Gianni dall’aldilà resuscita la Classica?
Eravamo stati tutti delusi, l’anno scorso, quando la quarantesima edizione della “Classica” della Madonnina, complice la grave malattia del presidente Gianni Vaccari, era stata declassata a non competitiva, una delle tante sagre delle partenze anticipate, dell’acquisto gonfiato di pettorali per vincere i premi di società, e di quelli che il pettorale proprio non lo prendevano perché € 1,50 moltiplicati per una famiglia di tre, tutto l’anno, rovinano l’economia di una famiglia (questo mi sono sentito dire e vedo praticare in tutta la stagione modenese). Sembrava il destino anche della 41° edizione, per giunta spostata dalla sua sede naturale del quartiere (dove tira aria di sgombero per la sezione podismo) a quella stra-abusata del festival dell’Unità, soffocata tra tangenziale e due linee ferroviarie, ma benedetta dai pubblici amministratori che le hanno costruito un’uscita della tangenziale apposta, hanno fatto in modo che l’Alta Velocità la schivasse facendo un giro vizioso, eppure non sono riusciti a mettere in atto un lucroso piano edilizio data la spaventosa e forse insanabile situazione di inquinamento industriale.
Sembrava, fino al 2 gennaio, giorno del funerale di Gianni: ma molti di noi, che per questo 21 gennaio puntavano già su altre corse (Montefortiana o Galaverna, per citare le concorrenti più vicine), proprio sul sagrato della chiesa della Madonnina avevano sentito le prime voci: “perché non rifacciamo la competitiva?”. Detto e quasi fatto, con un frenetico attivismo che mi ha ricordato quello di oltre vent’anni fa, quando si trattò di salvare la “Corrida di San Geminiano” dalla crisi economica della Fratellanza di allora. Allora fu tutto il Coordinamento modenese, compreso Gianni Vaccari, che trovò gli sponsor e mandò in onda lo spettacolo, sia pure in forma non competitiva. Adesso, il collaudo era stato fatto due mesi fa col salvataggio in articulo mortis di un’altra classica tradizionale modenese, la Corrimodena, che abbandonata al suo destino da chi non sapeva più gestirla ma non voleva mollare l’osso, è invece andata in onda regolarmente nella data canonica di metà novembre (con un nome cambiato di poco, così il “padrone” del marchio se lo prende nel bisacchino).
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E più o meno lo stesso comitato, tra i cui componenti citerò Giuliano Macchitelli, Maurizio Pivetti, Vincenzo Mandile (cioè il coordinamento modenese, l’Uisp, Modenacorre – e sono sicuro di dimenticare altri elementi determinanti), dal 2 gennaio a oggi ha messo in piedi, non solo la prevista non competitiva affollata da un migliaio o più di partecipanti (grosso modo gli stessi di Marzaglia domenica scorsa), ma una competitiva di quasi 10 km, offerta al prezzo stracciato di 5 euro, cui si sono preiscritti circa 650 podisti anche da fuori regione: non solo quei 150 assatanati e/o cacciatori di prosciuttini che frequentano le normali competitive modenesi, ma gente molto comune, anche da 6’/km, desiderosa non tanto di testimoniare il proprio affetto per un vecchio amico, ma di provarsi su un percorso ben misurato (QUASI chiuso al traffico), di calzare un chip una volta tanto, ricevere una classifica, e la medaglia con l’azzeccata immagine di lepre, tartaruga e chiocciola che simboleggiano come il podismo, anche agonistico, sia aperto a tutti.
