Alta Via dei Parchi 501: un Titanic affondato senza bisogno di iceberg
Il 9 settembre, domenica scorsa, doveva in teoria chiudersi la prima edizione della “Alta Via dei Parchi 501”, il super-ultra-mega-galattico-trail (non sapremmo come altrimenti definirlo) che aveva l’ambizione di superare il Tor des Géants nella lista delle gare di montagna più lunghe e massacranti.
Il massacro sicuramente c’è stato, ma la lunghezza del Tor non è stata proprio raggiunta, come pure l'altimetria, qui quantificata in 30mila metri verticali. Come mai? Cercando su internet, appaiono circa 6000 links alla gara; ma di questi, non più di 4 o 5 descrivono lo svolgimento della corsa, partita il 1° settembre. La pagina apposita sul sito degli organizzatori (i benemeriti “Lupi dell’Appennino” piacentini, cui si deve la Abbotts way come punto culminante di una stagione ricca di eventi) continua a pubblicare solo le pubblicità anteriori, che erano filtrate sulla stampa compiacente o bisognosa di riempire delle pagine con poca fatica. Troviamo ad esempio, sul sito di “Repubblica Bologna”, una prima e unica pagina, pubblicata nel giugno 2018:
L'organizzazione. Un tragitto che gli atleti affronteranno in maniera autonoma, ma con una formula che non trascura la sicurezza: 38 i punti ristoro che si snodano lungo il percorso (mediamente ogni 10-15 km), sette i punti vita, una mobilitazione del 118, associazioni di volontariato, il Soccorso alpino pronti a intervenire appena i partecipanti - che saranno dotati di Gps - ne abbiano necessità. Fondamentali anche le previsioni meteorologiche di Arpae, per poter affrontare adeguatamente un territorio le cui condizioni possono mutare improvvisamente.
Il test. Il sogno di lanciare un'Avp501 parte da lontano. Forse già dal 2009, quando si iniziò a pensare a un itinerario escursionistico che attraversasse l'Emilia-Romagna e i suoi rilievi. E che si è concretizzato nel 2016, quando un gruppo di atleti ha effettuato un test, percorrendo quelle centinaia di km di sentieri per la prima volta; da Pennabilli a Berceto, e dunque in senso contrario rispetto al tragitto a piedi, per rendere la partenza più morbida: il gioco comincia a farsi duro quando si arriva al Corno alle scale. Lo racconta l'atleta Cristina Tasselli, campionessa e preparatrice atletica di trail running: "Nella prima parte si correrà tanto, verso la fine del trail si ha invece a che fare con un percorso simile all'alta montagna". Correre l'Avp501 significa "entrare a stretto contatto con la natura: non è solo una gara, ma una sfida con sé stessi".
Fra natura e turismo. Ecco, volendo sintetizzare l'esperienza dell'Avp501 occorre parlare essenzialmente di natura, sport, e turismo. Sport, ovviamente: c'è chi partecipa per vincere, e chi per dimostrare a sé stesso di poter arrivare fino al traguardo. Natura, per la bellezza e la diversità di un territorio unico nel suo genere: non soltanto i parchi naturali attraversati, ma anche i borghi, pievi, eremi (San Bendetto in Alpe, il Santuario della Verna, Carpegna e Camaldoli per nominarne solo alcuni) che sono perle dell'Appennino, che con la frequentazione dell'Alta via dei Parchi possono scrivere nuove pagine di un turismo lento o sostenibile, rispettoso dell'ambiente: "Perché l'Appennino merita di essere vissuto 365 giorni all'anno puntando su open air, biking e trekking, e non solo nei mesi invernali", sottolinea il presidente della Regione Stefano Bonaccini.
Già 100 iscritti. Presentando la gara il presidente di Apt Emilia-Romagna, il ct della nazionale maschile di ciclismo su strada Davide Cassani, a un certo punto se lo lascia scappar detto: "Per fare una cosa del genere bisogna essere anche un po' matti". Parla degli atleti, ma anche della mole organizzativa di cui ha bisogno un appuntamento del genere. Già un centinaio gli iscritti, l'obiettivo è sfiorare i 150: alcuni di loro, per concludere la gara in soli quattro giorni, sono pronti a riposare appena un'ora al giorno.
Se la partenza è fissata il 1° settembre alle 9 a Pennabilli, a Berceto si organizzano quattro giorni di festa e sport attendendo gli atleti. A fianco alla gara principale, anche due percorsi alternativi e decisamente più alla portata di tutti: un tracciato di 21 km da Pennabilli a Carpegna e ritorno, con dislivello di oltre mille metri (il 1° settembre), e uno di 53 km dal passo del Cerreto a Berceto, di 3400 metri di dislivello (l'8 settembre).
