Tor des Géants vinto da Franco Collé e Silvia Trigueros Garrote: sabato 15 si chiude
Courmayeur, 13 settembre - Avrebbe dovuto essere un arrivo a braccia abbassate, in tutto relax, visto le circa 4 ore di vantaggio che Franco Collé aveva accantonato fino all’ultima base vita, quella di Ollomont, su Galen Reynods, il suo inseguitore più prossimo. Invece è stato un arrivo quasi al fotofinish, perché i 37 minuti di distacco tra i due, su una distanza di 330 chilometri, sono davvero un’inezia. Fatto sta che il quarantenne ingegnere valdostano ha messo a segno la sua seconda vittoria al Tor des Géants 2018, dopo quella ottenuta nel 2014, quando archiviò la gara con il tempo di 71 ore e 49 minuti. Questa volta il suo tempo complessivo ha superato di soli 3 minuti le 74 ore.
“Ero convinto di farcela fino all’ultimo colle, quello del Malatrà, poi ho cominciato ad avere dubbi quando mi hanno detto che il mio vantaggio era di soli 15 minuti. Così non mi è rimasto altro da fare che dare fondo a tutto”, ha detto Collé subito dopo il traguardo. In realtà il suo vantaggio al Malatrà era di 35 minuti e quello di segnalare tempi inferiori, proprio per suscitare reazioni nel corridore, è un vecchio trucco che viene da mondo del ciclismo.
Collé ha faticato assai negli ultimi 40 chilometri, ma ha tenuto duro, il carattere ha prevalso sul fisico; la voglia di rifarsi dalla delusione dello scorso anno, quando fu costretto al ritiro dopo aver condotto la gara, è stata più forte della stanchezza sempre più avvolgente.
Onore e applausi al trentaquattrenne canadese Galen Reynolds, che ci ha provato fino all’ultimo chilometro. Un secondo posto strepitoso, con il tempo di 74 ore e 40, che ha migliorato la settima posizione dello scorso anno.
Al terzo posto del Tor, con il tempo di 77 ore e 31 minuti, l’altoatesino Peter Kienzl, che ha all’attivo numerosi ultra trail internazionali. II quarantatreenne atleta di Avelengo, borgo sopra Merano, rappresentante di una azienda che produce speck, si era posto una serie di obiettivi: “Il primo”, ha detto tra i sorrisi e le lacrime di commozione, “era arrivare sano e salvo in fondo, perché una gara così lunga è ricca di incognite”. Il secondo: “entrare nei primi dieci”. Il terzo “avere un po’ di fortuna e salire sul podio”.
Silvia Ainhoa Trigueros Garrote ha il carattere indomito, tipico dei baschi, di chi il Tor lo voleva vincere. E così è stato, naturalmente, dal primo all’ultimo dei 330 km del percorso. Silvia infatti l’ha condotto sempre in testa, sempre tenendo a distanza le più dirette inseguitrici, che pian piano si sono diluite nella stanchezza e nel caldo.
La ultrarunner basca ha chiuso il suo TOR all’attacco con il tempo di 87 ore e 50 minuti, ben 10 ore in meno rispetto al tempo dello scorso anno, che era stato di 97 ore e 43 minuti e che le era valso il secondo posto. Oltretutto quest’anno è arrivata anche dodicesima assoluta. La seconda e la terza classificata, l’italiana Scilla Tonetti e la britannica Jamie Aarons, sono arrivate al traguardo di Courmayeur otto ore dopo, con il tempo di 95 ore e 54 minuti.
Per l’atleta italiana di Samarate (Varese) un bel passo avanti rispetto alle 108 ore dello scorso anno e anche un passo più in alto sul podio rispetto al terzo posto conquistato nel 2013.
Jamie ha mostrato una grande energia, che le deriva dal carattere brillante e da una lunga esperienza internazionale. Il suo curriculum parla chiaro.
Il tempo cronometrico registrato di 95 ore e 54 minuti vale per entrambe (quindi un secondo posto a pari merito), perché le due ultrarunner hanno tagliato il traguardo insieme, mano nella mano.
“Fino al Malatrà, l’ultimo colle prima della lunga discesa verso il traguardo, ci eravamo più volte alternate in testa, distanziate davvero di un paio di minuti o poco più”, ha detto Scilla dopo la linea d’arrivo; “poi una volta arrivate lassù, a 3mila metri e con una bella giornata di sole davanti, ci siamo dette: perché non la smettiamo di inseguirci a vicenda e arriviamo insieme?”
Tot Dret
Marco Mangaretto, origini valdostane con influenze piemontesi, abitante nel Canavese - terra di confine proprio con la Valle d’Aosta - ha vinto la seconda edizione della gara di 130 km e 12.000 metri di salite, partita da Gressoney-Saint-Jean.
