Castelnovo Monti, il 4° Trail della Pietra verso l’eccellenza
2 settembre - Due anni fa, quando partecipai per la prima volta a questa gara, intitolai I reggiani ci viziano troppo (chi vuole, veda qui in fondo). Tornandoci ora, col solo rammarico di non poter correre il percorso lungo di 22 km, ho visto che i partecipanti alle competitive sono più che raddoppiati, più un bel numero di persone che hanno corso le gare non competitive o passeggiato il walking.
Segno che, non dirò le recensioni positive, ma il passaparola funziona: mi è capitato di fare alcuni km con Carolina Bergamini, una professoressa di inglese a Modena, diciamo di mezza età anche se non dimostra affatto i suoi anni (vedere la foto 457 di Morselli), che non aveva mai corso un trail ma era venuta qui per accompagnare un’amica, finendo però coinvolta nella gara agonistica: affrontata da “non tesserata”, con serenità e largo spazio al colloquio, spaziante da quell’ “uno” rimediato nel primo compito di italiano ad opera di una prof-nobildonna del “Muratori” (che aveva fatto in tempo a stangare pure me, con una domanda-trabocchetto-indovinello sui “Promessi sposi”), fino alla laurea a Bologna (ma che Modena e Modena!) con docenti oggi leggendari, e all’insegnamento nella stessa scuola che l’aveva accolta adolescente.
Mentre finivamo le nostre chiacchiere, appena sotto il cocuzzolo della Pietra, ci ha sorpassato il pettorale n. 1 del percorso lungo, tipico trailer che si rapa a zero i pochi capelli residui. e muscoli in tiro; sembrava andasse a tutta birra, ma un paio di minutini dietro lui incedeva un tipo più tozzo e scuro col pettorale 65. Superato il ristoro della vetta (che per me ha significato l’approvvigionamento di due spiedini, un bicchiere di bianco e uno di limoncello: chi vuole sorpassare si accomodi), nella discesa si sentiva la voce di Morselli descrivere lo sprint finale, che dalla classifica e dalle sue foto tra la 395 e la 405 si desume essere andato a favore del n. 65, con 22 secondi sul vincitore destinato.
Nel frattempo, una signorina in borghese con cane interrogava noi ancora in vetta se era per caso passato uno fatto così e così, che dovrebbe essere quinto: boh? E perché? – Perché è il mio moroso (la sventurata rispose, lanciandosi all’inseguimento di corsa).
“E via via tutti gli altri”, come dicevano i telecronisti nelle volate del Giro d’Italia; bè, non proprio tutti: quando arriva il gruppetto più o meno intorno al sottoscritto, di quelli del percorso lungo ne sono arrivati soltanto 9: il decimo, che risulta provenire dalla Liguria, inscena uno sprint mirabolante per precedermi sulla linea d’arrivo (quale onore battere Marri che ha solo 43 anni più di te!), e un metro dopo le foto di Morselli (numeri 449-453) crolla vittima dei crampi. Valeva la pena?
Come dicono a Parma, noi dei 13 km (con 800 metri di dislivello, che forse sono 700, ma a differenza dei primi anni spostano la cima verso la fine e non ai primi km) ce la prendiamo molto più “dolsa”: da colei che veste le spose, Rosanna Bandieri da Correggio, che causa infortunio non può andare al trail da 501 km cui si era iscritta e si consola con la Pietra, a Luca Salardini in Benatti (a entrare nelle famiglie reggiolesi si finisce per forza a competere), dalla Simonetta Silingardi sassolese alla solita coppia Giaroli-Cuoghi (il secondo, classe 1947, direi che si stia avvicinando ai nostri standard, c’è da stare attenti): finiamo in 131, contro i 55 del 2016.
Più “gettonata” (come dicono coloro che non hanno mai visto un juke-box a gettone, uno per 50 lire, 3 per 100 lire), grazie ai suoi 236 arrivati, la gara dei 22 km con 1300 D+: l’ultima viene dall’Ortica di Milano ma si chiama Morselli, e ci mette poco meno di 5 ore; poco prima ci sono altre due sassolesi innamorate di questo tipo di gare, la Ginetta e la Cecilia (con qualche malignità ci passiamo le info su una loro collega decisamente sovraesposta che ha appena toppato in una gara di super-élite). Massimo Muratori ha finito tranquillo in 3.31 (senza svelare i suoi progetti imminenti)
http://www.podisti.net/index.php/cronache/item/2308-trail-della-pietra-percorso-lungo-e-gustoso.html
mentre Jennifer-Juniper Mai fa addirittura 2.54,poco dietro l’attuale fidanzato Francesco, e lascia presagire chissà quali prossimi exploit.
Insomma, un trail per tutti, che non spaventa nessuno con dislivelli o tempi massimi impossibili (solo al traguardo mi sono accorto che per errore avevo calzato scarpe da strada e non da trail), dunque in controtendenza rispetto alle mode o manie dei trail nello stile “se non sono matti non li vogliamo”, e anche della “autosufficienza” (ho visto tre ristori, e il terzo era qualcosa più di un pasto; al traguardo mancava il vino ma c’erano degli squisiti dolcetti casalinghi). Con modico supplemento di 5 euro (rispetto ai 15-20 chiesti per l’iscrizione) era poi disponibile il pasta party all’interno di una festa sud-tirolese (spaetzli sì, non ho però visto i canederli).