E pure il sottoscritto, che negli anni d’oro era quasi una lepre e adesso sta avviandosi per le strade delle tartarughe, ha avuto un soprassalto di nostalgia, ha recuperato tracce delle sue partecipazioni negli anni antichi (in fondo trovate un commento del 2003 scritto per la carta stampata) e, come faceva nei tempi migliori in compagnia di un altro aficionado oggi scomparso, William Govi, ha corso come assaggio la non competitiva di 8 km (facciamo 7,3), arrivando con una ventina di minuti di margine per prendere il via della competitiva di 10 (facciamo 9,7). Negli anni antichi l’intervallo tra i due via era di 75’ e si potevano ben fare gli 11,5 km della ludico-motoria; oggi sono 60', il giro lungo è da 13,5 e c’è da stare attenti…
Modena Madonnina 2018
Della non competitiva erano possibili 4 percorsi, che a parte l’inizio riprendevano i tracciati dell’antica Classica (quelli della “seconda maniera”, perché la prima maniera, come ricordavamo con Brighenti, puntava inizialmente verso il centro città e valicava un pericoloso passaggio a livello, dove qualche volta il treno passò sul serio), con un massimo dei 13,5 km citati, svolto per circa metà sull’argine destro del Secchia, molto collaudato sia in gare della Madonnina sia dell’Unità. Festa popolare, sebbene continui a far tristezza che almeno metà dei partecipanti si fossero avviati per le strade con mezz’ora o più di anticipo. Commentavo la cosa con uno degli storici compagni di Gianni, Flaminio Ballotta, messo a sbandierare proprio all’uscita dal festival: “Questa gente, Gianni l’avrebbe azzoppata!” – “Eh sì, ma cosa vuoi farci?”. Rapido passaggio quasi davanti alla sede storica della polisportiva (che squallore il primo tratto di via Barchetta! Sarebbe location ideale per film neorealistici anni Quaranta), poi si va a destra in direzione ovest, lungo un cavalcavia moderno e prima di un’altra deviazione a destra per il giro di 8 km: che per oltre metà coincide col tracciato della competitiva di un’ora dopo, e soprattutto col percorso che Gigliotti faceva fare a Baldini in preparazione alle olimpiadi di Atene. Si passa davanti alla romantica e solitaria chiesa di Freto, dove Gianni (in compagnia, incredibile ma vero, di un altro Gianni Vaccari!) inventò la camminata della sagra di giugno (citata nel pezzo del 2003 qui sotto), e dove adesso riposa in pace; poi resta poco più di un chilometro, che per i non competitivi prevede l’attraversamento del festival lungo un tratto sterrato, mentre il tracciato competitivo resta fuori ripartendo per un secondo giro, tutto asfaltato, che si concluderà poi con circa 500 metri in senso inverso rispetto alla partenza, e il reingresso nel festival.
Arrivo, a mio parere, non molto felice, causa due curve a 90 gradi negli ultimi 150 metri e un asfalto con irregolarità; ma capisco che si sia voluto evitare lo sterrato, che sarebbe stato anche più pericoloso. Dunque, partenza precisa alle 10 della competitiva (stavolta, è ovvio, i partéss prémma non ci sono, e direi nemmeno gli infiltrati, quelli che pagano la non comp e fanno la comp – altro discorso per forse un centinaio di preiscritti che non avevano pagato e non sono venuti): la voce ‘storica’ (vedi sotto) di Brighenti ci accompagna almeno dalle 8,30 di mattina e proseguirà per tre ore buone; ci sono vari politici, l’Assessore Bello e l’Ex Assessore Brutto, e altri (che, sono sicuro, si “mettono a disposizione” per una candidatura alle prossime elezioni), che però non avranno la mia citazione tranne il Sindaco emerito Gozzoli, che da sportivo autentico prende il via e come al solito lo reincontro al mio arrivo quando lui sta defaticando. Giornata splendida e nemmeno fredda, noi del ‘terzo settore’ ci godiamo le stradine e nel finale proviamo pure a sprintare, con un occhio al cronometro che sentenzia un’incredibile rush ai 5:16 /km, e l’altro occhio al cardio che spaventa indicando 177. Ma per Gianni, è giusto che il cuore batta un po’ di più.
Chi non si è stancato e ha i capelli un po’ grigi, si rilegga adesso il pezzo di quindici anni fa (per un giornale non sportivo), intitolato: Madonnina da un quarto di secolo significa grande podismo - La “Classica” è un esempio, ma non c’è solo quella
