San Donnino (MO), 42^ Camminata di Quartiere
1° dicembre - Coll'ultimo mese dell'anno, Modena riprende tradizionalmente a riempire le domeniche lasciate libere dagli organizzatori (o qualche volta, a fare concorrenza a organizzatori ritenuti fuori zona o fuori legge) con le gare dette di quartiere, ridotte a quattro, più o meno sempre negli stessi posti, cioè il più fuori possibile dalla città per non disturbare il traffico.
Ce n’è solo una in centro storico, dalla stazione ferroviaria, che di solito apriva le danze ma stavolta, per non intralciare l’afflusso allo stadio (ah bè, si giocava alle 15 e una partita di basso livello, non è che fino all’una ci fosse tanta gente in giro…), si è invertito il turno con questa, che è venuta a collocarsi 7 giorni prima di un’altra camminata a due km di distanza e sullo stesso argine e strade di oggi (ah ri-bè, quella non è “di quartiere” anche se il giro è grossomodo lo stesso di quella di quartiere e di quella competitiva di aprile e di quella del festival dell’Unità ecc., sempre organizzati dalla stessa persona).
Sia pure: come gli uccellini prigionieri non conoscono altro cielo che quello della gabbia, anche per i podisti che rispettano religiosamente i dettami del Coordinamento, gare come questa (anzi, queste) di San Donnino-San Damaso sono tra le più belle dell’anno e del mondo, contenti loro contenti tutti.
Naturalmente, i podisti più ‘evoluti’ o competitivi, gli assetati di agonismo (che, orfani di Torino o di Genova, si sono precipitati in massa alla maratona di Latina a raggranellare 'tacche'), o i partecipanti a campionati regionali (come, in zona, il Corriemilia), erano altrove: in compenso qui ci si davano di appuntamenti a Reggio domenica prossima, sia per l’indubbia comodità e simpatia della gara reggiana, sia perché i “senatori” sono come quegli uccellini di cui sopra, e fin che saranno abili e arruolati, ogni dicembre andranno sempre e solo là, e guai a parlargli di gare esotiche ma anche solo di Sanremo…
Peraltro, maratoneti giramondo c’erano anche qua: il carpigiano-newyorkese Werther Torricelli, il Colombini Lord of New Castle e di tutte le Majors (foto 248), la desideratissima signora in nero della foto 262, già vincitrice di una maratona di Ragusa (concupita, insieme alla sua bella compagna, dal signore che le tallona anfanando). Solitario correva Rambo, già gemello-indiano di Mastrolia (323), ed erano ormai per lui irraggiungibili le bellezze delle foto 145 e 194 (questa, seguita ad una decina di metri da uno che sembra Lorenzini e ostenta di non puntarla). Altri tempi, quando la criniera atirava le femine como el miele le mosche (così gli storici su papa Alessandro VI, e i cronisti di quartiere sui podisti-apaches).
Ciò posto, le corse di quartiere modenesi presentano indubbi vantaggi: iscrizione gratuita, e nonostante questo, premio di partecipazione (oggi 500 g di pasta), ristoro in gara e al traguardo, controllo dei vigili nei rari attraversamenti stradali, un po’ di animazione (oggi echeggiava la musica anni Sessanta, “The house of rising sun” – che sia la villa ritratta da Teida nelle prime e nelle ultime foto? -, “Ma che colpa abbiamo noi” ecc.); partenza legalmente differenziata per i camminatori – mezz’ora prima dei corridori -, dunque nessuna croce addosso a chi appare nelle foto dalla 21 in poi, 51 in poi; salvo che la campionessa della foto 60 sembra partita prima, eppure corre!
Il mio premio speciale va però alla signora della foto 167, al secolo Roberta Mantovi, podista non delle più scarse né delle più antipatiche: la prima della serie, e tra i pochissimi, a spillarsi il pettorale.
Il percorso, si diceva (stilizzato nella foto 6), è calpestato all’incirca una decina di volte l’anno, anche in notturna; la relativa novità di questa edizione è che lo si fa in senso orario e dunque sul fiume ci si sale solo dopo aver passato lo stradello Bonaghino (che a me fa sempre venire in mente la Parietti), al km 4,5: vedete la bella foto che Mandelli mi ha suggerito di scegliere per la copertina, insieme alle tante altre che seguono nell’album.
Quattro km sull’argine, risalendo il fiume fin quasi all’autostrada, poi discendendo per uno stradello campestre oggi un po’ scivoloso, dove qualche anno fa, in una notturna estiva, assistetti a un podista-gabbiano che tentò di conquistare la sua vicina offrendole il tè del ristoro, ma nel curvare si sbilanciò bagnando la maglietta della bella, che lo ripagò con due urlacci e un presumibile addio alle speranze del dopogara.
Lunghezza del giro più ampio, 10,600 km, che sommati ai 10,500 dell’altra non competitiva del sabato (a pochi km da qui, presso il negozio Run & Fun del campioncino Mohammed Moro), consentono una buona preparazione senza stress, cominciando pure l’operazione di smaltimento dei pranzoni o cenoni di fine annata che le società imbandiscono in questo periodo. Il pranzo, di lì a un paio d'ore, riuscirà particolarmente succulento per i podisti della Sassolese, riuniti in occasione che la propria squadra cittadina dà un dispiacere allo squadrone dal cui campo si esce sempre a mani vuote e - obbligatoriamente - con un rigore a carico. Che questa volta non è bastato.
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