Mikhael Bellanza a metà strada verso Capo Nord
6 febbraio - Abbiamo conosciuto Mikhael e Victor (il suo splendido Weimaraner) quando mancavano 10 giorni all’inizio di questa pazza e straordinaria avventura: raggiungere CapoNord a piedi, partendo da Lodi, con lo scopo di raccogliere fondi per la ricerca contro il Neuroblastoma (tumore Infantile). Li abbiamo risentiti la Vigilia di Natale , quando avevano già attraversato le Alpi innevate e dopo 600km erano giunti in Baviera, regione sudest della Germania. È quindi arrivato il momento di disturbare nuovamente il loro viaggio per farci raccontare le meraviglie e le difficoltà di questa impresa.
Raggiungo Mikhael telefonicamente mentre sta cenando in una pizzeria a Vagnhärad, 70km a sud di Stoccolma. Come altre migliaia di persone, ho seguito quotidianamente il loro viaggio (la pagina fb “A Capo Nord contro il Neuroblastoma” ha più di 13.000 “mi piace”).
Ciao Mikhael, come state? A che punto siete del viaggio?
Noi stiamo bene, Victor è in gran forma! Ride sapendo che il mio primo pensiero è sempre per Victor. Abbiamo festeggiato il raggiungimento dei 2000 km l’altro giorno, quindi adesso saranno circa 2100 km.
Quante scarpe hai consumato?
2 paia, devo iniziare il terzo, ma aspetto di essere a Stoccolma, dovrei arrivarci fra 2 giorni. Starò in città un paio di notti per far sistemare definitivamente le ruote del carretto. Purtroppo quelle iniziali non hanno retto il peso, ma d’altronde non potevo fare la struttura più leggera, al fine di assicurare un buon isolamento termico a Victor.
Non avete trovato freddo?
No, siamo sempre qualche grado sopra lo 0°C. Questo sicuramente è un inverno anomalo, la gente del luogo mi dice che solitamente c’è la neve e una temperatura di -10/-15°C. Per ora le temperature più rigide rimangono quelle trovate fra Svizzera e Austria. Qui però piove spesso e con il vento la temperatura percepita è più bassa.
Quindi tu sei ancora in maglietta e pantaloncini?
Scoppia nuovamente a ridere. Lo sapevo che me lo chiedevi! La sua tenuta estiva è una causa di preoccupazione fra le migliaia di persone che seguono la sua pagina Facebook. Sì, sono ancora in maniche corte, ma non credo ancora per molto, mi hanno assicurato che a 200km a nord di Stoccolma il clima cambia radicalmente.
Seguendo le varie tappe ho avuto l’impressione che tu abbia fatto più fatica mentalmente che fisicamente, è così?
Fisicamente sto bene, anche se ho iniziato a sentire un po’ di affaticamento da quando abbiamo cambiato le ruote al carrellino, appesantendolo. Sono solo 20kg in più, ma pesava già 100kg con Victor dentro, quindi ora devo portare 120kg! Mentalmente c’è stato qualche episodio, ma nulla di insuperabile. Per fortuna c’è sempre la persona giusta al momento giusto.
Non gli chiedo spiegazioni, ma sono sicura che la forza per superare i momenti difficili gli arrivi dai sorrisi e dagli abbracci di persone sconosciute che incontra nel viaggio, dalle voci e dai messaggi degli amici e delle migliaia di “zie” acquisite che lo seguono con affetto e apprensione dall’Italia.
Ti sei dovuto fermare qualche giorno a Berlino per far cambiare le ruote al carrellino, anziché essere un’occasione per riposarti per te è stato motivo di stress, come mai?
Innanzitutto è stato uno stop inaspettato e non sapevo quando sarei potuto ripartire. La parte più difficile è stata rimettersi in viaggio, è stato un po’ come riprendere a studiare dopo anni che hai lasciato la scuola. Ci sono voluti 2 o 3 giorni per ritrovare il giusto ritmo fisico e mentale.
Qualche giorno fa su facebook hai scritto che non ci sarebbero state più ospitalità organizzate, vuoi spiegarci meglio?
