Rubiera, 39° Caretera ed Rubera per 4750 (o più, o meno?)
17 febbraio - La fama nazionale di Rubiera atletica è legata al nome di Stefano Baldini, ma nel piccolo grande mondo delle corse non competitive si lega a questa manifestazione di metà febbraio, diventata un appuntamento da non perdere, anzi di successo crescente, grazie alla convergenza dei due comitati di Reggio e soprattutto di Modena (dico “soprattutto” perché tra i primi dieci gruppi premiati per numero di partecipanti, otto erano modenesi, capitanati dalla solita elefantiaca Cittanova che ha acquistato ben 257 cartellini).
In effetti, anche nei tempi di contrapposizione verso le “teste quadre”, lo storico presidente del movimento podistico modenese, che osteggiava la vicinissima Arceto tacciando chi ci andava di farlo solo per ottenere una gallina a buon mercato, tuttavia convogliava i suoi a Rubiera, dove il premio era un cosciotto di tacchino (sostituito solo molto più tardi da un paio di calze, come è tuttora).
E adesso che il prezzo delle non competitive è stato conguagliato ai 2 euro in tutta l’area Bologna/Modena/Reggio, nessun aspirante modenese al reddito di cittadinanza si lamenta più dell’insostenibile cifra, cosiddetta rovina-famiglie, che bisogna sborsare. Addirittura oggi c’era anche la possibilità di correre gratis per chi fosse arrivato a Rubiera in treno: peccato che di treni che fermino a Rubiera, specie di domenica, ce ne siano pochissimi: e infatti sono... ben cinque coloro che hanno usufruito dell'opzione!
Resta comunque il sospetto che molti abbiano usato il mezzuccio di correre senza acquistare il pettorale: guardatevi le foto e fatevi un’idea. Ah già, notoriamente i podisti della zona amano appiccicarsi il pettorale sulla pelle nuda, e poi metterci sopra magliette e maglioni; e se voleste verificare, provate a chiedere alla pantera nera che a Domenico Petti rivolge gesti sinuosi e insinuanti (foto 1155), e in arrivo sfodera per Nerino il suo incantevole sorriso (foto 1384), di togliersi gli abiti per lasciarci fare come San Tommaso… Il discorso ovviamente vale per tante altre, come la calorosa/caliente della foto 1567 di Nerino, le numerose “curves” (Nerino 1540, Petti 1281 ecc.) cui forse la spilla rovinerebbe l’elettrizzante maglietta blu/viola; o, al maschile, per il modenese che non vuole deturpare il suo smanicato (Nerino 1063, Petti 825) con un tagliandino di carta verde, per giunta riciclata.
Vorrà dire che inseriremo quanti insistono a spillarsi il pettorale (come fa ancora Massimo Bedini, foto Petti 975, o la bambina della foto 1582 di Nerino) nell’elenco della fauna da proteggere perché in via d’estinzione. Mi è capitato in una sola gara modenese di veder negato l’ingresso nell’area del ristoro a chi non aveva il pettorale: ma la corsa era gestita da una società ‘eretica’ e ‘cattivista’.
Così, non so se le cifre dichiarate dagli organizzatori rubieresi, 4750 o giù di lì, corrispondano a tanti pettorali acquistati ed effettivamente usati: l’impressione dei parcheggi (ben ordinati, almeno finché non sono scoppiati per eccesso di ingressi), poi della fiumana in partenza (vedere le foto di Nerino da 71 in poi, di Petti da 121 in poi), poteva suggerire tremila ‘effettivi’; e naturalmente c’erano anche i partenti anticipati, ormai tara ineliminabile da queste parti e non solo. Speriamo che i tanti bimbi presenti non imparino dagli adulti.
Il percorso si è ormai stabilizzato nella zona a sud di Rubiera, lungo il torrente Tresinaro, con l’attraversamento dopo 5 km del parco e villa omonimi dell’allenatore zero-tituli dell’Inter: all’uscita avviene la separazione tra il percorso più lungo, che raggiunge Arceto e Bagno per un complesso di oltre 15,5 km, e quello intermedio da 11 km (altri due giri più corti, di 4,5 e 8, si erano già separati prima, mentre in centro di Rubiera si è svolta una gara per gli scolaretti degli asili, sui 400 metri, che ho scelto come foto emblematica di questa giornata, sperando che siano loro a salvare le sorti del podismo).
Assoluta la chiusura al traffico (in centro, anche il divieto di sosta), che viene a collimare con l’innovazione “ecologica” della gara, visibile soprattutto in zona traguardo dove volontari di Legambiente ci instradavano a un corretto smaltimento dei rifiuti (peccato però che vicino al tavolo del ristoro mancassero del tutto i cestini per gettarci le bucce d’arancia, col risultato che taluni le buttavano a terra o le lasciavano, ciucciate, sui tavoli). Niente plastica (a parte quella dei bicchieri, comunque di chiarati “compostabili”, come le medaglie [vedi foto Petti 1389 ], e che dopo trattamento finiranno, con gli altri scarti, negli orti scolastici); e neppure bottigliette ma “acqua del sindaco” e tè (finito però prima che arrivassero i più lenti: dubito che Giangi ne abbia usufruito).
Fortunatamente meno ascetico il ristoro del km 5, annunciato dal cartello “si entra magrolini si esce cicciotti”: alla fine del tavolo infatti c’erano fette di salame, con gnocco, bottiglie di birra e vino, snobbate dai più ma non dal sottoscritto che ha bisogno di ricostituire le scorte dopo due settimane di malanni stagionali. Servizi igienici chimici “certificati sostenibili”, che non so bene cosa voglia dire (certo, non scaricano a terra; e niente trattamento “chimico” per il “materiale” che ci entra?); comunque in zona partenza ce n’erano solo 4 o 5, diciamo uno ogni mille partecipanti.
Straripante e itinerante, come da copione, lo speakeraggio di Brighenti (foto Nerino 19, 32 e seguenti), che possiamo definire “enfant du pays” sebbene sia di origine modenese; e se in centro di Rubiera una lapide ricorda la stanza dove dormì l’Eroe dei due Mondi nel 1859, chissà che in un domani non si indichino i luoghi da dove Brighenti è partito verso la fama nazionale nei Mondi del podismo e degli sport invernali.
Nutrita anche la presenza di fotografi: vedete che i nostri due hanno scaricato ben tremila immagini: i fotografi professionali che si riservano i diritti d’immagine erano presumibilmente in una delle competitive della giornata, e insomma a Rubiera tutti hanno lavorato in santa pace senza speculazioni né litigi. Molte torte e bottiglie di spumante alle tende delle società, perlomeno quelle modenesi: insomma, adelante Pedro con l’ecologia, ma senza rinunciare alle gioie della vita.
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