Vi siete fatta un’idea? Curioso il numero di cento iscritti già tre mesi prima, con la prospettiva di arrivare a 150, quando in realtà i partenti del 1° settembre pare fossero 76… Vabbè, la nostra amica Rosanna Bandieri, che confeziona abiti da sposa a Correggio, si è infortunata e non ha preso il via, e sembra che non riuscirà ad avere indietro i 500 euro sborsati per l’iscrizione. Ma gli altri?
Sul sito della Uisp Parma, sottopagina trail, dell’AVP non c’è traccia; eppure la stessa Uisp Parma il 3 settembre aveva diramato un proprio comunicato che annunciava…:
AVP501: Domenica 9 Settembre eventi aperti a tutti
Prove di trail, yoga, trekking, incontri e la premiazione degli atleti a Berceto
L’"AVP501 Endurance Trail" non è solo un'evento dedicato agli atleti partecipanti, ma è stato concepito dai vari soggetti organizzatori anche come occasione per conoscere le Aree Protette, l'Appennino, la natura e le attività sportive in ambiente.
Per questo Domenica 9 Settembre a Berceto (PR), punto di arrivo della gara, prenderanno vita diverse iniziative aperte al pubblico, che avranno come punto di riferimento Piazza San Moderanno
Alle ore 10.00 UISP Comitato territoriale di Parma, organizza (ecc. ecc.)
Qualcosa di più si capisce dalle classifiche, sul sito di Wedosport e rimbalzate sul sito dei Lupi solo da poche ore, dove gli arrivati dell’AVP 501 sono 48, più 27 ritirati, ed è premesso un avvertimento:
“Gli atleti fermati dopo Marradi e riaccompagnati in auto alla base vita del Rifugio le Selve in auto sono stati inseriti in fondo alla classifica con un tempo fittizio”.
Infatti ci sono 22 atleti tra le 52 e le 74 ore, dal primo, il sessantenne bergamasco Paolo Pajaro, 52h 11min, e dalla prima donna, Cristina Tasselli (età 51), che in stretta compagnia di Marco Mori ha chiuso in 68h 10 ; fino al 22° Alberto Furlan, 74h 54. Seguono le 26 persone col “tempo fittizio”, quantificato in 79h30. Più i ritirati, gli ultimi cinque dei quali non erano arrivati nemmeno al primo traguardo di tappa ovvero “base vita”.
In mancanza di altre fonti ufficiali, cerchiamo ancora nel web, e ci appare IlParmense.net:
Interrotta dopo 250 km l’Avp501, la corsa da Rimini a Berceto sui crinale dell’Appennino: tra le cause anche la manomissione del percorso.
È arrivata nella giornata di ieri la notizia che l’Avp 2018 è stata sospesa. Le cause, secondo quando riportato nel comunicato ufficiale degli organizzatori, sono da ricercare in alcune manomissioni del percorso oltre che per il maltempo previsto nel fine settimana.
È stata interrotta al 253 chilometro la AVP501, la gara di endurance trial che nel fine settimana avrebbe dovuto fare tappa anche a Berceto. L’annuncio è arrivato direttamente dagli organizzatori e la motivazione è legata a “problemi di manomissioni della tracciatura di percorso” .
Inoltre dalla giornata di oggi le previsioni meteo saranno in netto peggioramento e l’organizzazione non era più in grado di garantire la sicurezza dei partecipanti, in particolare nella parte di gara che attraversava il crinale.
E i politici, che prima della corsa avevano esternato i loro evviva, adesso prendono le distanze: così su Altarimini.it:
“Ci dispiace che, per decisione degli organizzatori, da cui dipendono le eventuali responsabilità, la competizione sia stata interrotta. In primo luogo per gli atleti e per tutti coloro che avevano aderito. Deve essere altrettanto chiaro che non un euro di fondi regionali è stato dato, né sarà erogato. Con i nostri uffici verificheremo tutto quanto accaduto e valuteremo ogni altra possibile azione quando saremo in possesso di dati certi”. Così l’assessore regionale al Turismo, Andrea Corsini, dopo la decisione assunta dagli organizzatori - l’ASD Lupi d’Appennino - di chiudere l’Endurance trail AVP501, competizione di resistenza podistica che si doveva svolgere lungo l'Alta Via dei Parchi, per “problemi legati a manomissioni della tracciatura di percorso”, come si legge dalla loro pagina Facebook.
Adesso ne sappiamo di più, e lo possiamo arricchire grazie a vari amici che hanno partecipato alla gara: in primis, il grande Ideo Fantini, reggiano che viaggia verso i 70, e appare tra i 26 “a pari merito” con 79h 30, e altri che si apprestavano a fare servizio nel passaggio della carovana sull’Appennino modenese.
