Pescara Marathon 2020, isola felice contro il disfattismo
18 ottobre – Così, questa maratona doveva esserci, e c’è stata nel giorno previsto dal calendario nazionale (che, curiosamente, doveva essere il giorno della maratona di Parigi secondo il primo annuncio di rinvio, poi di nuovo rinviato e infine annullato, secondo la tipica coerenza dei francesi che fanno la rivoluzione e uccidono il re per mettere al suo posto un imperatore, dopo di che trattano noi altri europei come scolaretti di fronte alle loro lezioni di storia, di filosofia e di politica).
Dunque, più forte la Uisp abruzzese e nazionale, più forte Alberico Di Cecco degli attacchi al bazooka di un personaggio che non si rassegna ad essere passato dal ruolo di delatore squalificante a plurisqualificato portafortuna (nel senso che più attacca la gente, più questa ha successo); e tra i meritevoli aggiungo anche Massimo Faleo, foggiano a sua volta organizzatore di maratone dalle sue parti, che a Pescara è stato magna pars istituendo un rapporto stabile tra gli organizzatori e il Club Supermarathon (di cui ben 110 associati sono venuti in Abruzzo); e come antipasto ha allestito, il sabato, una “50 km sulla sabbia” con 45 arrivati, 10 dei quali hanno poi fatto doppietta la domenica mattina. (In fondo il resoconto)
La manifestazione del 18 ottobre (col suo antefatto del 17) si è distinta anche per il raro tempismo di essere stata cotta e mangiata poche ore prima del nuovo DPCM che, chissà chi lo sa, dice e non dice che presto non si potrà correre, o forse non si può già più (aspettiamo le circolari esplicative che ci diranno se andare agli 8 a km in maratona è jogging, marcia o camminata, da fare in maschera o in topless, in 6 a tavola o in 200 al palasport, contattando sì o no la bellona che fatica a respirare sotto sforzo).
Intanto, come quando si dice che uno è morto e gli si allunga la vita, così gli iettatori alla rovescia iettano sé stessi e spandono su Pescara quel delizioso profumo di pini appena umidi che, durante la gara, si sentiva al confine con Montesilvano (terra d’origine di Dean Martin, alias Dino Paolo Crocetti, come recita il segnale stradale che per noi coincideva coi km 14, 25 e 36).
La maratona di Pescara affonda le sue radici tanto lontano che gli stessi organizzatori odierni non sanno darle un numero preciso: il sito ufficiale parla di 15^ oppure 16^ edizione, ma se discendo al 2016 della mia partecipazione precedente, trovo che anche allora era chiamata 15^ edizione, e infatti in qualche sito si legge che quella del 2019 era stata la 19^ edizione. Senza dire che, nei tempi eroici, quando si girava l’Italia per correre una maratona con tutti i crismi e non le si costruivano nel proprio pied-à-terre, da queste parti esisteva una “Maratona di Spoltore”, appena a monte del capoluogo. Cercansi topi d’archivio che consultino emeroteche e memorie private onde ridare a Pescara tutte le sue maratone.
Dunque, Pescara si è animata di circa 900 partecipanti (domenica mattina è stata svolta anche una 10 km per pattinatori a rotelle, con 65 atleti), e dei relativi familiari, che hanno dato una discreta boccata d’ossigeno alla ricettività locale.
http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/6612-maratona-di-pescara-arriva-la-zampata.html
Curiosamente, se nella settimana precedente si cercava un hotel attraverso i soliti canali, ti rispondevano che era tutto esaurito! (il trucco era che il buon Faleo aveva fermato dieci alberghi, tutti collocati fra il ritrovo e l’avveniristica stazione FS – in dieci minuti si andava dall’uno all’altro estremo). A me è toccato (distribuzione made by Faleo) un tre stelle che poteva valerne anche 4, dove la padrona dopo la colazione di ciascuno disinfettava addirittura la sedia dove c’eravamo seduti (“poi – diceva mestamente – andate nel corso e verso la spiaggia e vedrete quanti giovanotti in allegra promiscuità senza mascherine” ecc.). E che non ha avuto difficoltà a lasciarmi la camera fin dopo le 14,30 per la doccia.
Prezzo d’iscrizione veramente esiguo (vogliamo dire, un terzo che a Venezia, dove stanno cercando di incamerare la quota pagata in cambio di una gara virtuale e di una medaglia che comunque gli organizzatori dovrebbero buttare), pacco gara più che discreto, in due consegne prima e dopo la corsa: tra i vini e la maglietta spuntava anche una mascherina griffata (chissà se il nuovo DPCM la considera valida, dato che dopo 5 giorni dal precedente decreto, l’articolo 1, comma I, punto c ha abolito le “mascherine di comunità” imponendo al loro posto “i dispositivi di protezione delle vie respiratorie”: si chiederebbe uno, anche le sciarpe e gli scaldacollo?!).