Trail della Pietra 2018
Perfette le segnalazioni, ottima la sistemazione del tracciato, e alla faccia degli astrologi che davano pioggia al 90%, non è proprio piovuto: se gli organizzatori riusciranno ad attenuare due dei difetti più tipici dei trail in provincia di Reggio, le lungaggini al ritiro dei pettorali (dove si sbrigavano prima i nuovi iscritti dei preiscritti!), e le docce poche e poco buone, si potranno candidare per l’eccellenza.
Classifiche: http://www.podisti.net/index.php/classifiche/5562-4-trail-della-pietra.html?date=2018-09-02-00-00
Cronaca del 2016
“Montasi su a Bismantova in cacume”, sentenziò Dante nel Purgatorio, paragonando questa salita, fino al “cacume” cioè alla vetta, alle altre più dure che conosceva (prima di tutte San Leo). Salita che ai tempi di Dante era più dura di oggi, se dice che “e piedi e man volea il suol di sotto”; adesso, per arrivare alla cima (al km 3,200 di questa gara, salendo dai 700 metri della partenza ai 1020 della cima stessa ) ci sono sentieri abbastanza comodi, con qualche scalino ricavato nella roccia, e persino un paio di funi, per usare appunto anche le mani, come fecero Dante e Virgilio.
Bellissima idea questa di uno “Stone Trail Team” (ahi, povera lingua di Dante!), allestito sopra quella montagna cui finora si era girati intorno, nel rinomato “Gir dla Preda”. “Pietra” che, a vederla dal basso, fa un po’ paura con le sue pareti scoscese, non a caso scelte da qualche reggiano per suicidarsi. Ma, affrontata per i sentieri scelti dagli organizzatori, dà ragione a Virgilio: “Questa montagna è tale – che sempre al cominciar di sotto è grave – e quant’uom più va su, e men fa male”. Anche ai due poeti capitò di fare dei sorpassi, di ”persone – che si stavano all’ombra dietro al sasso”; e uno di quelli li sfotte pure: “Or va tu su, che sei valente!”; sì, sorpassa pure, che sei bravo, poi ci vediamo in cima.
Sono disponibili un giro “corto” di 13 km con 800 metri di dislivello (il Garmin dirà 730), e uno lungo da 22, con 1200 metri da salire e scendere; giro comune fin verso il km 7, con un’altra cimetta a 1008 metri, un dente a 860 metri al km 6,6; poi noi semi-potenti del “corto” scendiamo verso Castelnovo Monti, cercando di evitare l’onta del sorpasso da parte dei primi del “lungo”.
Ultimo tratto in salita (dove vedo camminare anche qualche big) al km 11, a quota 825, poi si scende tutti, ipernutriti e iperidratati dai ben 4 ristori (almeno uno in più per i “lunghisti”). In realtà il programma dice di 4 ristori (il 1° e il 4° sono lo stesso) solo per il percorso lungo; ma ne ho trovati 4 anch’io, mettendo nel conto il quarto (forse non previsto) a un km dalla fine, dove si scendeva dal sentiero all’asfalto di Castelnovo, e dove con la birra ho potuto togliermi quel po’ di sete venutami mangiando panini, salumi e salsiccia grigliata nei ristori precedenti.
Certo che, procedendo così, si viziano i podisti, che quando al prossimo trail sentiranno parlare di semi-autosufficienza, e ai ristori troveranno sì e no acqua fresca o tè tiepido, protesteranno contro gli organizzatori… Anche i prezzi d’iscrizione erano decisamente bassini, rispetto alla media e soprattutto ad altre gare reggiane più esose: iscrivendosi entro le 48 ore dall’evento, si pagavano 13 o 20 euro a seconda della gara; 5 euro in più la domenica mattina. E l’iscrizione dava diritto al pasta party (maccheroni, arrosto, insalata, torte, acqua), che si aggiungeva al ristoro finale dove ho usufruito specialmente dei formaggi oltre che delle bevande canoniche. C’era pure un pacco-gara, e il trasporto in auto alle docce (caldissime) distanti circa 1km.
Addirittura esagerato il numero di addetti sparsi lungo il percorso, oltretutto talmente segnato che era difficile sbagliarsi (eppure, si diceva che il primo della 21, un locale che conosceva “troppo” bene i posti, si sia smarrito!). Insomma, è difficile pretendere di più; anzi, lo ripeto, forse bisognerebbe dare un po’ di meno per non generare troppe pretese...
Come dalle classifiche tempestivamente emanate, sono 110 gli arrivati nella 21 (solo 13 le donne), 55 (di cui 18 donne) quanti hanno finito la 13, più 30 bambini nelle corse a loro riservate.
Non sono grandi numeri, anche perché il calendario proponeva lo stesso giorno un altro trail dello stesso campionato regionale Uisp in provincia di Parma, più uno a S. Marcello Pistoiese che non è tanto più in là. Però chi è venuto credo sia rimasto pienamente soddisfatto.
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