Dunque, la gara è partita più o meno regolarmente, salvo che ha beccato il maltempo, con conseguente obbligo per tutti di passare la prima notte, tra sabato 1 e domenica 2, nella prima base-vita. A cui non tutti erano arrivati regolarmente, non tanto per il maltempo, quanto per la tracciatura assolutamente deficitaria (altrocché “manomissioni”, la scusa cui si appigliano tutti gli organizzatori che risparmiano sulle fettucce e sulla vernice) e la mancanza di personale di servizio. Prova a dipingere i sassi con la vernice, poi vediamo se i soliti ‘cacciatori’ li spostano…
L’intesa era di ripartire tutti alle 6 di domenica, ma Ideo attesta che alcuni sono sgattaiolati via alle 4 o alle 5, approfittando del tempo tornato bello. La moda dei “partenti anticipati” si diffonde anche nei trail, laddove l’organizzazione non funziona?
Si continua, con percorso poco o niente segnato (“sbandellato”, in gergo), chilometraggi molto dubbi, nell’assenza pressoché assoluta di catarifrangenti, con ristori consistenti in tavoli su cui era appoggiato qualcosa, ma senza addetti; con basi-vita (cioè rifugi) che erano stati preavvisati solo due giorni prima e non avevano posti a sufficienza per riposare: al correggese Marco Narcisi che cercava un giaciglio hanno risposto che la cuccetta si liberava alle 4,30…
Anarchia totale, che secondo Ideo ha anche agevolato dei sorpassi sospetti, portando dunque alla inattendibilità totale della classifica: compilata, dice lui, “alla viva il parroco” (o alla boia d’un Giuda, come direbbe Guccini), non solo per i 26 a pari merito.
Il tempo si era messo al bello, ma le previsioni davano brutto e così, durante la quarta tappa che avrebbe dovuto passare per il rifugio Le Selve, gli organizzatori hanno deciso di fermare tutti, al rifugio Carné in territorio bolognese, dopo circa 258 km (il “circa” è d’obbligo). Il primo era già transitato, lo sono andati a riprendere e portare indietro (pare che Lisa Borzani, la celeberrima ultrarunner che assisteva, abbia detto cose piuttosto pepate al riguardo).
È rimasta in piedi l’ultima tappa, annunciata dall’Uisp Parma e programmata, dopo un salto di 200 km, tra Cerreto nel reggiano e Berceto, dove la AVP doveva concludersi, per gli ultimi 56 km. “Ci vediamo là?”, è stata la proposta dei “Lupi”. Tra urla e invettive, e vane richieste di rimborso delle quote, a Cerreto si sono ritrovati in 27, di cui arrivati a Berceto in 24. Pochini i reduci dalle precedenti tappe: fra loro, l’olandese Ingo Van den Bergh e la inglese Jane Williams (già che erano venuti fin qua e il loro aereo era prenotato per dopo…), che alle 79h 30 “fittizie” ne hanno aggiunte rispettivamente altre 12h00 e 12. 42 (che però non si sommano alle precedenti).
Insomma: fallimento totale, da nascondere, se è vero che (Facebook a parte) tutto tace. Grazie a Ideo e altri amici, abbiamo cercato almeno noi di squarciare il velo di vergogna su questo Titanic dei trail, che ha fatto appunto la fine del Titanic, ma senza che qualsiasi partecipante si unisse a Celine Dion nel cantare My heart will go on...
1 commento
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Domenica, 16 Settembre 2018 01:20
inviato da Emilio
Salve,
da quello che si evince dall’articolo pare che ci sia stata una combo composta da: errori da parte degli organizzatori e sfiga legata al tempo.
Il dato di fatto è che a rimetterci siano stati, in primis, gli atleti e a seguire sponsor, enti parco e tutte le istituzioni coinvolte.
Io credo che in questi casi un organizzatore dev’essere trasparente con i propri atleti e condividere con loro ció che nn è andato e, se fosse necessario, ammettere d’aver sbagliato. Parlare di manomissione del percorso non giustifica assolutamente nulla. Chi organizza una manifestazione del genere deve prevedere atti di vandalismo e deve avere qualcuno che controlli il percorso qualche ora prima che passino i runner. Non mi è chiaro nemmeno l’aspetto del maltempo: non era stato messa in conto l’ipotesi che potesse piovere? Inoltre non capisco: ma degli atleti pronti a farsi 500 km di corsa vanno fermati per della pioggia? Non sono pronti anche a questo? Sulla pagina Facebook della corsa nn ho letto nessun comunicato stampa relativo alle motivazione della chiusura anticipata della manifestazione. Ho visto invece una recensione entusiastica sull’organizzazione della gara da parte di una runner che, a questo punto, lascia emergere qualche dubbio sulla sua veridicità. (Sicuramente mi sbaglio). Credo che una gara del genere abbia bisogno di mesi se non anni di gestazione e preparazione. Cosa che sicuramente gli organizzatori hanno fatto probabilmente sottovalutando alcuni aspetti. Un giorno un grande organizzatore di maratone mi disse: “Emilio, quando organizzi una gara, cerca di prevedere tutto nei mini dettagli. Perchè ricordati che la buccia di banana è dietro l’angolo e per colpa di quella buccia rischi di mandare tutto a rotoli.”
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