Partenze scaglionate, pochi minuti dopo le 9, per gruppi di 50 secondo il numero di pettorale: i miei amici sposi inseparabili Alessandro e Simona erano spietatamente separati di 4 gruppi, col risultato che lui ha voluto aspettare lei un km dopo il via e, pur arrivando insieme (anche al sottoscritto, in posa provocatoria), in classifica si trova oltre 3 minuti indietro!
Strade perfettamente chiuse al traffico, con abbondante sorveglianza di vigili urbani a tutti gli incroci; ristori ogni 5 km, con bottiglie d’acqua fresca sigillate, barrette e gel energetici (che io mi facevo sempre aprire dagli addetti perché da solo non ci riuscivo); controllo chip nei punti strategici cosicché nessuno ha tagliato, e misurazione direi abbastanza precisa. Al traguardo, ristoro finale consegnato in un sacchetto, che alla solita fornitura aggiungeva un tenero panino alla mortadella e una banana. Premiazioni spartane ma reali: è toccato salire sul podio pure a me per ricevere un pacchetto molto superiore ai miei meriti da Vito Piero Ancora, il primo maratoneta italiano a tagliare il traguardo delle mille.
Del resto, l’avant indree di Montesilvano ha consentito per tre volte in su e tre volte in giù di salutarci tra amici: ovviamente la personale esperienza riguarda quelli più o meno al mio digradante livello atletico, dal quale ormai sono irraggiungibili lo psichiatra Franco Scarpa (2° della sua categoria in 3.51), il pratese Leandro Pelagalli (1° della mia categoria in 4.13), Luciano Bigi past president (che a San Marino mi aveva doppiato, oggi mi dà solo mezz’ora…), e quel ragazzone figlio d’arte di Maurito Malavasi (4.06 sebbene alla fine si fosse messo a camminare). Stavolta mi ha battuto perfino suo padre Paolino (4.40), mentre mi sono scusato per avere quasi affiancato il fananese Mauro Gambaiani, di ben altra statura tecnica ma che il giorno prima aveva corso i 50 km (anche di lui mi sono servito per farmi aprire i croccantini; e intanto commemoravamo suo nonno, che forse era custode nel collegio dove io licealino ero rinchiuso, agli anni Sessanta, insieme al futuro sindaco di Fanano “Bobby Charlton” Passini).
Mi sono preso invece una rivincita sul maresciallo bombardiere Lorenzo Gemma, che a San Marino mi aveva lasciato indietro, a Francesco Capecci (auspicato organizzatore di una prossima maratona sulla sabbia a S. Benedetto del Tronto), che mi aveva battuto negli ultimi km della Pescara 2016, e all’avvocato Paolo Reali, con cui scambiavamo pareri sul dubbio valore legale dei DPCM e delle “ordinanze contingibili”, e ad ogni giravolta il saluto era “ci vediamo in Cassazione!”. E non poteva mancare un saluto, giro dopo giro, con l’affettuosa Carlotta Gavazzeni e “ol sindic” Marco Simonazzi, che come a San Marino stavano nelle retrovie ma non sono arrivati ultimi.
Fuori programma, mi raggiunge e accompagna in bicicletta per qualche km Leonardo Manfrini, già bibliotecario all’università di Bologna e pensionato da pochi mesi, qui nella terra dei Padri. Insieme corremmo un Passatore, qualche lustro fa; ora pratica solo ciclismo perché lo appaga di più, ma ha l’iscrizione alla maratona di Bologna 2020 e, se-quando la faranno, tornerà all’antico amore.
Insomma, come splendidamente recita il nastro della medaglia (qui ricostruito da quel maestro del fotoshop di Roberto Mandelli): “Abbiamo corso sui terrazzi, abbiamo corso intorno casa. OTTOBRE 2020. Abbiamo corso perché correre è speranza”.
Ci contageremo? Non credo per questo. Piuttosto per il viaggio in treno, dove nessuno rispetta i sensi unici di salita e discesa né sulle carrozze né ai sottopassaggi delle stazioni, dove il riempimento all’80% dei regionali non è controllato da nessuno (sono otto mesi-Covid che faccio su e giù tra Modena e Bologna: mai visto un controllore; salute a parte, mi sa che molta gente abbia smesso di comprare i biglietti). “E’ necessario che tutti ci aiutano”, ha sentenziato a sera il commissario governativo Arcuri: speriamo che lui se la cava, come nelle forniture di banchi scolastici; ma sarebbe preferibile trovarsi sul lungomare di Porto Cesareo con Manuela.
