la necessità del Comune, e del Partitone che lo dirige, di fare cassa in fretta, prima che le prossime elezioni si trasformino per lui nella presa di Saigon (dopo 70 anni di autocertificata ‘buona amministrazione’, i vietcong sono appena arrivati a Imola da un lato, a Vignola e a Budrio dagli altri): sicché alle idee primordiali si è sostituito il progetto di abbattere il bosco, costruire 1300 alloggi e un megacentro commerciale, col contentino ‘sociale’ di una scuola: il che entrerebbe anche nel progetto di rifacimento dello stadio (un gioiello architettonico del regime, rovinato dalla ristrutturazione insensata di Montezemolo per i Mondiali 1990): caro padrone del Bologna calcio, tu rifai lo stadio e in compenso ti lasciamo costruire qui a ridosso.

Per chi volesse saperne di più, ecco un blog bolognese che riferisce della nascita del comitato cittadino, che ha raccolto migliaia di firme e si fa notare anche per eventi sportivi, e in questa giornata priva di altre corse in zona (una volta ci si faceva una camminata dell’Unità, scomparsa col giornale che avrebbe dovuto finanziare) ha organizzato questa doppia corsa, assolutamente non competitiva e ad iscrizione gratuita (si chiedeva solo una firma, del tutto facoltativa, sulla petizione di cui è riferito qui sotto):

 https://zero.eu/magazine/cosa-sta-succedendo-ai-prati-di-caprara-di-bologna/

Doppio evento, dicevo: alle 18,15 una “corsa clandestina” all’interno del bosco, di circa 3 km, e alle 18,45 una “camminata” lungo il perimetro esterno, di circa 3,5 km. Ovvio che i podisti ‘abituali (ho notato Joe Di Maggio, psichiatra e organizzatore a sua volta di eventi sportivi a favore dei disabili mentali) avessero in animo di fare entrambi i percorsi. Se non fosse stato che, al ritrovo, oltre al consueto tavolino delle iscrizioni c’erano anche due auto della polizia (e/o dei vigili urbani), una delle quali sbarrava lo stradello erboso di accesso al bosco.

Vietato entrarci, pena l’arresto! Si sa, con tutti i galantuomini che a quest’ora girano per Bologna svaligiandoti le case, è quanto mai utile impiegare gli agenti a controllare non più di cento podisti o camminatori, alcuni coi loro bimbi (quella in foto ha appena compiuto tre anni), che calpestando la sacra terra demaniale compiranno chissà quali reati, o forse si metteranno in pericolo dato che sotto il bosco, secondo alcuni, ci sarebbero ancora le bombe sganciate durante l’ultima guerra… Senza dire che dall’interno del bosco giungono voci, e si sa di stanziamenti ‘illegali’ ma tollerati (finché dura…).

Dunque, la corsa clandestina e la camminata si svolgono sullo stesso tracciato esterno, nella prima metà lungo la pista ciclabile Ravone (erosa dalle acque per un ventina di metri e transennata: ma siccome qui non c’è niente da guadagnare, la si lascia così con istituzione del ridicolo obbligo, per i ciclisti, di scendere dalle bici); poi girando attorno all’ospedale, in un viavai di ambulanze, autobus e auto private: perfetto esempio di inquinamento dell’aria.

Alcuni sbandieratori indicano il percorso, e un ragazzo in bicicletta segue gli ultimi corridori. Che sono i miei nipotini maschi, Davide di 9 anni e Paolo di 7, al loro esordio assoluto in una corsa col nonno. Primo km fatto con entusiasmo eccessivo, sui 5:45; poi subentra la stanchezza con qualche tratto camminato (anche perché si arriva alla zona trafficata, con auto tra cui incunearsi) e dunque la media si accosta a 7’; lo scatto finale, di nuovo su uno stradello senza auto, li porta a battere il nonno, il cui tempo cronometrico di 20:56 non viene ritenuto valido da Paolo “perché io sono arrivato prima di te!”.

Non se la sentono però di ripartire per il secondo giro, nel quale avrei intenzione di entrare nel bosco proibito, ma l’auto poliziesca continua a stazionare (evidentemente a Bologna non c’è altro di meglio da fare), e dunque mi tocca ancora il percorso asfaltato.

Non so quale sarà l’esito della vicenda: temo che questa corsetta lasci il tempo che ha trovato. Mestamente ci consolano gli ultimi versi dei Rokes:

 In fondo agli occhi miei

tramonta un altro sole

un sole che ormai non scalda più…

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