Modena, 1° Corripollicino
16 novembre – Col nome Pollicino a Modena sono state ribattezzate la struttura pediatrica del Policlinico e una Onlus che si occupa del “progresso della neonatologia”; per far conoscere l’una e l’altra, ed eventualmente per raccogliere un po’ di fondi, niente di meglio che organizzare una corsa podistica, sul tracciato più noto della città: con la partenza all’ex ippodromo (sciaguratamente rinominato Novi Sad), teatro di almeno una quindicina di gare all’anno, due giri della vecchia pista in modo da completare il percorso più corto di 2 km (ma parecchi ne hanno fatto uno solo), e poi uscita in stile Corrida verso la via Emilia centro, che si percorre tutta fino a largo Garibaldi, cioè fino a vialoni di circonvallazione, che si percorrono per l’intero semicerchio sud fino al palazzo dei musei: da qui, chi ne ha abbastanza di 5 km può dirigersi di nuovo all’ippodromo, e gli altri voltano a sinistra per il solito itinerario: via Emilia ovest fino all’ex autodromo (ora parco Ferrari), dove questa volta si entra anziché restarne fuori come in altre corse. Qui, in accordo con la fiaba di Pollicino dove il bimbo e i suoi fratelli si perdono nel bosco, le segnalazioni e gli addetti (già alquanto carenti o distratti, prima) spariscono del tutto, e ognuno si ritaglia l’itinerario che meglio crede. Poi si riesce sulla via Emilia ripercorrendola in senso inverso e arrivando infine al traguardo, allo stesso modo della Corrimutina non competitiva di due settimane fa.
A occhio e croce, i partenti all’ora giusta (le 15 e qualche minuto) saranno trecento, ma molti se ne sono già andati in perfetto stile modenese, come documentano le foto di Teida dove i primi partenti regolari appaiono forse dalla numero 54. Nemmeno stavolta posso accusare nessuno di non indossare il pettorale, perché questo aveva dimensioni da francobollo e per inquadrarlo ci vorrebbe almeno un teleobiettivo da 200 mm; ma sarei molto stupito se il solito personaggio delle foto 59/60, refrattario agli acquisti e alle partenze in orario, l’avesse perlomeno in tasca. Va detto che di fronte ai soliti 2 euro di iscrizione, il premio minimo era un barattolo di verdure sott’olio o una confezione di 'crescente' particolare. E davano persino una medaglia similoro, consuetudine che risale ai tempi delle gare di 40 anni fa ma ormai è soppressa in tutte le non competitive.
Chi ha fatto un’offerta più consistente si riconosceva comunque dalla maglietta bianca con scritta (ad esempio foto 301-303, e i bimbi delle 313-315, 382-85, che hanno portato entusiasmo e allegria ed erano tanto simpatici con le magliette che gli arrivavano ai piedi).
Per gli adulti, a parte quelli che vengono a correre solo per correre (come Gelo Giaroli e la Cecilia, foto 82, Cuoghi con la barba da patriarca della 199, Bedini della 222-223, Paolino Malavasi delle 218-220), è andata in scena la solita caccia alla bella figliola da ‘accompagnare’, volente o nolente, per tutti i 9 km: d’altra parte, come resistere alle rotondità delle foto 131 o 322, o al celeste sorriso della dark lady 330? C’è anzi da stupirsi che la notevole presenza della foto 283 sia stata lasciata in pace fino al traguardo.
Stante l’inesistenza di corse reggiane o bolognesi, si è notata la partecipazione di alcuni colleghi delle province limitrofe. Viva chi ha il coraggio di riempire anche i sabati grigi di pieno autunno, dove non c’è neanche un prete per chiacchierar; ma viva soprattutto la neonatologia, e ancor di più la realizzazione di neonati, di cui la nostra morente Europa avrebbe tanto bisogno.
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