Sportivamente parlando, io credo invece che dopo Pescara, contagiosa più che mai, sia emersa la voglia di correre e di “contatto” (non fisico, ma sociale, che nessun politico ci potrà mai togliere).
Ecco infine, passatomi in anteprima da Faleo, l’ordine d’arrivo dei primi alla Ultra Beach Pescara 17.10.2020 (circuito di km 5 da ripetere 10 volte per la km 50 e 8 volte e mezzo per la maratona; 22 gradi alla partenza, 17 alla fine, verso sera). Ecco le foto
http://podisti.net/index.php/component/k2/item/6615-17-10-2020-pescara-pe-ultra-beach-pescara.html
Classifica km 50 maschile
1 Nocera Matteo sm 40 asd Napoli nord marathon 4h16m02s
2 Di Paolo Sebastiano sm 45 Esercito 62 Reggimento Fante 4h29m00s
2 Margiotta Secondo sm 50 Esercito 62 Reggimento Fante 4h29m00s
50 km femminile
1 Grilli Paola sf 60 Amici della fatica Cesena 6h03m00s
Maratona maschile
1 Firmani Mauro sm 60 Marathon Truppen 4h02m00s
2 Lamacchia Adriano sm 50 be different be ultra 4h06m00s
3 Marchi Massimiliano sm 45 apd Amatori atletica Vesuvio Napoli 4h18m00s
Maratona femminile
1 Cifali Elena Rita sf 45 Esercito 62 Reggimento Fante 4h49m50s
2 Marzoli Rita Maria sf 45 run card 4h58m00s
3 Matone Anna Maria sf 40 Marathon Minervino 5h13m00s
Arrivati in tutto 45, da 12 regioni: l’ultimo è stato il presidente del Club Supermarathon Paolo Francesco Gino, sm 55, Atletica Castellania Gozzano, con 6h58m00s: che il giorno dopo ha poi ultimato la maratona in 5.53.
Da notare anche il successo di Mauro Firmani, inappuntabile organizzatore della ecomaratona di Castelfusano, che domenica era poi sul luogo della nostra fatica a incoraggiarci, al pari della sua pupilla, la bellissima campionessa di ultramaratona Eleonora Corradini (il cui padre ha corso i 42 km).
E a proposito di supermaratoneti aggiungo, su segnalazione di Raffaele Luciano, l'annuncio che Domenico Martino ha concluso la sua 250 maratona. Dal timore per le lunghe distanze, con il rifiuto di partecipare alla Maratona di Roma, alle ultramaratone e al traguardo tagliato ieri, di chilometri ne sono passati tanti sotto le scarpe di Domenico: una Nove Colli (202km) una ventina di 100 km, qualche 24 ore, alcune 100 miglia, qualche 12 ore, molte 6 ore e tantissime maratone corse in ogni angolo d’Italia con puntate anche all’estero. Alle quali si aggiungono tante gare su distanze inferiori e la partecipazione ad iniziative ludiche e benefiche. Non sono mancati i trofei conquistati e i titoli ottenuti, Domenico è stato tra l’altro Campione Italiano nella 24 ore due anni fa. Numeri a parte quello che va apprezzato è lo spirito con il quale Domenico interpreta questa passione: una sorprendente leggerezza che unita alla sua simpatia e al suo carattere gioviale ne fa un’icona del podismo italiano. Conosciuto ad ogni latitudine podistica, anima le gare alle quali partecipa con la sua allegria e il suo sorriso. A Domenico va riconosciuto il merito di aver avvicinato alla corsa tante persone, alle quali racconta con una innaturale semplicità le sue avventure sportive. Non si può non volergli bene e proprio per questo gli organizzatori della Maratona D’Annunziana hanno organizzato una mega festa per tributargli un riconoscimento per questo traguardo importante. Alberico Di Cecco, Massimo Faleo, Paolo Gino, Roberto Paoletti e tantissimi amici ultramaratoneti e semplici atleti si sono idealmente stretti a Domenico in un abbraccio, che testimonia anche un invito a continuare ad essere il Folletto del podismo che tutti apprezzano e stimano.
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1 commento
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Lunedì, 19 Ottobre 2020 15:55
inviato da Massimo cortella
Ho provato chiamarti più volte sul percorso . Fabiooooooo fabioooooo ma niente eri troppo concentrato.
R. Non ti ho riconosciuto, quanti anni sono passati! Potevi darmi una pacca (sul gomito...) quando mi hai doppiato! [F. M.]
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