Orzinuovi (BS), Bossoni Half Marathon: “ripartiamo” sulle ali di una farfalla
9 maggio – Programmata per il 29 marzo 2020, e rinviata per le note ragioni, questa maratonina ha trovato la forza di ripartire dopo 400 giorni (come è stampato sulla maglietta e si desume anche dalla caratteristica medaglia in legno, nella foto 24 del servizio assemblato come sempre dal brianzolo Roberto Mandelli). Ed ha avuto un successo che per l’ennesima volta testimonia la voglia di sport che non ci ha mai abbandonato, e sarebbe pure un’ottima medicina per il nostro Paese malato (non solo di Covid).
Quasi 700 iscritti (quaranta in più dell’ultima edizione 2019), 619 arrivati per una gara competitiva nelle campagne attorno a un paese di nemmeno 12mila abitanti sono cifre stupefacenti: partecipanti non solo lombardi, ma veneti, trentini, emiliano-romagnoli (in partenza mi è capitato di conversare persino con un concorrente di origini argentine, ex lanciatore di peso, che ora produce vino sulle colline modenesi).
Dalla Romagna vengono i primi due della classifica assoluta, entrambi freschi trentenni: Giacomo Pensalfini (Edera Forlì, la società del leggendario Sergio Tampieri fondatore del Club Supermarathon Italia), vincitore in 1h10:48, e Ismail El Haissoufi (Atl. Rimini nord - Santarcangelo), giunto a 47”, appena 2 secondi (che nel real time si riducono ad uno soltanto) davanti al trentottenne bresciano Fabio Gala.
Tripletta in campo femminile, invece, per la vicina Atletica Paratico, che si appresta a ospitare il campionato italiano dei 10 km e qui ha riempito il podio con Eva Grisoni (1:23:07), Loretta Bettin (a un minuto) e Simona Angelini a tre minuti. Da Paratico viene anche l’ultimo maschio classificato, Gregorio Spanu, classe 1943, unico della categoria F 75, che ha concluso in 2:54, pressoché a spalla con le due ultime signore, entrambe del ’59 (nella foto 7 vedete l’ultimissima).
Va precisato che la classifica mette insieme, dopo il paziente assemblaggio dei cronometristi Fidal (che vedete in azione sul traguardo nella foto 9), gli esiti ‘sparpagliati’ delle tre distinte partenze nell’arco di 10 minuti, a gruppi di 250, con mantenimento delle distanze e mascherine per i primi 500 metri: giocoforza, a stabilire i tempi individuali ha provveduto il chip, ma la graduatoria ufficiale è data dal ‘gun time’ (beninteso, ognuno secondo l’ora dello sparo del suo gruppo), senza tener conto dei ritardi causati dal distanziamento; capita così di vedere delle inversioni tra classifica e tempo effettivo individuale: per esempio, l’11° ha impiegato meno tempo del 10°, il 15° meno del 14°, e così via. Il mio debole parere (per dirla con Renzo Tramaglino) sarebbe che, specialmente in tempi di corse quasi a cronometro come gli attuali, sarebbe opportuno basarsi solo sul real-time; ma è una discussione che va avanti da anni, e vede l’Italia come roccaforte del gun-time che quasi tutto il mondo ha abbandonato nelle corse di massa.
Torniamo dunque al fascino di questa maratonina (purtroppo, ma necessariamente, privata del contorno della tradizionale Family Run): di fronte a un costo primo di iscrizione di 18 euro (aggiungendo ovviamente la convalida degli iscritti 2020), portato a 25 nelle ultime settimane, si riceveva una maglietta e un doppio pacco gara di natura alimentare (foto 25), cui andava aggiunto il centinaio abbondante di premi, sia assoluti sia per le categorie Fidal (dai tre ai cinque premi per ciascuna).
Parcheggi gratuiti molto comodi, nei pressi dello slargo in cui era sistemato un buon numero di toilette mobili, permettevano di accedere alla bella piazza centrale, estremo avamposto del Leone di San Marco a fronteggiare, in età rinascimentale, i milanesi attestati appena di là dell’Oglio, a Soncino (non lontano da qui è Maclodio, teatro della sanguinosa battaglia fratricida immortalata dal “Conte di Carmagnola” manzoniano).
Le norme vigenti impediscono spogliatoi e docce, ci si accontenta delle sedie nei tanti déhors della zona; c’è comunque un deposito borse custodito, proprio di fianco alla partenza-arrivo.Il giro è disegnato come le ali di una farfalla: primi 9 km in direzione sud-ovest, verso l’Oglio e i secolari ‘nemici’ viscontei, su stradicciole deserte e in parte dedicate al cicloturismo. Ogni tanto, dalla campagna gradevolmente assolata, emerge una cascina o un “fenile” dal nome curioso (Rubagotti, Morstabilini…), o un’antica abbazia medievale, addirittura un piccolo duomo con tanto di cupola.
Verso il decimo km, finita di disegnare la prima “ala”, si rientra a Orzinuovi, ripartendone questa volta in direzione est, per 3-4 km lungo uno stradone con qualche auto che cautelosamente ci sorpassa, poi di nuovo a sud, per una “via dell’Abbazia” che ci porta al km 15 di Coniolo. Da qui si affronta l’ultima diagonale, verso nord-ovest che di nuovo ci conduce nel capoluogo, tagliando il traguardo in senso opposto rispetto alla partenza. Ristori puntuali ogni 5 km (acqua fresca e soffici dolcetti sbrisoloni), incroci ottimamente sorvegliati lungo un percorso che a un emiliano come Angelo Giaroli (foto 17) ricorda le estinte maratonine reggiane attorno a Correggio o Novellara o Reggiolo.
Sul tutto vigila in persona il neo sindaco del comune e neo-senatore Gian Pietro Maffoni, eletto nelle file del partito che orgogliosamente rivendica di sedere sui banchi del torto perché quelli della ragione sono troppo (e malamente) occupati; su altro fronte, è comunque erede di quella classe politica orceana che annovera persone venerate come Fermo “Mino” Martinazzoli, ministro della Giustizia e ultimo segretario di un glorioso partito ridotto a Titanic dagli iceberg di una certa magistratura politicamente corretta.
Nostalgie e distinzioni a parte, il sindaco attuale onora le sue convinzioni politiche dando pieno avallo a una manifestazione che (oltre tutto) riempie gli spazi all’aperto dei bar e ristoranti della cittadina.
Dopo la premiazione, resa effervescente dagli speaker di Radio DJ (secondo i quali, Orzinuovi è il posto più citato ogni giorno dalla loro emittente), pranzo a pochi passi dalla piazza centrale, annaffiando gli squisiti piatti locali con una birra ai sei cereali di produzione indigena; e resta un po' di voglia per concludere la giornata visitando i dintorni, Villachiara, Borgo San Giacomo (ma era più bello l’antico nome di “Gabiano”), Quinzano.
Senza la gara di Orzinuovi , non sarei mai venuto da queste parti: come si voleva dimostrare, la “ripartenza” dell’Italia poggia anche sul nostro sport.
Servizio di Franco Bragagna su Rai Sport (dal sito dell'organizzazione)
https://www.facebook.com/BossoniHalfMarathon2018/videos/283226403498287/
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