Passata la boa delle nozze d’argento, lo scorso 26 gennaio si è celebrata la 26^ “Classica della Madonnina”, una gara che, inizialmente considerata poco più di un prologo, l’ultimo allenamento utile prima della “Corrida” del 31 gennaio, col passare degli anni si conquistata una sua autonomia e un prestigio in ambito nazionale, che le garantiscono la partecipazione di atleti di assoluto valore. Così, il successo del 2003 ha arriso al padovano Ruggero Pertile, un ventottenne padovano allievo del grande Salvatore Bettiol, con un vantaggio di un solo secondo sul bresciano Fabio Rinaldi: entrambi gli atleti vantano vittorie e piazzamenti di rilievo in maratone di alto livello, e non è la prima volta che la Madonnina serve come rampa di lancio per corridori di razza. Anche tra le donne, la vincitrice Gloria Marconi e la seconda, Lucilla Andreucci, vantano successi di prestigio, titoli italiani e maglie azzurre. E chissà che non si vesta d’azzurro, prima o poi, anche l’ottava assoluta, la formiginese Laura Ricci, che pilotata da papà Dino, sempre più spesso, non solo gli arriva davanti, ma si fregia del trofeo di miglior modenese in gara… Ma la Classica della Madonnina non è solo la gara di elite, per supercampioni che si scannano in caccia di premi: no, in una Modena dove le corse competitive hanno vita grama (avere duecento iscritti sarebbe considerato un successo enorme), su questo circuito di 12,4 km si sono misurati più di cinquecento uomini e ragazzi, compreso il tassista di Cittanova Carlo Casarini (classe 1941), che ha finito la corsa nel rispettabile tempo di un’ora e un quarto; o il modenese di San Donnino Giancarlo Roversi, classe 1939, 1.03. Il podismo è lo sport che consente di far incontrare campioni e tassisti, keniani e pacifici pensionati, vecchi e giovani: dalle classifiche per categoria, puntualmente pubblicate dalla società col supporto tecnico di Championchip (azienda olandese di rilevamento elettronico con concessionaria a Parma), troviamo che il primo della categoria Master ultrasessantenni, il parmense Luciano Balestrieri di 62 anni, ha impiegato 51 minuti (volete un confronto? il sottoscritto ne ha messi più di 58); il secondo, un correggese del 1938, appena un minuto in più; il quinto, un altro parmense del 1934, ha finito in 56 minuti, battendo allo sprint il “giovane” formiginese Enzo Gibellini, “soltanto” quarantaseienne. In più, oltre ai 500 competitori, in quella fredda ma soleggiata mattina di gennaio sono arrivati (anche dalla Toscana e dalla Lombardia) più di duemila corridori non agonisti a misurarsi su percorsi da 3 a 12 km: molto suggestivo il più lungo, che dirigendosi verso Modena ovest lungo la via Barchetta arrivava al nuovo ponte ciclabile per Campogalliano, e senza attraversarlo piegava a sinistra per un lungo tratto d’argine del Secchia, per poi ridiscendere e, passando per i Tre Olmi e Freto, tornare alla Madonnina. La soddisfazione generale nasce dal fatto che i dirigenti della Madonnina sono tutti podisti, gente che da decenni, settimana dopo settimana, calpesta gli asfalti della provincia e di tutta Italia, e sa di cosa ha bisogno il corridore: percorsi chiusi quanto più possibile al traffico delle auto, ristori abbondanti lungo il percorso (specie per il settore bevande calde quando fa freddo: e possiamo garantire che il tè della Madonnina il più carico e gustoso dell’annata), la garanzia di una certa disciplina (cioè no alle cosiddette partenze anticipate, un male che dalla vicina Lombardia si sta diffondendo anche dalle nostre parti), ordini d’arrivo precisi e premiazioni adeguate. E se la Classica il vertice, altre manifestazioni durante l’anno vedono protagonisti capitan Gianni Vaccari e i suoi luogotenenti in veste di organizzatori: tra queste, arriva quest’anno alla 14^ edizione la camminata della sagra di Freto, nel pomeriggio del 15 giugno. E quando ne hanno abbastanza di organizzare, i podisti della Madonnina corrono: molti sono i maratoneti, alcuni dei quali (come Fabio Roccato e Paolo Calamai) hanno ottenuto anche piazzamenti di rilievo in maratone di livello nazionale e internazionale; molti altri (dallo stesso Vaccari alla “pulce degli Appennini” Romano Merighi, dal rigoroso Luigi Buldrini alla bella tabaccaia Daniela Montanari) sono onesti corridori, che arrivano sempre e qualche volta con onore. Quell’onore che poi tocca spesso, durante le manifestazioni più prestigiose in giro per l’Italia, a un altro figlio della Madonnina, quel Roberto Brighenti conteso ormai dai grandi organizzatori come speaker degli eventi più memorabili. L’unico peccato è che Brighenti andava forte pure lui, e invece oggi è costretto dalla sua bravura a restare inchiodato al microfono per ore e ore, mentre gli altri corrono.
“Ma voi, ai vostri atleti, pagate l’ingaggio?”. La risposta, magari pittorescamente condita da un tàmpel d’Oltrecavalcavia, è che semmai sono i podisti modenesi che … pagano per andare alla Madonnina; e anche i non tesserati accorrono in frotte agli allenamenti che la società programma in terreni collinari (Solignano-Puianello, Valle-Pazzano-Ligorzano) nei fine settimana quando l’attività ufficiale latita: l’ultima volta, il 7 gennaio, in quasi duecento si sono presentati per un warm-up di massa.
Informazioni aggiuntive
1 commento
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Lunedì, 22 Gennaio 2018 23:48
inviato da Stefano Morselli
Caricate le foto mancanti nel mio servizio fotografico relative al 9 km.
http://foto.podisti.net/f1027197400
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