Una Corrida di San Geminiano un po’ pre-elettorale
I 665 competitivi classificati di questa 44^ edizione della classica gara ideata nel 1973 da Gigliotti e Finelli segnalano una discreta ripresa numerica, dai miseri 535 dell’anno scorso, anche se non sfiorano nemmeno gli 896 del 2016 e i 746 del 2015 (e non parliamo di quando i classificati erano duemila o più, ai tempi che non c’erano tutte le balle odierne di tessere e certificati medici ecc. – lo scrivo, casomai questo pezzo cadesse nelle mani della ministra della salute Beatrice Lorenzin, elettoralmente paracadutata a Modena e dunque venuta ieri a studiare la città che dovrebbe votarla, e a rivolgere il suo augusto messaggio ai podisti).
E aggiungo che comunque la Lorenzin era la meno peggio tra i politicanti venuti alla sagra di Modena, in prima fila alla messa vescovile della mattinata, e in parte poi alle premiazioni della gara nel pomeriggio. Penso che (se andrò a votare) voterò qualcuno, uno qualunque, ma purché non abbia partecipato a queste farisaiche profanatrici esibizioni. Almeno avessero corso i 3 km; ma forse ne andava della loro dignità.
Curiosamente, 665 furono pure i classificati della Corrida 2013, e 667 nel 2014: dunque il podismo nostrano è fatto a scale, ma tanto su ormai non ci si va più; difficilmente quantificabili i non competitivi (tra cui il sottoscritto: scusate, ma che il mio aereo da Miami arrivasse in tempo l’ho capito solo quando mi hanno riconsegnato le valigie all’aeroporto di Bologna, due ore prima del via della Corrida): i giornali parlano di cinquemila totali, non si sa se secondo la questura o secondo i sindacati. La mia impressione, a puro naso e per giunta con l’intronamento da fuso orario, è che alla partenza all’ora giusta non fossimo più di 2000-2500. Già, perché c’è anche chi parte prima (sembra di capire che un gruppo bolognese di una trentina di partecipanti sia partito in massa una mezz’ora prima, celebrandosi poi nel consueto autoritratto dove leggiamo tra l’altro che “il percorso di oggi risulterà essere molto simile a quello odierno”); e a questi va aggiunta la consueta dose di portoghesi o di quanti in ogni caso non hanno ritenuto opportuno di esporre il pettorale, nemmeno quello da 5 euro: guardate le foto della Teida e cercate uno che somiglia molto a Fausto Coppi, celebre scroccatore di pettorali di maratona (ma almeno quelli li indossa); e con lui ce ne sono tanti altri. Devo però dire che uno beccato due anni fa a correre senza pettorale, e da me denunciato su queste pagine, stavolta l’aveva. Quante me ne ha dette e me ne ha fatte dire! Però si è messo in regola; sia lui, sia l’altro tipo che di solito prende il pettorale economico poi fa la corsa lunga: oggi aveva un bel numero competitivo da 15 euro (riprenderà a risparmiare la prossima volta?).
Modena - Corrida di San Geminiano
Nel settore dei top (quelli che il pettorale non lo pagano, anzi sono pagati per venire qui), è dal 1995 che non vince un italiano (l’ultimo si chiamava Stefano Baldini): la novità è che oggi non ha vinto un keniano ma, per la prima volta, un etiope, Haile Telahun Bekele, 19 anni, in 38:17, un minuto abbondante sopra il record su questo tracciato, e comunque un minuto e mezzo prima dei ruandesi secondo e terzo (sul cognome impronunciabile del secondo ha fatto le sue ironie l’informatissimo Marescalchi in sede di premiazione). Primo italiano, il pavullese Simone Colombini “in grande spolvero” (come scrivono le gazzette tirando giù la polvere a frasi di cui non conoscono il significato); poco dietro, il compaesano Alessandro Giacobazzi recente trionfatore in maratona a Torino.
Tra le donne, si conferma la valanghinetta rosa, nel senso che alla vincitrice del 2017 Sara Galimberti è succeduta oggi Anna Incerti, che aveva già vinto dieci anni fa in 42:28 e a cui oggi sono bastati tre minuti in più per salire sul primo gradino del podio (come si suol dire: perché alle premiazioni il podio proprio non c’era), superando nel finale la keniana Jeruto Lagat. Podio virtuale completato dall’altra modenese Francesca Bertoni, terza: ma in effetti le straniere qui erano scarsine, in tutti i sensi: sono lontani i tempi di Rita Jeptoo o delle varie Jelagat. E anche la lunghezza complessiva lascia dei dubbi: ufficialmente si dice 13,350, sta di fatto che il cartello del km 13 è ad almeno 500 metri dall’arrivo (resta poi da fare anche un quarto di giro dell’ippodromo, cioè 250 metri), quando ai tempi che la Corrida sullo stesso percorso era ufficialmente quotata 13,274, il cartello dei 13 era affisso sul pilastro d’accesso all’ippodromo, una cinquantina di metri prima dell’ingresso in pista. A me il Gps dà 13,600.
E arrivano via via tutti gli altri, come dicevano i telecronisti delle volate in gruppo al Giro d’Italia: e se alcune foto del mio quasi omonimo, e fedelissimo tosco, Fabio Marranci mostrano lo sforzo dei migliori sul doppio cavalcavia di Cognento (km 6/8), le foto urbane della Teida immortalano (altra frase fatta e con sempre meno senso, in un’epoca nella quale le foto si cancellano ad ogni cambiamento di software) tutti, compreso Giuseppe Cuoghi, ex hockeysta compaesano di Raffaella Pelloni (meglio conosciuta come Carrà); Cuoghi deve essere l’unico ad aver corso tutte le 44 corride (perché l’unico anno che non la corse, venne tanta neve che la gara fu annullata).
E compresa la Lorella detta Lella, che col suo fitwalking arriva sempre e ovunque. E compreso infine (not last & not least) Lolo Tiozzo, patron della Ovunque, con cui ho corso gli ultimi 3 km (ai 5:40”… foto 655 e dintorni) constatando come sia il più popolare tra gli spettatori e anche tra i colleghi podisti, che gli vengono vicini per ricordargli quando li ha portati sulla muraglia cinese o a Petra o a Gerusalemme. Ma al traguardo Brighenti non si accorge di lui perché sta omaggiando Julia Jones.
Premiazioni con la sfilata di politici e vippetti locali, lasciamo perdere: al sindaco in pompa magna, eletto sulla base della promessa del “consumo zero del suolo”, bisognerebbe chiedere cosa significano quei cartelli ai bordi del grande campo verde tra i km 4 e 9 (per i modenesi: tra la Motorizzazione e la zona della concessionaria Piaggio), che annunciano un imminente mega-intervento edilizio; ma la maggioranza dei podisti, piuttosto che ingaggiare battaglie perdute, se ne sta in piedi nel fondo del vecchio palasport a chiacchierare dei fatti propri e commentare questo evento unico per Modena, e ahinoi finito troppo presto.
Dai colloqui apprendiamo che l’unica corsa modenese più antica della Corrida, la Sgambada di Mirandola in programma domenica prossima, non si farà (e la colpa non è della circolare Gabrielli). Il podismo modenese perde il suo vanto che lo rendeva unico in Italia, di non saltare mai una domenica di corsa. Accontentiamoci del mercoledì.
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