Al traguardo di Courmayeur l’atleta canavesano è arrivato alle 21.01, dunque un minuto in più oltre le 24 ore. Un tempo che comunque abbassa di 14 minuti il tempo del vincitore dello scorso anno. Il quarantasettenne atleta, che nella quotidianità lavora in una azienda metalmeccanica, ha “giustificato” la sua vittoria con il ritiro di ultra runners più accreditati al successo, almeno sulla carta. Ma il fatto di essere andato forte fin dall’inizio e di aver condotto la gara sempre nelle prime posizioni, alternandosi spesso in testa, annulla di fatto la sua sportiva giustificazione. Un successo dunque per niente occasionale.
Dopo 30 minuti esatti ha tagliato il traguardo il valdostano Ruben Bovet, che a sua volta ha precedutoGeoffrey Radeka, francese di Chamonix, che ha portato a termine la sua impresa sportiva e personale facendo fermare il cronometro su 24 ore e 58 minuti.
Pure le ragazze dal piede veloce e dal cuore forte hanno riempito nella notte tra il 12 e il 13 settembre anche il podio del Tot Dret. Sul gradino più alto è salita la veneta Francesca Pretto, già vincitrice della Trans d’Havet, al traguardo in 26 ore e 38 minuti. Francesca ha chiuso anche al quarto posto assoluto. Seguono Maria Elisabetta Lastri (12ª assoluta in 30h59’33”), ultrarunner senese, e, al terzo posto, Alessandra Boifava (14ª in 31h38’56”), veneta come la vincitrice.
Sono 130 i chilometri percorsi (movimentati dai 12 mila metri di dislivello positivo), 319 gli iscritti, 258 quelli che hanno effettivamente preso il via l’11 settembre da Gressoney-Saint-Jean, 119 quelli che hanno chiuso la gara nel tempo massimo previsto, 44 ore, sei in più che nella passata edizione. La chiusura dei cancelli non ferma però il team “Gamba in Spalla”, composto da Francis Desandré, Fabienne Sava Pelosse, Lino Cianciotto , Massimo Cavenago e Moreno Pesce: una squadra di cinque amputati che stanno affrontando il Tot Dret, a staffetta. I cinque si stanno dando il cambio sui colli dell’alta via n° 1 combattendo contro i propri limiti, ma anche per aiutare a combattere, tramite la pratica dello sport, i pregiudizi nei confronti della disabilità e agevolare il recupero psico-fisico delle persone affette da disabilità. Tutto questo sarà raccolto in un documentario che diventerà un prezioso strumento di divulgazione da proiettare all'interno di festival tematici sullo sport, sulla montagna, sull'inclusione sociale.
Mentre gli atleti del Tot Dret passeggiano per Courmayeur indossando con orgoglio la loro maglia di finisher, il cuore del Tor des Gèants® pulsa a ritmo sostenuto nella seconda parte del percorso, in vista dell’ambito traguardo di Courmayeur, che dovrà essere superato entro il limite delle 150 ore, dunque sabato pomeriggio. Chi fino ad ora si è lagnato per il caldo eccessivo, da oggi pomeriggio fino a domani dovrà tirar fuori dallo zaino le protezioni antipioggia, perché il servizio meteo della Regione Valle d’Aosta prevede il passaggio - fortunatamente rapido - di nuvole temporalesche e un consistente abbassamento della temperatura in quota. Perciò coperti e ben caldi nell’affrontare le alte cime e macchina fotografica a portata di mano (insieme ai ramponcini). Chissà se il colle più alto della parte finale, il mitico Malatrà, che sfiora i 3000 metri, non voglia presentarsi, ormai quasi una tradizione, con un sottile velo di neve addosso.
Purtroppo, da segnalare un incidente grave, nella stessa zona dove nel 2013 era caduto e morto un concorrente cinese. Sul versante di Avise del Col de la Crosatie, poco dopo la mezzanotte del 12, mentre scendeva verso il Lac du Fond, è caduto il concorrente valdostano Narciso Dagnes, 66enne già al via in diverse edizioni del Tor. Dagnes, che subito dopo la caduta era stato soccorso dalle guide alpine presenti sul Colle e da un medico della base di Valgrisenche con il supporto di un medico rianimatore coordinati dal dr. Luca Cavoretto - responsabile del 118 della valle d’Aosta - è stato recuperato alle 6,42 e trasportato all’ospedale Parini di Aosta, dove era già stata attivata la procedura prevista per i politraumi. Dopo l’esito della fase diagnostica e visti i traumi riportati, il valdostano è stato trasferito nel reparto Rianimazione in prognosi riservata.
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