Per prima cosa ci tengo a dire che sono grato a chi mi ha dato ospitalità e a chi aveva organizzato ogni singola tappa. La Croce Rossa Svedese è stata molto efficiente e disponibile progettando un itinerario che mi avrebbe permesso di dormire ogni sera in una delle loro sedi. Per me però stava diventando troppo stressante, giorno dopo giorno ho iniziato sentire la pressione, avevo paura di non arrivare in tempo alla tappa successiva perché sapevo che c’era qualcuno che mi aspettava. A volte ero stanco e avrei voluto semplicemente fermarmi lungo il tragitto e riposare un po’, ma non lo facevo per non deludere chi mi avrebbe ospitato.
Inoltre stavo perdendo il bello del mio viaggio, la parte che più amo, svegliarmi la mattina e non sapere dove avrei passato la notte, scoprire luoghi inaspettati e incontrare tantissime persone. Anche se questo vuol dire ogni tanto sbagliare strade o dormire su una panchina. Se durante il cammino incontro qualcuno che mi dà ospitalità ne sono felicissimo, ma senza alcun programma. Inoltre dormire qualche notte fuori mi permette di abituarmi gradualmente al clima e prepararmi mentalmente alle notti più dure, visto che fra poco arriverà la parte più difficile.
Mikhael mi ripete più volte questi concetti, teme di essere frainteso. Ma io ricordo la nostra prima intervista, il suo sguardo si illuminava e la sua voce si accendeva di spontaneo entusiasmo quando mi raccontava dei suoi viaggi fatti di luoghi sconosciuti e di incontri inaspettati. La carica mattutina era proprio l’imprevedibilità “cosa succede oggi? chi vedrò? dove dormirò?”.
A proposito di persone, qual è stato l’incontro più bello?
Ci riflette un attimo e mi confessa che in Svezia sta trovando un’incredibile solidarietà ed accoglienza.
Sul mio cammino incontro parecchie persone, perché spesso quando arrivo in qualche paese mi intervistano. Appena esce il pezzo sul quotidiano locale la gente mi aspetta per strada, anche solo per salutarmi. Mi ricordo in particolare un giorno in cui ero in grande difficoltà, pioveva e stavo facendo molta fatica, poi ad un certo punto vedo una coppia che mi aspetta al bordo della strada da non so quanto tempo, per offrirmi caffè e brioche; è stato bellissimo, quel gesto ha cancellato di colpo le avversità della giornata. Oppure recentemente a Krokek abbiamo incontrato una splendida cucciola di Golden Retriever, di cui Victor si è follemente innamorato. Mentre Victor faceva conoscenza, io ne ho approfittato per chiedere alla ragazza, proprietaria del cane, se nella stazione dei treni c’era la sala d’attesa. Lei invece con una semplicità disarmante ci ha invitati a casa sua e della sua famiglia. È stata incredibile la spontaneità e naturalezza con cui lei e la sua famiglia ci hanno accolti.
La tappa più bella invece qual è stata?
Sicuramente la corsa contro il tempo per andare a prendere il traghetto, non ero mai salito su un traghetto, inoltre mettere il piede in Svezia per la prima volta è stato molto emozionante. Forse perché i Paesi del Nord Europa hanno un fascino tutto particolare: avevo sentiti parecchi racconti sulla Scandinavia anche da parte di amici e quindi vedere finalmente questi paesi è stato come realizzare un sogno.
C’è un’ultima cosa che ci vuoi dire?
Vorrei invitare a continuare a donare, la raccolta fondi purtroppo ha rallentato in questi giorni.
Ricordiamo che il viaggio di Mikhael e Victor promuove la raccolta fondi per la Ricerca contro il Neuroblastoma, qui il link per le donazioni
https://www.retedeldono.it/iniziative/una-onlus/mikhael.bellanza/a-capo-nord-contro-il-neuroblastoma
Saluto Mikhael: “fai una carezza da parte mia a Victor e mi raccomando, state attenti!”. Ecco la solita apprensione da “zia”, oggi ancora di più delle altre volte visto che i prossimi 2000km saranno i più duri.
Continueremo a seguirli sempre più affascinati e rapiti da questa impresa che sembrava folle anche solo a pensarla.
Prima intervista:
Seconda Intervista:
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